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Attualità

PAESE DI DURI

MANIGLIO BOTTI - 19/07/2019

rackete-mazzacurati Non ricordo più chi fosse – forse Mussolini cui non difettava certo la battuta acre – a dire che non è difficile governare il popolo italiano: è inutile.

 Le contraddizioni che si vivono ogni giorno che passa sono sotto gli occhi di tutti. A cominciare dal problema dei migranti, degli extracomunitari, dei poveracci stremati che approdano sulle nostre coste. Sembra essere il problema dei problemi o almeno tale – come si usa dire – viene percepito. Mentre ogni statistica, ogni indagine ufficiale nega che sia in atto un’invasione e annuncia invece che altri Paesi o sono più ospitali o più invasi del nostro.

 Se fino a qualche anno fa l’isola di Lampedusa veniva considerata degna di essere insignita del premio Nobel per la pace per la sua opera di accoglienza nei confronti dei migranti – e v’è buona ragione che lo debba essere ancora oggi – hanno destato una certa impressione le turpi offese lanciate all’indirizzo della capitana Carola Rackete della nave dell’ong Sea Watch nel momento in cui, dopo giorni di attesa, sbarcava a forza sull’isola italiana il suo carico di quaranta disperati in fuga dalla Libia. Sembra che l’erinni che pronunciava le invettive fosse una militante leghista la quale – lo diciamo del tutto occasionalmente – magari s’è sentita autorizzata a intervenire sullo slancio, sulle prese di posizione e sulla base di alcune dichiarazioni di esponenti del nostro governo, non certo benevole nei confronti della capitana Carola. Le riprese televisive di quelle invettive hanno fatto il giro del mondo, ponendo qualche dubbio sull’assunto “italiani brava gente” che ha sempre caratterizzato il nostro popolo composto anche da marinai, mandolinisti, poeti eccetera.

 È evidente che il detto è un luogo comune, privo di verità e di sostanza, così come lo squallore di quelle invettive non rappresenta di sicuro la parte di un tutto nazionale.

 All’opposto di quanto accadde qualche tempo fa a Rimini e sulla riviera romagnola. Ci fu – allora – un giro di vite contro i vu’ cumprà sollecitato dai commercianti locali i quali vedevano insidiate le loro regolari attività dalle folte presenze di ragazzi di colore che stazionavano sui marciapiedi, sottoponendo ai turisti merci e prodotti dai marchi naturalmente contraffatti (borse Vuitton, occhiali Ray Ban, magliette Lacoste…).

 Bastò una qualche minima intemperanza della polizia locale verso i vu’ cumprà, e la protesta si trasformò in breve in sostegno e simpatia… Tant’è che qualche sera dopo, sollecitata proprio da qualche associazione di commercianti, si svolse una fiaccolata con la quale si manifestava solidarietà ai venditori clandestini.

 L’Italia è un Paese strano. Non è detto che certe “cattiverie” di oggi – diffuse a piene mani anche e soprattutto sui social siano destinate sempre a peggiorare e a procurare, come sembra, consenso politico. I sondaggi – ce lo insegnano certi esiti di un recente passato – sono eterei, volatili.

 Non è necessario, come pure è capitato di leggere, fare memoria della caduta di Benito Mussolini e dello scempio di piazzale Loreto. Come se a odio debbano aggiungersi odi e vendette.

 I sentimenti della maggioranza – non è proprio il caso di farsi ingannare da presunti totalitarismi e dall’astioso confronto tra buonisti e cattivisti – possono cambiare in fretta, a volte basta un po’ di buon senso, e di serenità. In questo sì, viene da dire che siamo proprio italiani.

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