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Ambiente

NUOVE ANTENNE

ARTURO BORTOLUZZI - 19/07/2019

antenneQuando viene posizionato un nuovo palo o un traliccio per una migliore trasmissione dei dati ovvero delle comunicazioni telefoniche vicino a un centro abitato, subito i cittadini interessati manifestano la propria preoccupazione perché temono gli effetti delle onde elettromagnetiche prodotte. Cercano di opporsi il più possibile ma molto spesso non riescono a trovare successo nella propria azione.

Manca certezza, al momento, tanto che tutte le imprese che gestiscono le comunicazioni si sono rivolte al Tar per porre la risoluzione di un evidente conflitto fra la normativa europea e quella nazionale.

Sia la legislazione nazionale sia quella dell’Unione europea garantiscono la massima tutela al diritto di comunicazione. La normativa europea in materia di reti e servizi di comunicazione elettronica prevede che si mantenga l’integrità della rete, come pure la continuità e la qualità del servizio, in modo tale da assicurare l’effettività del diritto in capo a tutti gli utenti omogeneamente su tutto il territorio dell’Unione europea. La disciplina europea tutela il diritto all’informazione dei cittadini e quello del cittadino di effettuare e ricevere chiamate telefoniche (e comunicazioni di dati) in ogni luogo, senza, quindi, limitazioni di carattere spaziale-territoriale. In tale diritto è ricompresa, anche se come contenuto accessorio, la facoltà di poter chiamare gratuitamente i numeri d’emergenza e in particolare il numero d’emergenza unico europeo a partire da qualsiasi apparecchio telefonico e di essere localizzati, anche senza comunicare, in situazioni in cui fosse necessario per la tutela della propria vita o della sicurezza anche altrui.

Attualmente la legge italiana consente però, alle amministrazioni preposte al corretto governo del territorio, di limitare la posizionatura di antenne e similari per garantire la tutela di svariati diritti che non possono, anche per costituzione, essere oltraggiati.

Questo modo di atteggiarsi della legislazione nazionale è stato quindi recentemente valutato dal Consiglio di Stato che si è espresso in materia con l’ordinanza n. 2033/2019, la quale dice che deve essere rimessa alla Corte di giustizia Ue la questione se il diritto dell’Unione europea osti a una normativa nazionale (come quella di cui all’articolo 8, comma 6, legge 22 febbraio 2001. n. 36) intesa e applicata nel senso di consentire alle singole Amministrazioni locali criteri localizzativi degli impianti di telefonia mobile, anche espressi sotto forma di divieto, quali il divieto di collocare antenne in determinate aree ovvero ad una determinata distanza da edifici appartenenti ad una data tipologia.

Stante tutto ciò ho chiesto al sindaco di sospendere la posizionatura di nuove antenne in attesa di una decisione da parte della Corte di giustizia Ue e di, eventualmente, contrastare quelle antenne che non rispettassero quanto stabilirà la Corte stessa.

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