Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Il Mohicano

VOTI ALLA LEGA

ROCCO CORDI' - 26/07/2019

Il voto alla Lega dei varesini (1985-2019): al termine del viaggio sul voto dei varesini alle Europee http://www.rmfonline.it/?p=42503 ci soffermiamo su tutti i consensi ottenuti dal Carroccio. Un passaggio obbligato visto che Varese è la città in cui la Lega è nata e cresciuta, il Comune dove ha governato, da sola o in compagnia, per oltre un ventennio, ma senza lasciare traccia di cambiamenti più o meno epocali.

Sono trascorsi 35 anni da quando a Varese Umberto Bossi, con un gruppo ristrettissimo e fidatissimo di amici, si presentò dal notaio Franca Bellorini per costituire ufficialmente la Lega Lombarda. Era il 12 aprile 1984, ma l’anniversario è stato rapidamente rimosso dal calendario padano. Forse perché ricordare l’evento avrebbe disturbato il nuovo padre-padrone che, lasciati alle spalle gli angusti confini della Padania, si è lanciato alla conquista dell’Italia tutta. Ivi compresa quella parte – secondo la propaganda leghista dei bei tempi andati – abituata a vivere a sbafo sfruttando la gallina nordista dalle uova d’oro e costringendo al silenzio il povero somaro lombardo (“Paga e tas!”), mutazioni fruttuose e perciò al momento indiscutibili, anche se, in questi giorni, l’ala dura del lombardo-veneto appare piuttosto nervosa e particolarmente critica.

Ma dai primi e incerti passi di Unolpa, Unione nord occidentale laghi per l’autonomia (madre e padre di quella che poco dopo si sarebbe chiamata Lega Lombarda) a oggi, acqua sotto i ponti del grande fiume prediletto o nei laghi prealpini ne è passata tanta. E pure le idee passano, ma qualcosa rimane.

Fu così che dopo l’autonomia dei laghi venne l’etno-nazionalismo lombardo, poi l’indipendenza della Padania (regione immaginaria estendibile a seconda delle convenienze elettorali), edulcorata – una volta giunti al governo – nel federalismo fiscale e infine, oplà, il sovranismo nazionalista italico.

“Evoluzioni” piegate agli interessi del momento con estrema disinvoltura. Come, ad esempio, la politica delle alleanze: dal “faremo da soli”, al “mai con gli ex”, all’approdo nel centrodestra.

Era il 1994 quando dopo una lunga e aspra campagna, con un Bossi tuonante contro “il mafioso di Arcore” (Berlusconi) e la “porcilaia fascista” (An di Fini), si trovarono tutti insieme appassionatamente per sottoscrivere un patto di ferro durato fino alle “politiche” svolte appena un anno fa! Oppure come le miracolose “conversioni” pseudo-religiose che li ha fatti passare dai riti e matrimoni celtici, all’ampolla del Dio Po, all’invocazione della Madonna con tanto di sventolio del Rosario. Sempre con disinvoltura come il passaggio all’interno da un padre padrone all’altro, con il fugace intermezzo di Maroni rimasto con la scopa in mano, come nel ballo di moda un tempo tra adolescenti.

Per non parlare poi dei silenzi sulla questione morale. Proprio loro che hanno campato di rendita con “Roma ladrona, la Lega non perdona” e che, ai tempi di Tangentopoli, agitavano il cappio in Parlamento e invocavano la forca per i corrotti! Poi all’improvviso zitti e… mosca. A partire dall’episodio delle tangenti Montedison (tutta colpa, secondo Bossi di quel “pirla” di Patelli).

 In effetti rispetto alle funambolica creatività di Belsito e dei tesorieri odierni, quello di allora era una mammoletta. Basta ricordare la sequenza infinita di fatti e misfatti emersi dallo scandalo The family (con Bossi condannato!) o alla vicenda dei 49 milioni da rimborsare allo Stato, o ai casi Siri, Rixi, Arata, fino alla intricata vicenda moscovita o, tanto per restare vicini, quella legnanese e dintorni.

 Così come sui nemici da combattere e battere. Prima vennero i terroni, i più temibili al punto che Bossi ebbe a dire “Meglio i negri che i terroni”, poi a seguire gli albanesi, i rumeni, i cinesi, i turchi e via aggredendo fino alle campagne di odio etnico-religioso contro i musulmani. Tutti nemici “esterni” causa principale di tutte le disgrazie padane.

A volte però si cambia. Come negli ultimi tempi quando d’un tratto e per mera convenienza elettorale spariscono le vecchie accuse contro i sudisti (o sudici nel linguaggio colto alla Borghezio) e, come per incanto, la loro connaturata vocazione parassitaria o poca voglia di lavorare si trasforma in virtù elettorale.

Se poi negli ultimi tempi i nuovi nemici si chiamano Euro, Ue e Ong, nessuno si faccia illusioni: immigrati e sicurezza restano i cavalli di battaglia “vincenti”.

Tutto questo è stata ed è la Lega. Commetteremmo però un gravissimo errore se ci fermassimo qui, senza interrogarci sulle cause vere che le hanno consentito un ampio consenso elettorale e le cui motivazioni di fondo non vanno certo ricercate nella bontà dei programmi o nelle strategie, peraltro mutevoli. Un tema questo che meriterebbe una trattazione più approfondita, ma che per ragioni di spazio qui possiamo solo accennare.

Nelle indicazioni dei risultati elettorali conseguiti si può riassumere la storia elettorale della Lega a Varese, dall’esordio (comunali 1985) alle ultime elezioni (Europee 2019). Il voto dei varesini alla Lega, come per gran parte degli elettori del nord, trova origine fondamentalmente nel malessere sociale prodotto dai giganteschi mutamenti economici che, a partire dagli anni “80, hanno progressivamente spazzato via, particolarmente qui nella provincia tra le più ricche d’Italia, le certezze di futuro, le garanzie di reddito, gli equilibri politici e di potere, che fin dal dopoguerra avevano accompagnato una crescita che appariva infinita.

Non si spiegherebbe altrimenti la tumultuosa avanzata che in città, in soli sette anni dal 1985 al 1992, vede la lega Lombarda balzare dal 3 al 37,3%, in voti da 1.831 voti a 22.654!). Era l’ultima volta che si votava con il sistema proporzionale.

Un successo straordinario che, in Consiglio Comunale, si materializza con il passaggio da un solo consigliere (la cui unica originalità consisteva nel fare interventi in dialetto) alla nomina a Sindaco del leghista Fassa, resa possibile grazie ad un accordo, non proprio trasparente, con il Pds, erede dimezzato del Pci.

Tra il ‘94 e il ‘95, con altrettanta rapidità, la Lega precipita a poco di11 mila voti cedendo buona parte dei suoi consensi a Forza Italia, il nuovo soggetto politico inventato da Berlusconi e col quale nel maggio 1994 forma il primo governo di centrodestra.

Alle politiche del 1996, successive alla caduta del primo governo Berlusconi, la Lega riconquista circa sei mila voti per poi precipitare di nuovo (Eur 1999). Dal 1999 al 2006 oscilla tra 7 e 8mila voti, per poi raggiungere quasi 9.000 quando alle politiche del 2001 rivince il centrodestra. Risale a 11.515 voti alle politiche del 2008 (IV governo Berlusconi) per poi scivolare di nuovo (europee 2014 e comunali 2016) a poco più di 5.000 voti, il punto più basso della sua storia varesina.

 Nelle ultime consultazioni svoltesi tra il 2018 e il 2019 (Regionali, Politiche, Europee) torna a risalire a quota 14.723, ma il vecchio record del 1992 di 22.654 voti resta imbattuto. A differenza del “non-voto”, da tempo primo partito assoluto e in continua crescita che conta ben 28.000 elettori varesini in attesa di tempi migliori, forse. Allora: Varese città leghista? Sì, ma non più di quanto comunemente si creda.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login