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Attualità

LA SFIDA, LE INCOGNITE

GIUSEPPE ADAMOLI - 13/09/2019

giuramento

Il giuramento di Conte

Che i cicli politici fossero diventati sempre più brevi negli ultimi 25 anni era chiaro e lo ripetevo sempre agli sfiduciati dell’opposizione. Nessuno poteva però prevedere che il successo alle europee avrebbe annebbiato così tanto la vista a Salvini. Eppure, riesaminando adesso i fatti succedutisi qualche segno premonitore esisteva.

Eccone alcuni. Il risultato dei sovranisti in Europa, molto sotto le aspettative, metteva ai margini l’Italia in mano a loro. L’azione di Conte e del ministro Tria in crescente accordo con Bruxelles. Il voto dei grillini a favore di Ursula Von der Leyen meno di due mesi fa. L’ossessione per i migranti che aumentava il consenso per la Lega ma allargava il fossato con il resto del Paese: ciò che anche Di Maio e una parte dei sui dirigenti non capivano o fingevano di non capire.

Sono stati proprio questi i punti di maggiore contatto con il centrosinistra rivelatisi utilissimi come premessa all’accordo di governo. Non mancano vaghezza e ambiguità nel programma, sia chiaro, ma era sconsiderato immaginare il contrario nel precipitare degli eventi.

Le accuse di Salvini e Meloni costituiscono, per converso, il piatto forte del governo. Se non è vero che è nato nelle citatissime “cancellerie europee” è però vero, e per fortuna, che da lì è stato visto bene e questo ci toglierà da un pericolosissimo isolamento dandoci fiato per disinnescare l’Iva e per una manovra leggermente espansiva.

Abbiamo davanti una tremenda sfida data la nostra pesante precarietà economica e sociale aumentata nell’ultimo anno e le incognite sono molte: l’inesperienza di tanti ministri, la tenuta dell’unità del Pd e dei grillini, lo stato dell’amministrazione pubblica sempre trascurato eppure decisivo, il vizio di seminare troppe promesse irrealizzabili.

Su alcuni punti sono fiducioso, il sentimento popolare che appariva fino a ieri dominato dalla martellante propaganda della destra sovranista (con il silenzio o l’appoggio dei Cinquestelle) cambierà sia pure lentamente. I migranti e le navi ONG rimarranno un problema molto serio ma non saranno più l’80% dei titoli dei giornali stampati e online. Conte è immaginifico ed eccessivo quando parla di “nuovo umanesimo” ma indica un terreno su cui lavorare.

Sulle disuguaglianze sociali, così tanto e giustamente evocate,vorrei invece sentire meno suppliche e vedere qualche seria azione agganciata alla salute delle imprese che sono fattori fondamentali di progresso per tutti. Per fare un solo esempio, l’assistenzialismo sarebbe un disastro mentre la riduzione del cuneo fiscale, a vantaggio di lavoratori e imprese, è la strada su cui incamminarsi lasciando la flat tax ai sogni della destra.

C’è una domanda che sovrasta le altre sul piano dei rapporti fra i partiti: questa coalizione diventerà alleanza politica che si estenderà sul territorio? A ben vedere è anche su questa questione che sono maturate le condizioni dello strappo sanguinoso fra Lega e Cinquestelle. Mai un solo accordo nelle città e nelle regioni a dimostrazione di una distanza fra i due elettorati, salvo una parte scambievole.

Il centrosinistra non pretenda però che ci siano automatismi sul piano degli accordi locali. Sono conquiste che necessitano di buona volontà da entrambe le parti e poi di evoluzioni davvero problematiche in tempi brevissimi. Si dimostri che la paura delle elezioni è stata un elemento considerevole ma non predominante e che l’alternativa al sovranismo nazionalista è davvero nella vocazione del nuovo governo.

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