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Ambiente

PROGETTO BRIDGE

ARTURO BORTOLUZZI - 13/09/2019

malpensaGli organi di informazione che hanno affrontato il tema della frequentazione di Malpensa, hanno detto tutti che l’aeroporto ha fatto passi da gigante raggiungendo dei livelli di traffico aereo e di presenza di persone (spesso munite di automobile) che hanno avuto numeri da capogiro.

Questo è un dato che dovrebbe soddisfarmi ovvero preoccuparmi? Come cittadino ciò mi rende inquieto e molto. Questo è quanto Sea e, soprattutto, le pubbliche istituzioni competenti, dovevano impedire per rispetto della popolazione che vive nell’area dell’aeroporto. Sea non può comportarsi come una qualunque società privata (che bada a raggiungere solo il maggior profitto), ma come un ente privato la cui maggioranza è gestita da enti pubblici (Comune di Milano e Regione Lombardia). Queste d’altra parte non possono fare finta di niente e lasciar che Sea agisca di testa propria.

Proprio per questo, come Associazione che rappresento, avevo scritto due lettere al sindaco del comune di Milano che è l’ente pubblico con la maggior quota di proprietà dello scalo. Mai ho avuto un riscontro, malgrado anche il Difensore civico regionale abbia scritto al medesimo sindaco chiedendo di rispondermi.

Questo comportamento è fortemente criticabile. Non è possibile scaricare sull’area dello scalo le problematiche di cui soffre Milano quando Malpensa si trova già in una condizione di sofferenza dal punto di vista ambientale. Di ciò il comune di Milano non può non tener conto prendendo le proprie decisioni.

Consentire che un’area già fortemente inquinata abbia un maggior numero di automobili circolanti e un più consistente traffico aereo, è un’azione che ritengo senza senso. La Regione Lombardia stessa sarebbe, secondo me, dovuta intervenire spalmando in più aeroporti il traffico di quello di Linate facendo in modo di non peggiorare le condizioni ambientali dell’area Malpensa in una situazione già critica. Assumere una decisione come quella presa dal Comune di Milano (operazione Bridge) rappresenta un non senso per noi che viviamo i danni del territorio.

Con una nuova lettera Amici della Terra Varese ha nuovamente scritto al Presidente della Regione Lombardia e per conoscenza al Sindaco del Comune di Milano per aver ancora chiarimenti. Ho chiesto che la Regione Lombardia si muova urbanisticamente perché si possano regolare una volta per tutte le attività ammissibili in un’area che comprende Malpensa che non può, come ora, essere lasciata sola.

Non si può consentire che si usino (come nel caso proprio dell’hub) tutte le pubbliche energie, non per valorizzare l’area, ma, invece, per trattarla come una landa sperduta e abbandonata a se stessa.

Siamo perfettamente d’accordo con Legambiente Gallarate che debba essere ripreso dalla Regione Lombardia un planning molto esteso all’interno di un “piano d’area” dove si possano valutare le proposte provenienti dalla società civile con un loro giudizio non considerato solo in base agli orientamenti politici.

Vorremmo sapere quando la Regione Lombardia intenderà portare avanti il Piano d’area di Malpensa invocato da noi come da una pluralità di enti pubblici e privati.

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