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Opinioni

PRIMA PENSARE

ANTONIO MARTINA - 13/09/2019

likeNel novembre scorso ho scritto alcune righe sul noioso e ripetitivo concetto del fare. Quante volte abbiamo udito l’affermazione: “Noi siamo quelli del fare!”.

 A me è capitato spesso sia camminando per strada sia seduto al bar sorseggiando una bevanda dissetante. Sarà stata la calura estiva! Questo il mio primo pensiero. Poi con razionalità ecco la considerazione di base: ci mancherebbe altro, si tratta di un comportamento elementare che coinvolge ciascuno di noi.

 Allora provo a riproporre alcuni concetti fondamentali. Fare significa forgiare la materia. Il falegname che realizza un tavolo “fa” ma anche un impiegato che gestisce una pratica amministrativa “fa”. Occorrono: regolarità dei processi e la produzione. Il fare implica conoscenza e tecnica, entrambe servono per “realizzare”.

 Con maggiore efficacia, invece, il verbo “agire” significa decidere quale orientamento dare al “fare”, quali delle azioni possibili sono da mettere in campo. Occorrono: regole in continuo adattamento, passaggio dal fare al vedere. Quindi l’agire implica pensiero, visione, regìa, caratteristiche indispensabili per “dare un orientamento al fare”.

 Capisco che al bar sia di maggior presa il “noi siamo quelli del fare” piuttosto che “noi siamo coloro i quali vogliono agire”. Segue una scrollatina di spalle e tutto rimane come prima. Entrambi i verbi prevedono un approccio che dipende dalle caratteristiche delle persone nel mettere in atto le azioni. I comportamenti più frequenti sono quelli della proattività e della reattività. La proattività si riferisce a una modalità anticipatoria, orientata al cambiamento e ad auto-iniziativa. Implica un forte pensiero orientato al futuro. Significa quindi prendere il controllo e far accadere le cose.

 Per meglio comprendere questo comportamento si può anche sostenere che la proattività avvia il cambiamento. La reattività, al contrario, fa riferimento alla capacità di seguire un evento. Pertanto, le persone reagiscono perché un accadimento, una decisione, vengano applicate ed eseguite.

 Essere reattivi significa accorgersi dei cambiamenti quando sono già in atto. L’individuo proattivo, di solito, agisce in uno scenario sufficientemente condiviso, considera il raggiungimento degli obiettivi dichiarati e accettati come un vincolo, conosce l’importanza dei ruoli che interagiscono nella società, ne è rispettoso e si adopera molto per la “crescita” delle altre persone. L’individuo reattivo agisce quando è costretto ad affrontare quei problemi che non può ignorare; non sa pianificare le azioni, ricopre un ruolo nella Società di cui non comprende e non conosce le responsabilità.

Spostando le considerazioni sul versante politico potremmo pensare che gli attuali protagonisti facciano sfoggio di una falsa proattività perché nel loro protagonismo propagandistico, trasmesso tramite i social, si confrontano sul numero dei follower (seguaci) i quali, per definizione, non possono che esprimere giudizi e comportamenti reattivi.

 Ecco quindi indicati due problemi di enorme gravità: il primo riguarda il nostro impegno nel cercare di trasmettere agli altri la necessità di utilizzare più correttamente la gestione delle azioni; non basta semplicemente fare se mancano pensiero, visione, regìa per dare un orientamento al “fare”. Il secondo riguarda il numero dei follower o dei like entrambi indicatori di pensiero superficiale e di comportamento reattivo (quello che non può produrre il cambiamento). Ovviamente il primo problema richiede più tempo e investimenti in contenuti formativi; il secondo (follower e like) dovrebbe indicare, agli utilizzatori, la necessità di saper argomentare di più e meglio.

 Purtroppo le dolenti note proseguono: “noi siamo quelli del fare” viene ripetuto troppo spesso. E mentre continua la propaganda, in strada accoltellano e uccidono un carabiniere. Inoltre, il ministro dell’interno, primo responsabile della sicurezza nazionale (vedi articolo del 12 luglio scorso), consente al figlio di fare un giretto su una moto d’acqua della Polizia di Stato, guidata da un poliziotto…

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