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Cara Varese

PIAZZA DEL MERCATO

PIERFAUSTO VEDANI - 27/09/2019

Quando il mercato si teneva in piazza Repubblica

Quando il mercato si teneva in piazza Repubblica

Idee, progetti nuovi e vecchi “ritoccheranno“ il centro della nostra città e di conseguenza ci saranno ricadute sociali e culturali. Se la crisi economica e finanziaria dell’intero Paese non raggiungerà disastrose dimensioni, nel giro di pochi anni i ritocchi urbanistici saranno prezioso aiuto anche allo sviluppo di attività legate al turismo, alla cultura e a un patrimonio per noi molto importante come l’ambiente.

Modifiche e nuove collocazioni per attività utili alla vita quotidiana tengono oggi banco, le discussioni sono utili, forniscono elementi di giudizio a chi è stato scelto, come democrazia vuole, per guidare la comunità. E chi è all’opposizione può dare rilevanti contributi critici.

Alla formazione di questi importanti pareri partecipano i professionisti, specialisti che operano in vari settori, e i semplici cittadini tra i quali ci sono anche coloro che raccontano la vita dell’intera comunità, cioè noi cronisti.

Sarebbe inaccettabile che dei profani imponessero il loro parere in campi che richiedono una conoscenza specifica, può essere allora utile anche l’apporto di una stampa che raccolga anche pareri e sensazioni nell’ambito della comunità e li offra all’analisi di esperti.

Oggi Varese sembra ribollire per il problema del trasferimento del mercato; se ne parla anche nelle famiglie e a discuterne sono in particolare le donne. Oggetto dei quieti scambi di opinioni in particolare è l’inevitabile rimpicciolimento del mercato se verrà trasferito in piazza Repubblica, ma si valuta pure la possibilità di dividerlo utilizzando aree periferiche.

Ha anche rilievo la delicata questione di una pulizia immediata ed efficace dell’area al termine delle attività. L’utilità del mercato non viene messa in gioco e si coglie l’occasione per sottolineare il buon servizio degli operatori, taluni nordafricani, abili anche a farsi una clientela fissa.

Riandando a una sessantina d’anni or sono i cronisti ricordano una piazza Repubblica che in particolare viveva affollati lunedì per la presenza di bancarelle e soprattutto per flussi di operatori commerciali e agricoli che concludevano affari e discutevano dei problemi del momento. Al popolo del settore agroalimentare si aggiungevano dirigenti e appassionati di calcio, soprattutto del Varese che stava affiorando dai tornei minori. Furono anche queste piccole “radici” di un futuro sportivo strepitoso che avrebbe avuto altri riferimenti in città: il più noto il Caffè Socrate di piazza Monte Grappa che accolse anche tifosi e dirigenti che avevano frequentato il Caffè Firenze.

Di altri periodi di rilievo, come una visita sabauda alla città (Vittorio Emanuele III nel 1923 per inaugurare il monumento del Butti) o cerimonie davanti al monumento ai caduti, piazza della Repubblica non ne ha avuti se non per incursioni di qualche mostra d’arte all’aperto con opere di alto livello o per la realizzazione del complesso delle Corti che avrebbe utilizzato il vasto parcheggio sotterraneo, infine l’apparizione del teatro tenda, l’unica opera di rilievo della lunga e monotona gestione della cittadina.

La piazza ha ospitato eventi in occasione di ricorrenze e di iniziative legate alle stagioni, ma ha visto in genere trascorrere anni e anni prima di non essere considerata solamente una grande area di servizio ma anche una opportunità urbanistica.

La caserma da riconvertire ha infatti messo in moto esperti e cittadini attenti. Si può discutere se l’arrivo del mercato sia una valida scelta urbanistica.

La vicina Como ha valorizzato il centro città con piazze e spazi che lo circondano lasciando il mercato fuori dalle mura; Milano ha cercato il massimo per tutte le aree del cuore urbano. Come a dire che per arrivare allo storico Verziere c’ è parecchia strada.

Qui da noi per piazza Repubblica c’è anche da valutare il singolare fenomeno delle difficoltà dell’attività commerciale che si sono registrate al complesso delle Corti, inizialmente molto attrattivo e nemmeno va dimenticata negli ultimi anni la costante presenza di stranieri che non hanno lavoro: situazioni che indicano criticità socioeconomiche che non hanno avuto rilievo forse perché la piazza è stata proprio sempre considerata come spazio di servizio.

Nemmeno l’efficiente e utilissimo teatro tenda ha mosso le acque, ma finalmente sciogliendo il nodo della caserma si sono dischiuse nuove alternative per la piazza. Ma può sembrare inutile allora mobilitare urbanisti e studenti con già solida specifica cultura se poi si considera opportuno l’insediamento del mercato in un’area davvero preziosa. Che con il mercato alla città può offrire un servizio utile, non determinante però in termini di immagine e di sostanza.

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