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Il punto blu

DONO DI POESIA

DINO AZZALIN - 04/10/2019

palebluedotLa Pale Blue Dot (in italiano pallido punto blu) è una fotografia del pianeta Terra scattata nel 1990 dalla sonda Voyager 1, quando si trovava a sei miliardi di chilometri di distanza. Voyager 1, il cui obiettivo iniziale era il sorvolo di Giove e di Saturno, è la più longeva delle sonde mai costruite dall’uomo. La sua avventura dura da più di quarant’anni, giacché è stata lanciata il 5 settembre 1977 e la sua missione, dopo il passaggio su Saturno nel 1980, è stata estesa, consentendo l’acquisizione di dati relativi alle regioni più esterne del sistema solare. Nell’agosto del 2012, superata l’eliopausa, è stata la prima forma artificiale umana a uscire nello spazio interstellare. Da allora Voyager 1 sta raccogliendo e comunicando informazioni alla NASA alla distanza di quasi 25 miliardi di km dal Sole, risultando l’oggetto fabbricato dall’uomo che si trova più lontano dalla Terra. È previsto che continui a operare fino al 2025, quando il generatore termo elettrico ai radioisotopi smetterà di fornire l’energia necessaria alla navigazione. Poi diventerà anch’essa, ignoto, mistero, enigma.

L’idea di girare la fotocamera della sonda e scattare una foto della Terra dai confini del sistema solare è stata dell’astronomo e divulgatore scientifico Carl Sagan. In seguito il nome della fotografia è stato usato da Sagan anche per il suo libro del 1994 Pale Blue Dot: A Vision of the Human Future in Space. Nel 2001, in un articolo sul sito Space.com, Ray Villard dello Space Telescope Science Institute e Jurrie Van der Woude del Jet Propulsion Laboratory hanno votato la foto come una delle dieci migliori immagini scientifiche dello spazio di tutti i tempi. Ho scelto lo straordinario “punto blu” per parlare su RMFonline di poesia e di letteratura in genere, ritenendo che esplichi al meglio l’intento di questa nuova rubrica, recare testimonianza dell’universo della parola nelle sue accezioni più remote e segrete. Un “punto blu” per fare una luce, seppur pallida, sulla conoscenza del mistero umano attraverso l’inesausta navigazione del verbum. Vedere l’invisibile e udire l’inaudito, secondo il grande poeta francese Arthur Rimbaud, è la meta della poesia. A sostenere l’asserto sono state intere generazioni di poeti che mi piace associare al viaggio della sonda umana più distante dal Mondo, per esemplificare come a volte la Poesia sia ricerca continua di un linguaggio che sappia creare un mondo distante dalle negatività e dalle miserie quotidiane. Provate a farlo anche voi. Quando la realtà sembra avere il sopravvento con i suoi tentacoli avvolgenti, leggete un testo che catturi la vostra attenzione. Ecco che una poesia o una pagina di un saggio o di un romanzo saranno in grado di indurvi a una riflessione così profonda da farvi ri-trovare quel timone indispensabile per cercare la direzione giusta.

Anche Dio esiste perché esiste la parola e alcune persone pensano addirittura che Esso sia un gigantesco patriarca dalla pelle chiara, con una lunga barba bianca, che siede su un trono da qualche parte lassù nel cielo, occupato a registrare il volo di ogni passero. Altri – per esempio Baruch Spinoza e Albert Einstein – lo considerano una somma totale delle leggi fisiche che descrivono l’universo. Non conosco nessuna prova convincente e definitiva che dimostri l’una o l’altra tesi, ma anche nessun’altra che la possa negare. Un qualcosa di “celeste” che controlli i destini umani sembrerebbe ancora meno probabile, ecco perché sarebbe follia negare l’esistenza sia di Dio che delle leggi fisiche. Mi piace pensare allora che la parola sia davvero la più importante prerogativa umana, e non solo perché ci differenzia dagli animali, ma anche perché è il ponte che unisce la materia con l’antimateria, il fiore con il suo profumo, la forma con la sua bellezza, il legame tra chi riceve e chi da. È la mano che accarezza, il sorriso che compare sul viso vecchio di mia madre. Il Dono con la “D” maiuscola come Dio perché la Poesia è una Grazia, che sa offrire davvero questo esitare sempre nel buio dell’Universo, dove, almeno fino a questo momento, come la sonda Voyager ci ha rivelato, è l’unica cosa viva risulta essere la Terra, della quale dobbiamo avere cura, perché è l’unico posto, un pixel del Cosmo, in cui gli uomini, tutti gli uomini, possono o dovrebbero vivere liberi e in pace.

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