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Quella volta che

LA TORRE DI TIFFANY

MAURO DELLA PORTA RAFFO E MASSIMO LODI - 11/10/2019

Audrey Hepburn con Andrea Dotti

Audrey Hepburn con Andrea Dotti

-Caro Mauro, quella volta che Audrey Hepburn…

“Fine anni Settanta, bella giornata estiva, scendo da Velate, arrivo nei pressi della torre, allora più alta d’adesso perché non ancora colpita da un rovinoso crollo. E toh, eccola lì. Lei, proprio lei: Audrey Hepburn. Non mi potevo sbagliare”.

-Che ci faceva a Velate?

“Stava in vacanza”.

-Curiosa scelta, per una celebrità del cinema…

“Assolutamente di routine, a saperne il perché”.

-Ovvero?

“La Hepburn, considerata dai critici la terza miglior attrice del mondo dopo Katharine Hepburn -con cui non era imparentata – e Bette Davis, trascorreva spesso periodi di riposo nella villa del secondo marito, lo psichiatra Andrea Dotti, conosciuto durante una crociera. L’aveva sposato dopo il divorzio da Mel Ferrer. Ebbe da lui anche un figlio, Luca”.

-Da che cosa la riconoscesti?

“Il profilo, l’incedere, la classe. Solo lei sapeva vestirsi con quella signorile grazia: cappello a larghe tese, foulard vaporoso, abito bianco. Leggera, fascinosa, sfolgorante. A far da contrasto, due cani neri. Non saprei dire di che razza: non amo i cani, e dunque me ne disinteresso”.

-Come mai il dottor Dotti scelse Velate?

“Questo non lo so. D’altra parte, com’è noto, il luogo ha sempre sollecitato l’attenzione di gente famosa”.

-Forse il paesaggio, forse l’atmosfera, forse i colori…

“Forse questo e forse altro. Ci sono siti pervasi da una misteriosa magicità”.

-Chissà che Velate, regalate alla Hepburn le tinte forti dei suoi tramonti, non ne abbia ricevuto una tonalità di verde Tiffany…

“Un gioiello cromatico. Di sicuro è custodito nei boschi che ispirarono Guttuso”.

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