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Zic & Zac

DUE FRATELLI

MARCO ZACCHERA - 11/10/2019

seaLa scorsa settimana Carola Rackete, la “capitana” della Sea Watch è stata ricevuta con tutti gli onori al Parlamento Europeo con i deputati in piedi (non tutti) a renderle una “standing ovation”. Eppure Carola ha sottolineato un aspetto che gli illustri parlamentari avevano dimenticato: “ Dove eravate e dove erano i vostri governi quando per più giorni nessun paese europeo ha voluto accogliere almeno una parte dei 53 migranti che avevo a bordo?” Proprio così, come la spazzatura che tutti vogliono venga raccolta. ma nessuno vuole venga smaltita sotto casa l’Europa parla bene ma razzola male. Per esempio più passano i giorni e più gli accordi di Malta – venduti come un grande successo del nuovo governo ”Conte 2”- assomigliano ad una patacca: solo chiacchiere, nulla di scritto, niente di impegnativo per i paesi della UE (molti dei quali hanno già respinto comunque l’ipotesi di accordo), nessun impegno certo dell’Europa.

Intanto da questo mese il traffico in Mediterraneo verso l’Italia è più che raddoppiato.

Vorrei allora raccontarvi una storia, immaginaria ma tremendamente vera

 

C’erano due fratelli in un povero villaggio africano ed entrambi avrebbero voluto emigrare in Europa.

Il primo chiese aiuto a tutto il villaggio, la sua famiglia si indebitò, lui spese metà dei soldi per un “passaggio” su un camion e attraversò il deserto. Per strada gli rubarono il resto, vide gente morire, arrivato in Libia fu spogliato di tutto, pestato, messo mesi a lavorare come uno schiavo poi tentò la traversata dopo fatiche inumane.

Molti suoi compagni di sventura annegarono, lui alla fine arrivò in Italia e si ritrovò in un campo di smistamento dove dovette raccontare storie false per non essere respinto. La sua versione dei fatti era falsa nella forma (nessuno lo minacciava politicamente) ma vera nella sostanza: lui voleva solo scappare dalla miseria e tentare la sua sorte. Alla fine dopo mesi di indagini la verità emerse e formalmente fu espulso (ma per finta, nessuno lo imbarcò su un aereo) e comunque fece ricorso. Presentando il ricorso tutto si fermò, l’anno dopo l’espulsione fu confermata ma lui fece un nuovo ricorso con la speranza che tutto andasse per le lunghe.

Da tre anni adesso è in un limbo senza sapere ancora bene cosa gli succederà.

È disperato e sa che l’unica strada per vivere è stare ai margini della delinquenza: lui non vorrebbe infrangere la legge, ma come campare, dove andare, cosa fare?

L’altro fratello decise invece di fare un’altra strada e raggiunse la capitale del suo paese: aveva qualche indirizzo di amici già arrivati in Europa e cominciò a preparare carte, fare la fila, chiedere visti: teoricamente avrebbe avuto quasi tutto a posto e come suo fratello aveva buona volontà e un titolo di studio. Al villaggio avrebbero fatto una colletta anche a lui per pagargli una “polizza di assicurazione sanitaria di garanzia” (infinitamente meno cara di un viaggio da pagare alla mafia), ma dove farla?

Era disposto a lavorare sodo pur di farsi una nuova vita e aveva messo da parte anche i soldi per il volo. Dopo mesi gli hanno respinto la domanda (però “potrà fare ricorso entro 60 giorni al TAR di competenza”) con un modulo standard,forse anche perché non ha dato una mancia a qualche “agenzia” che lavora per l’ambasciata, eppure lui sarebbe stato anche disposto a prepararsi per il viaggio, studiare la nostra lingua, darsi da fare… Ma gli hanno detto di no: non ci sono quote ufficialmente disponibili. Disperato, adesso è tornato al villaggio.

A suo cugino dirà di tentare la strada dell’altro fratello perché con il nuovo governo gli arrivi nei porti italiani questo mese sono ormai più che raddoppiati, si è riaperta la “via del deserto” dopo mesi che la gente non rischiava più il viaggio perché la strada era chiusa.

La malavita ha ricominciato a fare affari, i “passeur” pure, la macchina degli scafisti è ripartita a pieno regime. Le ONG esultano perché hanno vinto loro, meno male perché adesso siamo tutti più “buoni”…

 

Quale dei due fratelli ha avuto ragione? Vista la conclamata incapacità generale ad investire seriamente nei paesi africani per farli crescere, perché l’Italia e l’Europa non investono almeno qualcosa per preparare dei flussi preparati e controllati “a monte”? Perché non si filtrano le domande alla partenza sulla base delle capacità delle persone con quote certe e controllate? Si continua a guardare con molta demagogia all’ultimo anello della catena ma non a rompere quelli della schiavitù e dello sfruttamento che portano la gente disperata ad imbarcarsi sui baconi.

 Facendo così siamo davvero “più buoni”?

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