Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Editoriale

LEGA E MONDO CATTOLICO

LIVIO GHIRINGHELLI - 31/03/2012

Benedetto XVI e il leader della Lega Umberto Bossi (Ansa/Claudio Peri)

Una constatazione preliminare è d’obbligo: la Lega si è insediata nelle zone bianche, nei collegi elettorali ove un tempo mieteva larghi successi la DC: i temi dell’autonomia e del territorio possono giustificare questa sovrapposizione; s’aggiunga l’attenzione ai problemi quotidiani dell’amministrazione, a certi valori della tradizione non verificati criticamente, bensì ispirati a spicciolo e talora egoistico buon senso (la produzione di senso comune), al tradizionalismo, al pragmatismo. Ma il movimento già preoccupava dal punto di vista religioso ai tempi del dio Po, dell’armamentario neopagano di simboli e miti celtici, delle ampolline d’acqua del Monviso versate a Venezia, con una dirigenza sostanzialmente agnostica e spesso anticlericale (sprezzante ad esempio verso Giovanni Paolo II, Papa “extracomunitario” o i “vescovoni con i crocioni d’oro”). Scarsa risultava l’influenza della Consulta cattolica sulle camicie verdi.

Quindi gli effetti della globalizzazione, l’11 settembre, lo scontro di civiltà hanno fatto riscoprire alla Lega nel cattolicesimo un collante ideologico retrivo, anticonciliare, intollerante verso gli extracomunitari, xenofobo, nel tradimento del messaggio centrale del Vangelo, che è essenzialmente un messaggio universale di carità, estremamente rispettoso della persona e dei suoi inalienabili valori. Alla libertà religiosa e ai diritti delle altre comunità di fede si è sostituita l’intolleranza verso le moschee; il crocifisso è stato inteso come un’arma d’offesa nei confronti dei migranti concepiti come un pericolo per la nostra identità culturale (ma le discriminazioni valgono anche nei rapporti con altre realtà regionali interne, vedi i rapporti Nord-Sud con minacce di secessione). Nessuna disponibilità in tema di solidarietà. Chiaro in questo contesto è stato l’atteggiamento reattivo delle gerarchie ecclesiastiche, onde gli attacchi ai cardinali Martini e Tettamanzi nell’ambito della Diocesi ambrosiana, mentre invece, specie nelle periferie e nelle zone pedemontane, non sono mancati consensi e simpatie di parroci, preoccupati della defezione dei fedeli entro le comunità cristiane.

Tutto questo è stato favorito in tempi di cristianesimo di facciata, d’anagrafe, da una concezione privatistica del Credo, nel senso di una religione fai da te; il binomio pieve e campanile s’è offerto alle tentazioni di un misero egoismo sociale, si è nutrita una ideologia localistica della religione. Non basta la frequenza settimanale della Messa, più in termini di consuetudine accettata senza alcun entusiasmo e partecipazione attiva comunitaria; non basta per qualificare un cattolico, una professione di fede dichiarata, ma che non corrisponde agli adempimenti prescritti dal Vangelo (Matteo, 25, 35 ss.: giudizio finale positivo per chi avrà dato da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, accolto e ospitato i pellegrini, i forestieri, coperto gli ignudi, visitato gli infermi e i carcerati; il Signore: in verità vi dico, ciò che non avete fatto a uno di questi più piccoli, non l’avete fatto a me, onde il castigo eterno). È chiaro che con questo non si vuole affermare che gli appartenenti alla Lega siano tutti o in larga parte coinvolti nel lassismo e seguaci di una sorda conventio ad excludendum nei confronti di chi ha bisogno di solidarietà e siano i soli. Ma la predicazione dei dirigenti è orientata in tal senso. Si può anche passare dall’oratorio alla sezione leghista, ma si impone a tutti noi l’obbligo della coerenza, pena l’esser cattolici solo di nome. Aiutare gli extracomunitari in casa loro pare una soluzione, ma significa accreditare in positivo regimi corrotti, non prendere nota delle tragedie quotidiane che affliggono quelle popolazioni senz’ombra di democrazia e delle persecuzioni conseguenti. Sul piano interno affitti in nero agli stranieri, lavoro senza messa in regola e con trattamenti di mera sopravvivenza, senza dignità, discriminazioni d’ogni genere nel costume.

Allora non è sufficiente pronunciarsi strumentalmente per la difesa della vita, con il no all’aborto e all’eutanasia, per la tutela della famiglia fondata sul matrimonio e la libertà di educazione. Cercare una legittimazione da benpensanti, presentandosi come il partito più cristiano degli altri – vedi recenti affermazioni – , mantenere con ferocia il diritto di cittadinanza legato al sangue, negarsi a una visione veramente cattolica, universale, dei diritti della persona, chiudersi nel principio di un’identità senza respiro, tutto questo è segno di cecità culturale, di un’autodifesa senza sbocchi.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login