Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Parole

MARKETING

MARGHERITA GIROMINI - 25/10/2019

16anniIl voto ai sedicenni è un’idea circolare che si riaffaccia di tanto in tanto nel panorama politico.

A parlarne tra i primi fu Walter Veltroni all’atto della nomina a segretario del Partito Democratico, nel 2007.

La proposta viene rilanciata oggi da Enrico Letta, pochi giorni dopo la manifestazione dei giovani dei “Fridays for Future” del 27 settembre scorso, quelle migliaia di ragazzi delle scuole medie e superiori scesi a protestare in Italia e nel mondo.

Se le piazze sono piene di ragazzi attenti e sensibili, in grado in larga misura di argomentare sulla situazione del pianeta, perché non premiare la loro maturità sociale concedendo loro il diritto di voto già a 16 anni?

Della proposta di Letta si è molto discusso sui media, raggiungendo sull’argomento una quasi unanimità. Ma è il parere degli “over”. Sul fronte giovanile si è registrata una tiepida reazione da parte dei ragazzi, proprio la platea interessata all’estensione del voto.

Forse ci troviamo di fronte a un bisogno indotto dai politici che sognano ciascuno un ampliamento del proprio bacino elettorale, desiderosi di vedere una ripresa della partecipazione alle urne disertate da un numero sempre crescente di cittadini.

A spingere per l’anticipo del voto sarebbero quei politici che, meno nobilmente, sono alla disperata ricerca di nuovo ossigeno e coltivano la speranza di poter essere individuati quali destinatari del voto dei nuovi elettori.

Sostenitori del voto ai giovanissimi, senza dubbio in buona fede, sono gli adulti che tifano per “i ragazzi di Greta”, entusiasti della straordinaria capacità di mobilitazione per il clima di questi giovanissimi. Contano su un ampliamento dell’impegno giovanile, dall’ecologia alle tematiche della politica in generale.

La realtà però richiede qualche valutazione più approfondita.

I 16-17enni sono pochi, circa 1,4 milioni, pari al 2% circa della popolazione italiana. Se costoro votassero per lo stesso partito, tutti, la loro scelta potrebbe incidere in una certa misura sui risultati elettorali. Gli esperti di flussi elettorali ci offrono un esempio su cui ragionare: i residenti all’estero iscritti nelle liste elettorali sono circa 4 milioni tuttavia il loro voto non condiziona granché l’agenda politica, pur mostrando una certa difformità rispetto al comportamento dei votanti che vivono in Italia.

Vorremmo illuderci che nell’attuale clima di lontananza dalla politica e dal voto i ragazzi dai sedici ai diciotto anni possano mostrare maggiore interesse e una passione più viva dei loro genitori, in genere cittadini tiepidi nei confronti delle istituzioni rappresentative.

Non è automatico che ragazzi in formazione, ancora a digiuno della necessaria dose di educazione civica, siano pronti per partecipare attivamente a progetti politici diversi ma privi della forza trainante dei temi ambientali. Resta inoltre il fatto che i nostri ragazzi non sono tutti ambientalisti e non tutti disposti a impegnarsi per migliorare il mondo.

“Ho 18 anni, sono neofascista e voto Matteo Salvini “, titolava un’inchiesta de L’Espresso dello scorso 26 marzo, che racconta come si sono saldate alcune sigle studentesche neofasciste con partiti come la Lega.

Solo un dato: alle ultime elezioni i 18enni hanno votato in massa Salvini, aderendo di conseguenza alle sue politiche tra cui quella dei porti chiusi.

Sappiamo che ci vuole altro, qualcosa di più risolutivo del semplice voto ai sedicenni: azioni concrete e investimenti che aiutino le nuove generazioni a credere in un futuro da vivere qui, nel nostro paese.

Bisogna destinare più fondi all’istruzione e alla ricerca, sforare la quota del 5% del PIL come gli altri paesi civili; studiare interventi strutturali per combattere la dispersione scolastica; sostenere i giovani nelle scelte di autonomia e indipendenza.

Per concludere, riportiamo i dati sintetici di un’intervista a un campione di giovani.

“No, non sono favorevole” è la risposta più frequente di uno dei 2500 contattati online dal portale Skuola.net. Ben 7 ragazzi su 10 non ritengono buona l’idea di abbassare l’età del primo voto.

Proprio la fascia d’età dei 14-17 anni, la generazione più sensibile alle ragioni della salvaguardia ambientale, mostra scarso entusiasmo per il voto: solo il 37% appoggerebbe la proposta di anticipare il voto di due anni.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login