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Cultura

TERRE PREZIOSE

ELISABETTA BRUNI - 25/10/2019

ceramicaNessuna cornice migliore di quella luinese di Palazzo Verbania poteva esserci per presentare al pubblico una rassegna dedicata a “Le ceramiche dei laghi”. Non c’è arte più bella di quella del ceramista che affonda le sue mani nella terra traendone oggetti di interesse domestico, resi poi nella veste migliore che colori, lustri o smalti possano creare in unione alla fantasia di chi vi si applichi. Né esiste regione d’Italia che non abbia località con le sue particolari ceramiche. Da quelle apprezzate per il loro gusto semplice alle più sofisticate (si pensi a Faenza, raccontata dal suo bel museo, o a Capodimonte). O ad Albissola, terra ligure la cui ceramica si è particolarmente ispirata al blu cobalto. E dove lavorò e produsse anche il grande Picasso.

Per venire più vicino a noi, tra le buone ceramiche si possono annoverare anche quelle prodotte un tempo a Ghirla, località verdeggiante della Valganna, nota ancora oggi per la sua antica Badia, per l’annesso museo ceramico e, a sua volta, per il suo blu( detto appunto di Ghirla), ottenuto con ossido di cobalto importato dall’Inghilterra.

Notizie frammentarie delle ceramiche di Ghirla pare si avessero già a partire dal Settecento. E, a fine Ottocento, s’era vista sorgere una raffinata attività, destinata a entrare nelle case e a rimanere per sempre nelle collezioni dei più attenti estimatori.

Sono, tra questi ultimi, anche Enrico Brugnoni e Marco Dozzio, due appassionati del campo, già artefici di precedenti studi e rassegne. Hanno provveduto loro a portare le collezioni di ceramiche, nate attorno ai laghi prealpini, nel bel palazzo luinese, riaperto ormai da qualche tempo al pubblico nella sua miglior veste e con la funzione di custodire la memoria di libri e carte, e quant’altro, di Vittorio Sereni e Piero Chiara.

Proprio di Ghirla sono in mostra a Luino pezzi pregiati, divenuti rari, opera di artisti degli anni Venti, che avevano scelto di applicarsi anche in questo campo con l’entusiasmo genuino di chi ama cimentarsi con un’arte che non è certo tra le più facili. Competenza, passione, pazienza, originalità creativa, erano le doti di noti nomi che s’accompagnarono allora: Giuseppe Talamoni( che gestì una scuola di decorazione dal 1932al ‘35), Guerrino Brunelli, Ines Pella, che si ispirò alla tradizione italiana in maiolica del Rinascimento, Mario Figini, Gino Rosio, Angelo Campagnani, Carlo Ghisolfi.

Piatti da dolce, piatti da pareti, anfore, vasi ad uso diverso, anche da farmacia e per unguenti, importanti servizi da tavola, portagioie, cachepot e tanto altro uscirono dalle mani di artigiani e artisti.

I Ghisolfi terminarono la loro attività nel 1950. Portandosi appresso molti segreti del prezioso lavoro e della ceramica di Ghirla.

Punto centrale dell’ esposizione di Palazzo Verbania è anche la storia e la memoria della S.C.I. (Società Ceramica Italiana), una storia importante che ha dato pane e vita al territorio lavenese, sul quale confluivano maestranze e artisti, non solo locali.

Nota a livello internazionale, la S.C.I. di Laveno propose una produzione industriale di livello, facendo concorrenza e sostenendo il confronto con realtà internazionali-anche inglesi- di alta qualità.

I nomi di Piero Portaluppi e Giorgio Spertini hanno accompagnato momenti tra i migliori dell’arte lavenese, cui seguirono nel tempo quelli di Biancini, autore di vere proprie sculture, di Andlovitz, architetto e designer di gusto raffinato, allievo di Gio’ Ponti, e infine di Antonia Campi. Gli ultimi due in particolare portarono il design nella ceramica del nostro territorio e ricoprirono diversi incarichi nella società, divenendone poi le anime e le massime autorità.

Chi ha frequentato il bel museo di Cerro, il Midec nell’antico Palazzo Perabò, conosce la storia e l’orgoglio della terra lavenese, fulcro per decenni di una eccellente tradizione e luogo di incontro di artisti legati a una delle migliori attività artigianali italiane.

Attorno a questo importante tema proposto a Palazzo Verbania- di artigianato e industria ceramica di qualità, nati attorno ai laghi- si sono accordati enti pubblici e privati, collezionisti, studiosi, e la Badia di San Gemolo, che ospita gioielli della collezione del Museo ceramico di Ghirla. Le opere in mostra raccontano un lungo periodo storico: dal floreale caro alle prime produzioni, ma mai venuto meno, all’art déco e all’informale che Antonia Campi diffuse dalla fine degli anni Quaranta anche all’estero. Ampia documentazione storica è consultabile in mostra, a fine di approfondimento.

Le ceramiche dei laghi, Ghirla e Laveno 1900-1955
Luino, Palazzo Verbania fino al 14 novembre
Martedì, venerdì, sabato e domenica 10.00-13.00/15.00-18.00
Mercoledi. dalle 10.00 alle 15.00
Giovedì: dalle 15.00 alle 18.00
Info tel.0332 530019
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