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Società

ASSOLUTISMO PERSONALIZZATO

FELICE MAGNANI - 01/11/2019

individuoChe tipo di educazione potrebbe essere quella ideale? È molto difficile dirlo, perché non esiste un’educazione ideale al punto da essere universalmente riconosciuta e rispettata, ma esiste l’educazione come fonte a cui attingere per migliorare le condizioni di salute di una comunità, piccola o grande che sia. In che modo? Definendo una linea di condotta comune, di cui tutte le agenzie educative si riconoscano responsabili.

Uno dei problemi maggiori al riguardo dipende proprio dal fatto che ciascuno tende ad applicare una propria visione, pensando che sia la migliore di quelle possibili. I contrasti e gli antagonismi che caratterizzano il nostro tempo dipendono dall’incapacità o dalla non volontà di creare linee di condotta comuni sulle quali appoggiare un sistema di confronto e di dibattito educativo efficace.

Viviamo il tempo di un assolutismo personalizzato in cui ci si rifugia e ci si raccoglie ogniqualvolta vediamo messe in pericolo le nostre presunte certezze. Ci siamo costruiti un fortilizio dentro al quale nessuno può accedere, salvo incorrere nelle ritorsioni di turno. È in questo individualismo che si consuma l’educazione civica generale, quella che dovrebbe risanare l’ambiente, riconsegnando a ognuno il proprio livello di responsabilità.

Se parli con dei cittadini ti diranno quali secondo loro dovrebbero essere le cose giuste da fare per migliorare il sistema educativo, ma il problema vero è che ciascuno rivendica una propria leadership in merito, nessuno accetta di recedere per accogliere o mettersi in discussione o cercare di comprendere la necessità di coordinarsi e collaborare per agire in modo sintonico con gli altri. Ciascuno rivendica la propria verità e la ritiene sacrosanta.

Il punto è che spesso ci trova di fronte a un fuoco di sbarramento oltre il quale è impossibile andare. Dunque si tratta di ricominciare? E da dove? Due potrebbero essere le soluzioni o entrare nella convinzione dell’utilità di un sistema di educazione permanente obbligatoria per tutti, grandi e piccoli o iniziare dalla scuola primaria con iniziative mirate, trovando qualche éscamotage per chi ha ormai raggiunto la maggiore età.

Ritrovare il senso di un’educazione comunitaria è fondamentale per dare senso a quei principi e a quei valori che vanno oltre i personalismi, i punti di vista o le errate interpretazioni, perché la società ne ha un estremo bisogno, non può più aspettare. Ricreare fiducia e sicurezza in un sistema di regole comunitarie riconosciute è importantissimo, ma per fare questo le istituzioni, insieme ai cittadini, devono prendere in mano le redini, dimostrando che l’autorità, quando è positiva, va oltre il sistema delle convenienze individuali e che ognuno deve fare la propria parte, in relazione ai compiti che ha ricevuto. Un’educazione alla portata di tutti inizia dalle piccole cose, quelle che costituiscono i pilastri portanti di una comunità.

È lavorando sulle piccole cose che si costruiscono le grandi, come il rispetto, ad esempio. Sbaglia chi pensa che un cambiamento in meglio non ci possa essere, perché la gente è molto più attenta e ricettiva di quando non si creda, certo bisogna fare in fretta e soprattutto bisogna dimostrare che si è coerenti con quello che si dice, puntando decisamente su una responsabile convergenza.

In una società dove i poveri sono sempre di più è necessario ricordarsi che c’è chi sta peggio di noi e che servire diventa quindi un dovere. Il servizio non è sottomissione e neppure subalternità o passività, ma forma responsabile di donazione personale a chi ha bisogno. Certo una società va preparata al servizio fin dagli inizi, dalla famiglia e dalla scuola, con un’attenta e accurata opera di insegnamento e di aggiornamento costante.

Occorre forse entrare in una logica nuova, dove quello che conta non è ciò che riceviamo per quello che facciamo, non è l’aspettarsi sempre un premio o una ricompensa, ma sapere che quello che facciamo è un dovere che dobbiamo a noi stessi e alla comunità nella quale abbiamo avuto la fortuna di nascere e di crescere.

Fare senza aspettarsi la ricompensa è la forma più elevata di attività produttiva mirata alla crescita di una comunità meno vincolata ai propri interessi e più attenta ai bisogni e alle necessità di un genere umano sempre più in difficoltà. In questi momenti in cui l’educazione viene insegnata poco e male, e spesso non viene accettata, è forse il caso di creare una vera e propria task force educativa, capace di affrontare e risolvere tutti quei problemi che rischiano di creare incomprensioni profonde tra il mondo dei giovani e quello degli adulti.

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