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Cultura

L’ARTUSI DI CASA NOSTRA

SERGIO REDAELLI - 31/03/2012

Vittorio Pini

Un libro della Società Storica Saronnese commemora Vittorio Pini, eclettico giornalista, storiografo e precursore della ricerca delle tradizioni locali a sei anni dalla scomparsa, avvenuta il 10 maggio 2006. S’intitola “Ol mangià di nost vécc” ed è la raccolta in stampa anastatica di ricette e storie della cucina saronnese che Pini pubblicò in sette fascicoli, fra il 1978 e il 1981, per iniziativa dell’Antica Drogheria Vago in via San Cristoforo a Saronno in occasione delle feste natalizie e pasquali. Il volume, duecentoquarantotto pagine, mille copie, è disponibile nelle librerie cittadine.

“È un piccolo trattato di scienza e arte della gastronomia locale diviso per argomenti – spiega Angelo Proserpio, presidente della Società Storica Saronnese, nata dodici anni fa e già oltre i cento soci – parla della cucina saronnese di tutti i giorni, dei piatti di magro, di grasso, dei giorni di festa, dell’osteria, di riso, pasta, polenta. Ma, a partire dall’uso del linguaggio colto e brillante, le ricette sono il corredo di riflessioni storiografiche e un pretesto per raccontare aneddoti storici e letterari ai limiti dell’erudizione; e, come nella ‘Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene’ di Pellegrino Artusi, il lettore vi trova forse più l’arte che la scienza”.

La gastronomia fu, però, solo uno dei tanti interessi di Vittorio Pini. Studioso di Leonardo da Vinci, collaborò ai fascicoli della Raccolta Vinciana di Milano, un club internazionale di specialisti ospitato nel Castello sforzesco e si applicò allo studio di oltre quattrocento documenti notarili trovati nell’Archivio di Stato di Milano. Importanti sono le sue ricerche su Cecilia Gallerani, amante di Ludovico Il Moro e duchessa di Saronno identificata nella leonardesca Dama dell’Ermellino. A Bernardino Luini dedicò un pregevole libro, scritto a quattro mani con Grazioso Sironi nel 1993 e fu tra i primi a ipotizzare la parentela tra il pittore dumentino e Bartolomeo Scappi, il cuoco dei papi. L’Associazione saronnese degli studi interdisciplinari lo premiò nel 1994 per avere “giovato alla città e al territorio attraverso opere o esempi di virtù personali”.

Vittorio Pini era nato il primo aprile del 1924 a Saronno, aveva studiato al liceo classico e frequentato due anni la facoltà di veterinaria a Milano senza laurearsi. Ricorda la moglie Fabiola, ottantasei anni: “Lo conobbi nel 1942 sul viale del Santuario, c’era la guerra. Ci sposammo dieci anni dopo nel santuario della Caravina in Valsolda. Vittorio insegnava alle scuole elementari e per gli studenti scrisse “Saronno mia” che esprimeva già tutto il suo amore per la città. Abbiamo cresciuto i nostri tre figli, Joanne che insegna al Conservatorio, Jacopo docente di violino a Milano e Maria Luisa, sposata e madre di due figli tra Saronno e la casa in Valsolda, a Loggio, nei luoghi in cui Antonio Fogazzaro ambientò “Piccolo Mondo Antico”. Mio marito era un credente a modo suo. Ricordo la sua ultima uscita: volle recarsi da solo al santuario della Beata Vergine dei Miracoli e tornò due ore più tardi radioso e sereno”.

Tra le sue grandi passioni vanno ricordate la Grecia, l’arte e la storia di Saronno. Pini è stato un ricercatore individuale e un abile conferenziere, dotato di quel gusto di raccontare i dettagli e gli aneddoti che possiede chi sa incantare la platea. Collezionava libri e spesso li chiosava con riflessioni e aggiunte di suo pugno e svolse autorevoli ricerche sui documenti dell’Archivio del Santuario. Nel 2003, in occasione del 130° anniversario della Società di mutuo soccorso, curò un libro di Testimonianze sulla condizione contadina a Saronno dal 1770 al 1910. Filologo del dialetto, raccoglieva di tutto: aneddoti, poesie e nomi per inquadrare l’epoca a vantaggio degli storici di professione. Fondò nel 1959 un nucleo “ante litteram” della Società storica saronnese. Di lui si può dire che abbia incarnato il senso della conoscenza enciclopedica.

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