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Cara Varese

DAL PRIMATO AL GREGARIATO

PIERFAUSTO VEDANI - 31/03/2012

Nel mio mestiere i giudizi sommari e affrettati sono perniciosi, vanno assolutamente evitati a favore del dialogo, del confronto, dell’analisi, dello studio. Di questi tempi il sindaco Fontana sembra, anzi è, come un assediato della mitica oasi di Giarabub, cioè senza viveri, con poche armi e tanto coraggio e allora mi piacerebbe che qui da noi, a RMFonline, inaugurando la stagione delle pubbliche riunioni culturali nella sala San Francesco, con i toni consoni al pax et bonum dei frati, ma anche con l’esemplare amore per la verità che da sempre contraddistingue la loro missione, si facesse un bilancio dei venti anni di governo leghista in città. Venti anni visti da destra e da sinistra con serenità e certezze di giudizio, non con l’obiettivo di salvare o mettere con le spalle al muro chi oggi è in difficoltà.

Un’analisi intelligente potrebbe offrirci la soluzione di un vecchio problema, cioè capire come e perché sotto lo scudo crociato (a una elezione la DC, se non erro, raccolse il quarantadue per cento dei consensi) e imperando oggi i Bossi Boys Varese non abbia mai dato ai suoi cittadini niente di più di consensi per la bella immagine di sé offerta in Italia e all’estero grazie alla sua creativa laboriosità con l’aggiunta di qualche ministro, Zamberletti e Maroni in particolare.

Un serio confronto di opinioni partendo dal progressivo avvitamento della comunità iniziatosi al tramonto del grande boom industriale, potrebbe aiutarci a capire i nostri errori che potrebbero non essere strettamente legati alla politica, ma in qualche misura addirittura genetici.

Dire che la città sia ferma da molto tempo non è certamente un’eresia, più difficile invece capire perché non riescano a scuoterla i leader che ogni tanto affiorano, spiegare perché in tanti anni non ci siamo organizzati per combattere uniti una buona battaglia a favore della nostra comunità.

Premesse per arrivare a svolte epocali ci sono state anche negli anni nel segno del Carroccio. Il primo sindaco leghista, Raimondo Fassa, fu di sicuro affidamento, il Fumagalli 1 ha avuto una supergiunta perché non mancavano intelligenza e operatività massoniche; Attilio Fontana, che ha salvato il partito dopo il Fumagalli 2, è andato alla guerra rischiando sempre la faccia perché non gli hanno mai dato altro per far decollare la città.

Appunto, uomini guida buoni e fucilini di latta per conquistare traguardi importanti. Il tutto in una atmosfera di passiva accettazione o rassegnazione da parte degli elettori di maggioranza.

La crisi mondiale ha peggiorato tutto, ma una situazione migliore probabilmente non avrebbe indotto la comunità a pretendere dalle istituzioni attenzione e risultati.

Siamo una demotivata squadra da centro-fondo classifica: non ci stimola nemmeno il ricordo dei favolosi Anni 60, quando eravamo la quarta città d’Italia.

Dal primato al gregariato: dobbiamo esserne tutti consci e tentare il recupero, per esempio ribaltando la situazione di comodo che da troppo tempo si è data la parte romana della nostra classe politica. Non è una proposta, ma uno spunto per discutere e trovare un rimedio alla malattia del sonno che da più di quarant’anni ha colpito Varese.

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