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Attualità

DUE CHIESE

SERGIO REDAELLI - 15/11/2019

ruinibergAd aprire le ostilità, per così dire, fu Matteo Salvini nel 2016 mostrando a Pontida la maglietta con la scritta “Il mio papa è Benedetto” per sottolineare la distanza che lo separa da Francesco.Il papa in carica favorevole ad accogliere i migranti, contrario alla politica populista dei porti chiusi e al linguaggio violento del leader della Lega. Il papa emerito, invece, convinto che prima del diritto di emigrare viene il diritto a non emigrare. Da allora, e fino ad oggi, l’agenda di Bergoglio non ha previsto udienze a Salvini, che peraltro non le ha mai chieste in via ufficiale. E Francesco ha spesso ammonito la politica a non farsi seminatrice d’odio e di paure.

La recente intervista del Corriere a Camillo Ruini ha segnato una clamorosa apertura di credito al capo leghista: “Non condivido l’immagine tutta negativa di Salvini che viene proposta in alcuni ambienti – argomenta il porporato – Penso che abbia notevoli prospettive davanti a sé e che abbia bisogno di maturare sotto alcuni aspetti. Il dialogo con lui mi sembra doveroso”. L’ex presidente della Conferenza episcopale italiana, quasi 90enne, oggi alla guida del comitato scientifico della Fondazione Ratzinger, aggiunge che sui migranti vale la parola del Vangelo sull’amore del prossimo, “senza per questo sottovalutare i problemi che le migrazioni comportano”.

E il gesto di baciare il rosario? Può certamente apparire strumentale e urtare la sensibilità dei cattolici – risponde Ruini – ma può anche essere un modo, pur poco felice, di affermare il ruolo della fede in pubblico. È un vero e proprio assist che l’allievo di Umberto Bossi non s’è lasciato scappare: “Sulla famiglia, sulla difesa della vita e della libertà educativa sono già allineato alle posizioni della Chiesa – commenta – L’intervista di Ruini mi ha commosso, io cerco il dialogo con la Conferenza episcopale italiana, con i vescovi e con il mondo cattolico”. E preannuncia che presto incontrerà il cardinale in via riservata.

Nell’intervista Ruini traccia i contorni di una Chiesa che non è esattamente quella di Bergoglio.Confessa di vedere in declino l’autorevolezza della comunità ecclesiale italiana e giudica un errore concedere il matrimonio ai sacerdoti: “Sarebbe una scelta sbagliata – dice – spero e prego che papa Francesco non confermi l’idea emersa al Sinodo per l’Amazzonia di ordinare sacerdoti i diaconi sposati in quelle zone del pianeta dove mancano i preti”. E respinge l’ipotesi che i cattolici facciano sentire la propria voce fondando un partito politico, una nuova DC. “Non è questo il tempo”, osserva. Anche perché il cattolicesimo democratico in Italia è sempre più irrilevante.

È una sonora bocciatura della proposta avanzata dall’economista Stefano Zamagni che presiede l’Accademia pontificia delle scienze, vicino a papa Francesco e a Romano Prodi e cattolico di sinistra. Il tema dell’impegno dei cattolici in politica, “il dovere di offrire ai giovani un orizzonte di ideali e di valori” come diceva il segretario della Dc Benigno Zaccagnini, è di grande attualità. Lo ha toccato anche Sergio Mattarella proprio alla cerimonia per i trent’anni dalla morte dell’ex leader democristiano. Per il presidente della Repubblica “Sturzo, De Gasperi e Moro sono figure esemplari e decisive nella vita nazionale”. Quasi una replica al cardinale Ruini.

Bergoglio un papa di sinistra? Un “profeta eretico”, come lo definisce don Antonio Mazzi? Di certo Francesco ha tanti nemici all’interno della Curia e fuori, particolarmente numerosi negli Stati Uniti. È al centro di una guerra sotterranea senza esclusione di colpi – perfino le richieste di dimissioni – per gli inviti all’apertura agli stranieri, all’integrazione, alla solidarietà. Per la simpatia che mostra verso il diverso, per il dialogo interreligioso che persegue con ortodossi, luterani e musulmani. Per l’impegno a favore dei poveri, per la pace, l’ambiente e la giustizia sociale. E per le riforme, osteggiatissime, che testardamente vuole realizzare nella Curia. È declino o rinascita?

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