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Ambiente

BELLE PAROLE?

ARTURO BORTOLUZZI - 22/11/2019

caniLa Commissione Tutela ambientale del Comune di Varese ha vagliato una bozza di regolamento riguardante gli animali domestici. È questa una iniziativa voluta dal Presidente della Commissione ed è meritorio che Varese voglia avere uno strumento che stabilisca i diritti degli animali e i doveri di chi ne è proprietario.

Manca, però, nel regolamento l’indicazione di un obbligo dell’ente pubblico di mettere in bilancio una somma per poter rendere effettivi i proclami stabiliti dal medesimo, nonché l’obbligo di controlli sulla attuazione degli stessi da parte della vigilanza urbana ovvero di altri enti all’uopo costituiti. Certamente gli animali più diffusi nel territorio sono i cani ed è solo di questi di cui parlo in appresso.

Vent’anni fa erano poche le famiglie che avevano in casa un animale. La presenza di questi in città era poco significativa. Ora, invece, avere un animale è diventato un fenomeno quasi di moda che ha creato in taluni casi lamentele perché gli spazi urbani vengono invasi dagli escrementi degli animali di affezione che non sono raccolti dai propri padroni ovvero perché i cittadini hanno talvolta paura dei cani, spesso liberi di muoversi nelle aree pubbliche. Il Comune deve prendere atto del fatto che è invalsa nei privati la volontà di possedere un animale domestico e che questi sono aumentati raggiungendo numeri dei quali non può non tenersi conto. Questo fatto non solo deve ora essere certamente disciplinato, ma anche fatto valere. L’ente pubblico non può scrivere e parlar bene e in maniera appropriata, ma deve dimostrarsi, anche, capace di agire a tutela dei diritti che sancisce.

Ben venga allora un regolamento. Questo dovrebbe essere, però, propulsivo, innovativo e anche sanzionatorio. Così invece non è lo scritto presentato in Commissione: fotografa, infatti, solo quella che è la situazione di ora. Lo status quo insomma! Tutti allora (eccetto alcuni casi) possono essere proprietari di un cane; l’ufficio animali del Comune di Varese non deve percepire alcun compenso nel momento stesso in cui vengono iscritti gli stessi; se devono farsi delle strutture per i cani, queste devono essere fatte dal Comune in maniera indipendente; non sono codificati gli obblighi dei proprietari nei confronti dell’ente pubblico.

Abbiamo bisogno di altro a Varese.

In molti casi, chi possiede un animale non gode di un proprio giardino e necessariamente è costretto ad usare le aree urbane per far muovere i propri beniamini e per far fare a loro i bisogni. Ecco che allora vengono realizzate dall’ente pubblico nei propri giardini ovvero aiuole, delle aree cani dove questi possono liberarsi. Aree che non vengono però, come ho proposto al Sindaco di Varese, con regolarità disinfestate.

Chi è tenuto a pagare allora? La verità è che il Comune non può garantire di poter avere i soldi necessari alla conduzione di un animale e che i privati abbiano diritto di poter trovare sempre un’assistenza adeguata da parte dell’Ente Pubblico. La scelta di poter avere la compagnia di un cane quantunque libera deve essere assunta con responsabilità e gestita valutando in anticipo i diritti e i doveri principalmente economici, che comporta l’essere proprietario di un animale domestico.

Questi, allora, deve rendersi conto della necessità di dover pagare al comune una tassa annuale che deve versare all’Ufficio Animali del proprio comune di residenza che dovrà dargli una copia del regolamento e garantirgli la possibilità di godere di alcuni servizi.

Per quanto riguarda il raccoglimento delle deiezioni canine, occorre che il Comune prenda atto delle lamentele dei privati che si trovano sommersi da una pluralità di ricordini e cambiare il metodo utilizzato dalla Vigilanza Urbana che è sempre solo quello di multare il padrone incivile che, de visu del Vigile, lascia che il proprio cane produca degli escrementi, senza raccoglierli.

Sarebbe quanto meno giusto che la Vigilanza Urbana possa sperimentare il metodo DNA che pur apparendo come un procedimento fantascientifico, invece, ha dei pregi. Innanzitutto obbliga il Comune di residenza ad aggiornare i documenti posseduti dall’Ufficio Animali perché per ogni cane deve essere consegnato dal padrone quello che è il DNA del proprio beniamino. Secondariamente, questo metodo è stato utilizzato all’estero con successo (Germania) e, anche a pochi chilometri da Varese, dal Comune di Malnate. Questo ha visto ridursi i casi di abbandono di deiezioni e dall’altra parte, l’aumento della comminazione di contravvenzioni.

Scrivo questo in termini generali. Trattando invece, degli aspetti specifici del regolamento, faccio presente che tutti i cittadini (e non solo le associazioni animaliste, come viene detto) hanno diritto di pretendere che il Comune tuteli gli animali e condanni azioni indiscriminate contro la loro libertà e dignità.

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