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Politica

POLARIZZAZIONE DESTRA-SINISTRA

GIUSEPPE ADAMOLI - 29/11/2019

destrasinistraIn alcune grandi democrazie occidentali (Spagna, Gran Bretagna, Stati Uniti) si possono intravedere segni di rafforzamento della polarizzazione destra-sinistra. Rispetto alla vittoria del centrista Macron in Francia (2017) e all’ultimo risultato elettorale in Germania (2017) è una novità da non trascurare.

In Spagna le due sinistre, quella ben più forte del premier Pedro Sanchez (socialisti) e quella di Pablo Iglesias (Podemos), malgrado abbiano entrambe perso dei voti il 10 novembre, stanno trovando una difficile intesa per un governo non effimero diversamente da ciò che non avevano nel precedente mese di aprile quando avevano una sicura maggioranza.

In Gran Bretagna, se il premier conservatore Boris Johnson vincerà le elezioni sarà per questa tendenza, peraltro consolidata in quel Paese, che fa dimenticare gli enormi guai e le gravi insufficienze dei Conservatori. Ravvivare il conflitto destra-sinistra è la carta di Johnson indubbiamente favorita dal sistema elettorale per il quale nei “collegi” vince il candidato che prende un voto in più.

Nel Regno Unito risulta lampante un’altra caratteristica di questo processo. I partiti di destra trovano accordi con più facilità di quelli dell’altro fronte. Infatti, Nigel Farage del partito Brexit ha praticamente offerto una parziale “desistenza” ai conservatori mentre fra i laburisti di Corbyn e le altre formazioni politiche anti Johnson c’è un forte antagonismo dimostratosi insuperabile.

Negli Stati Uniti il risultato sarà incerto fino all’ultimo (3 novembre 2020). Qui il rinvigorimento del bipolarismo emerge dal fatto che Trump, più di qualunque suo predecessore, abbia tenuto a curare in modo quasi maniacale il rapporto con la sua base elettorale trascurando quasi completamente le correnti più centriste degli stessi repubblicani.

Questo non significa che a destra e a sinistra vinceranno i candidati più contrapposti. Tutt’altro. Corbyn, ad esempio, rischia di pagare un prezzo alto per la sua posizione di vecchia e classica sinistra che ha reso impraticabile un’eventuale, seppur difficile, collaborazione con i centristi Liberal Democratici. Probabilmente un altro candidato più moderno e meno legato al passato farebbe la differenza nel mettere in minoranza Johnson e Farage.

Allo stesso modo fra i Democratici americani, già immersi nelle primarie, Elizabeth Warren con un programma economico e sociale coraggioso ed “avanzato”, potrebbe vincere la nomination alle primarie ma, dicono molti seri analisti, correrebbe il serio rischio di perdere contro Trump. Insomma, la polarizzazione destra-sinistra non significa un vantaggio delle estreme dei due poli.

Queste brevi valutazioni potrebbero aiutare a comprendere la forza di Salvini, egemone a destra malgrado le deboli resistenze di Berlusconi. Si capirebbe meglio anche la crisi dei Cinquestelle il cui credo politico “Non siamo di destra, non siamo di sinistra” è ormai andato in frantumi. E infine si chiarirebbero le difficoltà del Pd che dopo la stagione di Renzi deve ancora trovare una sua identità senza la quale non andrà lontano.

Tutto ciò pone un bel problema anche a Renzi e Calenda. Se pure si voterà con il sistema proporzionale (vedremo) dovranno comunicare prima in modo chiarissimo cosa faranno dopo altrimenti il consenso degli elettori potrebbe essere inferiore alle attese. Anche senza il sistema elettorale maggioritario la spinta degli elettori in questa direzione potrebbe risultare più forte che in passato.

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