Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Quella volta che

CAFFÈ AL VELLUTO ROSSO

MAURO DELLA PORTA RAFFO E MASSIMO LODI - 29/11/2019

Il caffè Zamberletti, già Cavour

Il caffè Zamberletti, già Cavour

-Caro Mauro, quella volta che…

“Caro Massimo, quella volta che il Caffè nello storico corso Matteotti di Varese si chiamava ancora Cavour”.

-Invece di?

“Invece di Zamberletti, com’è oggi. Carlo, padre dell’Angela che tutti conoscono, lo acquistò nel 1955, e proprio all’epoca appena precedente mi riferisco”

-Com’era questo Caffè?

“Ah, un’effervescenza di colori, brillantezze, sontuosità. Per dire: velluti rossi, lampadari di cristallo, rifiniture dorate. Eccetera. Un luogo di calda accoglienza. E difatti i clienti erano tanti, e molti di essi rappresentavano il meglio della città”.

-Tu eri un adolescente e già vi curiosavi dentro?

“Mi portava talvolta mio padre Manlio, direttore dell’Ente provinciale per il turismo, che lì s’incontrava con il suo amico Angelo Siccardi, direttore dell’Automobile Club. Oltre che con molti altri, naturalmente”.

-Quand’era il tradizionale appuntamento?

“La sera per l’aperitivo. Il momento clou della giornata, in quel Caffè. Si ritrovavano, faccio solo qualche nome, Bruno Ravasi, Piero Chiara, Gianni Santuccio, Flaminio Bertoni, Angelo Frattini, Giuseppe Montanari, Enrico Maria Salerno. Ovviamente non sempre, specie qualcuno, come Bertoni, che viveva lontano da Varese e vi ritornava ogni tanto”.

-Enrico Maria Salerno risiedeva qui?

“S’acquartierò in un primo tempo al Campo dei Fiori, poi discese a Cartabbia”.

-Degli habitué non faceva parte Morselli, che pure era tra il meglio dell’intellighentia locale?

“Preferiva, le poche volte in cui lo si vedeva in giro, accomodarsi al Ghezzi, distante qualche passo. Lo riteneva forse più elitario”.

-Altre presenze frequenti, al Cavour poi Zamberletti?

“Avvocati, medici, commercialisti, umanità varia. Numerosi gl’imprenditori. Varese stava crescendo a gran velocità, gl’imprenditori la trascinavano, Giovanni Borghi in testa. Tanto che…”

-Tanto che?

“Tanto che nel film “Il sorpasso” di Dino Risi, anno 1962, si parla proprio di Varese come città simbolo dell’operosità manifatturiera. Succede allorché il protagonista Bruno Cortona, interpretato da Vittorio Gassman, arriva a Castiglioncello e assieme al sodale Roberto Mariani, cioè Jean-Louis Trintignant, s’infila in un Night Club. Dice Cortona all’amico: ’Scusa, devo andare a parlare con quel tale. È un industriale di Varese’. Non una battuta a caso: Risi la scelse perché la nostra città era fortemente rappresentativa dell’Italia del boom economico”.

-Cos’è rimasto di quell’Italia, di quel mondo, di quel Caffè?

“Sono rimasto io. Solo io”.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login