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Opinioni

NUOVI PARTITI

FELICE MAGNANI - 29/11/2019

partitiDopo la frantumazione della Democrazia cristiana a opera di Tangentopoli, abbiamo assistito alla nascita di nuovi partiti o frange d’ispirazione cattolica, eredi in parte della testimonianza politica della vecchia Dc, ma i valori che ne avevano caratterizzato la forza e l’unità politica, con conseguenze negative per la loro sostanziale indissolubilità, sono via via evaporati.

Un eccesso di personalizzazione ha creato una grande rete di effetti collaterali: 1. Perdita di forza contrattuale del mondo cattolico; 2. Disorientamento e confusione da parte di un elettorato sempre più incapace di identificarsi, di ricomporre una cattolicità politica sulla base di idealità comuni; 3. Progressiva frantumazione della cultura politica cattolica; 4. Incapacità di dare risposte ferme e solidali su temi e problemi di natura etica e morale; 5. Difficoltà a esprimere soluzioni ideologico/politiche convergenti; 6. Contrapposizioni e progressiva disaffezione dei cittadini nei confronti della politica; 7. Perdita da parte della cultura politica della sua tradizionale ispirazione cristiana, lasciandosi in molti casi trascinare da varie forme di laicismo; 8. La politica del potere ha sostituito la politica del servizio, generando sfiducia in quei cattolici che avevano sempre visto nell’azione politica la realizzazione temporale dell’ispirazione cristiana; 9. È venuto a cadere l’esempio come testimonianza viva dell’azione politica; 10. Il costume stesso della politica è decaduto vertiginosamente, lasciando spesso sul campo retori poco credibili e inaffidabili; 11. La politica cattolica non ha valorizzato il merito acquisito sul campo, in alcuni casi ha privilegiato la forma rispetto alla sostanza; 12. Uno dei limiti è stato quello di non aver approfondito l’aspetto culturale delle problematiche, lasciandosi spesso anticipare o prendere in contropiede da chi aveva fatto della cultura, anche quella profana, un’arma da promuovere a livelli elettorali; 13. La cultura amministrativa ha spesso privilegiato gli aspetti tecnici, trascurando la dimensione educativa dei valori cristiani; 14. Non si è esercitata un’educazione alla comunicazione politica; 15. Molto spesso la scelta dei rappresentanti popolari non ha tenuto conto dei valori della persona, è stata in molti casi una scelta di comodo o di interesse o legata a varie forme di spontaneismo; 16. È mancata una formazione all’esercizio della gestione della cosa pubblica. Il mondo cattolico ha evidenziato tutta la sua carenza organizzativa, propositiva, culturale e innovativa.

Nella maggior parte dei casi la voce della Chiesa è stata confinata in una formale presa d’atto, in una ufficialità di maniera, messa in campo per dovere gerarchico, non ha incontrato l’attenzione sufficiente e necessaria per essere trasformata in una grande ed efficace opzione di progettualità. Le potenzialità umane e cristiane, i talenti, le risorse, la storia, la straordinaria funzionalità educativa del mondo cattolico sono stati subordinati alla dimensione temporale, a un egoismo che in molti casi ha spento ogni forma di arricchimento e di attenzione politica e sociale.

Siamo stati spettatori di una caduta verticale del grande baluardo politico cattolico, con conseguente ascesa di una strana forma di liberalismo che ha dato il via alla trasformazione della libertà, dei valori, delle verità, della cultura e della tradizione del nostro paese in una forma del tutto personalizzata, fondata più su presunte figure emergenti, piuttosto che su una coordinata e solida convergenza morale dei contenuti, degli ideali e delle strategie.

Sono mancati autocritica e messa a punto progetti che raccogliessero lo spirito profondo della civiltà cristiana, alla luce delle nuove consapevolezze sociali.

Un’imprenditorialità scriteriata ha spesso sconvolto la vita dei cittadini, assoggettandola a un consumismo di natura materialista, che ha progressivamente disattivato l’attività del pensiero, diventato nel frattempo suddito dell’immagine, di una studiata vocazione capitalistica all’avere.

La progressiva negazione della spiritualità e della sacralità ha innescato forme di materialismo a tutto campo, artefici della maggior parte dei malesseri che hanno assillato e che assillano tuttora la natura umana, impedendole di vivere in modo equilibrato la propria storia. In questi anni di rincorsa sconsiderata al consumo, al successo personale, alla perpetuazione del potere come forma di dominio delle coscienze, è venuto a mancare un sostegno morale forte, la convinzione che i valori della nostra storia continuassero a essere il perno attorno al quale ancorare la nostra straordinaria tradizione.

Stiamo vivendo sulla nostra pelle la crisi dell’identità politica cattolica, la sua incapacità di saper cogliere e orientare la propria dimensione temporale, la vocazione a porre in essere quella forza etica, creativa e costituzionale che ha caratterizzato la vita del nostro paese dopo l’ultimo disastro bellico.

Come fare dunque per rigenerare una politica priva di orgoglio ideale e sempre più schiava di un liberalismo sventolato per mascherare la vocazione all’affermazione dell’individualismo, del materialismo e del relativismo etico? Ripartire da una rigenerazione del costume, attraverso un approfondito esame del mondo dei valori di appartenenza, è solo l’inizio di un cammino che si prevede lungo, complesso, molto articolato, costellato di numerosi punti interrogativi. Il pensiero rivendica il suo spazio, si attiva per cercare di ristabilire un equilibrio e un ordine, un’armonia tra necessità materiale e spirituale, tra spiritualità e creatività.

Il mondo cattolico ha il dovere di tornare a far politica, animato da uno spirito di servizio che trovi nella dimensione cristiana la sua fonte di approvvigionamento. In questa delicatissima fase di passaggio si qualifica l’impegno e l’opera del politico e con essa la grande forza di quello spirito cattolico che è pur sempre espressione di universalità di contenuti, di valori e di risorse, applicabili sempre alla vocazione educativa della storia.

Nel generale clima di disfattismo, è forse necessario che la politica cattolica si faccia promotrice di una rinnovata fiducia nell’impegno sociale e amministrativo, come fondamentale momento di servizio e di aiuto alla collettività, che si apra alle domande di una società che ha profondamente bisogno di appoggiarsi, di riconoscersi, di ritrovare equilibrio e armonia, di affrontare con coraggio, lealtà e trasparenza i bisogni e le necessità di un mondo che si guarda attorno per trovare di nuovo una conferma e una speranza, andando oltre l’immobilismo e l’arroganza che hanno destrutturato con repentina sistematicità quei valori sociali e religiosi che erano stati alla base di una straordinaria rinascita postbellica.

Gli appelli della Chiesa per una ripresa dell’impegno cattolico nella politica italiana sono molto importanti, ma occorre fare un profondo esame di coscienza, partendo da un’analisi attenta e molto seria, capace di cancellare e di riproporre, di progettare e di dimostrare che i valori, quando sono veri valori, non muoiono mai, attendono solo che qualcuno li faccia vivere in tutta la loro forza e bellezza, con grande coraggio e determinazione.

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