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Parole

MALEDUCAZIONE

MARGHERITA GIROMINI - 05/12/2019

rissaMaleducazione. Non parliamo della mala-educazione, traduzione italiana del titolo del famoso film dello spagnolo Pedro Almodovar, “La mala educación”.

Meglio, forse, il film “Camera con vista” di Ivory: con vista sull’emiciclo della Camera dove a osservarla è il pubblico dei ragazzi presenti in tribuna.

Azzeccato sarebbe pure “Una giornata particolare” di Scola.

Qui mi fermo perché altri film più di cassetta potrebbero fornirci un’idea della brutta giornata del 27 novembre: ad esempio quei film dove i simpatici Bud Spencer e Terence Hill le suonavano di santa ragione a destra e a manca.

Ma andiamo con ordine: il 27 novembre due scolaresche presenti ai “lavori” di Montecitorio si sono trovate a testimoniare della maleducazione istituzionale di alcuni deputati appartenenti a opposte fazioni.

Hanno potuto vedere un Presidente della Camera che dal suo scranno richiamava a gran voce i colleghi che si strattonavano mentre i commessi in affanno provavano a interrompere la bagarre.

Spintoni, urla, lacrime e invettive.

Una rissa in piena regola al centro dell’emiciclo di Montecitorio.

A questo sono arrivati i nostri rappresentanti: scene che non si vedono nemmeno nelle più fragili democrazie del mondo dove le istituzioni sono giovani e i rappresentanti per forza di cose inesperti.

Ho cercato in rete, ma senza successo, il nome delle scuole per avere un’idea della classe frequentata dagli studenti presenti in Aula.

Forse una quinta elementare, dato che prima di tale classe non si può essere ammessi.

Magari una media con ragazzini pronti a ripetere a scuola “la scenetta” di come si raggiunge un accordo in Parlamento.

Ma forse erano ragazzi delle superiori illusi che in un luogo privilegiato, dove si approda solo se si viene scelti da un gran numero di persone, le discussioni si svolgano in modo civile e democratico e si usi un linguaggio appropriato.

Se fossi l’insegnante accompagnatrice di una di quelle scolaresche mi sarei rifugiata per due giorni nella mia camera a meditare, poi avrei riunito familiari e amici per rivolgere loro la classica domanda: “Che fare?”.

Che fare, ritornando in classe, che dire, come spiegare la scena a cui hanno assistito?

Un docente che accompagna la scolaresca a Montecitorio, compilando moduli e firmando consensi, è certo persona consapevole del valore dell’educazione civica. Non solo come materia teorica ma come lezione di vita reale.

Mi pare di sentire le sue raccomandazioni: niente selfie, niente urla o risolini, solo un blocchetto e una biro per prendere appunti sull’argomento di cui si sta discutendo.

Soprattutto niente minigonne inguinali e pantaloni stracciati. Anzi!

Nel Regolamento delle visite sta scritto “… I gruppi devono tenere un comportamento consono al rispetto dell’istituzione parlamentare. Gli studenti di sesso maschile che hanno superato la maggiore età devono indossare la giacca…”

Per la cronaca: si stava parlando del Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità).

Argomento scottante, sappiamo.

Alla fine della rissa un deputato si ritrova con un polso slogato, una sedia giace sfasciata, una deputata si allontana in lacrime per la vergogna.

Ricorro, parafrasandole, alle parole con cui si è espressa quest’ultima, l’onorevole Rossella Muroni.

Anch’io, come lei, ho sempre pensato che i deputati li chiamassimo “onorevoli” non perché qualcuno dovesse rendere loro onore ma perché sono rappresentanti del popolo tenuti a un comportamento sempre onorevole.

Su una cosa sola non concordo con la Muroni: quando afferma che la rissa era degna del peggior bar malfamato.

Perché nei bar malfamati (che ho visto solo nei film o letto nei libri di Simenon) gli avventori litigiosi non percepiscono lauti stipendi per occupare quello spazio mentre gli onorevoli sì.

Costoro vengono ben retribuiti perché possano mantenere uno standard di vita elevato: buone letture, frequentazioni di cinema, teatri, convegni, miglioramento della cultura generale e politica, dato che è indispensabile acculturarsi per essere un degno modello di cittadino.

Chiudo con l’usuale consiglio non richiesto: quando si dovessero discutere leggi e decreti sul bullismo, quei signori “onorevoli”, per favore, abbiano il buon gusto di darsi assenti.

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