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Opinioni

LA BUSSOLA DI NILDE

RENATA BALLERIO - 05/12/2019

nildeInformazione e conoscenza – si sa- non sono sinonimi. Anzi è un guaio confonderli. Quanto detto e scritto sulla figura di Nilde Iotti per ricordarla a vent’anni dalla sua morte, pur arricchendo le informazioni intorno a questa donna, tenace, coraggiosa, forse non permettono ancora ai più di conoscere fino in fondo il valore delle sue scelte e del suo impegno. Della sua vita a testa alta, come giustamente è stato affermato. O più precisamente capire l’eleganza della sua visione politica e istituzionale, secondo la bellissima definizione data dalla fondazione che porta il suo nome e che dal 2009 ne promuove lo studio. Molti, tracciando la sua storia umana e politica, hanno parlato di riscatto; quello di una giovane nata nel 1920 a Reggio Emilia, che divenne dal 20 giugno 1979 la prima Presidente donna nella storia dell’Italia repubblicana. Leonilde, a tutti nota come Nilde, dopo il diploma di maestra, si laureò alla Facoltà di Magistero dell’ Università Cattolica di Milano.

Era il 31 ottobre 1942. La sua tesi di laurea aveva un titolo che sembrava anticipare il suo costante impegno riformista, “L’attuazione delle riforme in Reggio Emilia nella seconda metà del secolo XVIII”. La vita di questa “Signora della Repubblica”,madre costitituente perché attiva fu la sua presenza nella commissione 75 dell’assemblea eletta nel 1946, è ben raccontata sulla pagina istituzionale della Camera. Ma per conoscerla, o meglio per avvicinarci a comprendere la determinazione di questa combattente innamorata, è utile leggere la biografia che solo dopo 14 anni dalla sua morte scrisse per le edizioni Donzelli Luisa Lama: Nilde Iotti. Una storia politica al femminile. Conoscerla significa non solo percorrere la storia della Repubblica italiana ma conoscere tappe fondamentali dell’emancipazione femminile. E attuali, anzi lungimiranti, sono molte sue affermazioni. Disse: “Dobbiamo rendere più umani i tempi del lavoro, gli orari delle città, il ritmo della vita. Dobbiamo far entrare nella politica l’esperienza quotidiana della vita, le piccole cose dell’esistenza, costringendo tutti – uomini politici, ministri, economisti, amministratori locali – a fare finalmente i conti con la vita concreta delle donne”. Ben hanno fatto le Edizioni di Comunità a pubblicare nel febbraio di quest’anno per la collana Humana Civilitas due suoi discorsi tenuti alla Camera. Il primo è il discorso pronunciato il 16 dicembre 1980 ricordato come “ Uno specchio del Paese”. Pronunciato in occasione della seduta dedicata alla discussione del bilancio interno, è una riflessione su temi validi anche oggi: proporzionale, elezioni anticipate, definite un “ qualcosa di profondamente distorto dal punto di vista democratico”. Il secondo discorso riportato nel libricino è del 1992. Il titolo è un invito irrinunciabile, “La tecnica della libertà”. Vi si leggono parole che sembrano una bussola per l’oggi. “ L’Italia, onorevoli colleghi, non è un paese in ginocchio. La libertà e il rispetto dei diritti della persona umana non sono valori perduti, occorre però che si sviluppino ancora perché sono beni fondamentali che devono essere assicurati alle generazioni future. Ci sono grandi risorse morali che è nostro compito far dispiegare”. Noi, a distanza di anni, vogliamo e dobbiamo avere questa speranza anche oggi, imparando la lezione umana e politica, fatta di equilibrio e determinazione, di una protagonista indiscussa della storia italiana, che coronò- è bene ricordarlo-la sua progressione (termine che lei sempre preferì a quello di carriera) con la presidenza della delegazione italiana all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Giuste sono le parole dell’attrice Anna Foglietta, che l’ha interpretata nella docufiction con cui la Rai le ha reso omaggio. Nilde Iotti ha rappresentato una classe politica dotata di profondo senso etico verso la Stato.

 

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