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Noterelle

DISFACIMENTO

EMILIO CORBETTA - 13/12/2019

disfacimentoViviamo una strana epoca: compaiono nuovi concetti ma altrettanti ne scompaiono, oserei dire “più che scomparire, muoiono”. Compare forte e prepotente il populismo, ma nel contempo ci si accorge che non c’è più il popolo. Ma chi è il popolo? Dovrebbe essere una comunità di persone attente le une verso le altre, preoccupate del benessere di tutti, di vita positiva per tutti. Contemporaneamente si fa più grande la “massa”, un composto di persone singole, indipendenti tra loro, ognuna intenta a vivere per sé stessa, a raggiungere il benessere solo per sé col sostegno della moderna tecnologia.

Popolo e massa dunque: due entità contrapposte. Il popolo va incontro alla atrofia mentre la massa, composta da singoli convinti di poter essere autonomi e potenti, invece si enfatizza in una società sterile.

Facciamo degli esempi: sta scomparendo il concetto del “matrimonio felice, duraturo”. Come si realizza il matrimonio felice? Si realizza sull’amore di due che vivono e costruiscono una vita condividendo idee, pensieri, fatiche, educazione dei figli, in accordo verso finalità di cui son convinti. Ci sono ancora persone che vogliono questo o invece ci si appoggia al divorzio e si creano nuovi rapporti?

Chi altro è scomparso o sta scomparendo? L’amore per l’insegnamento, che una volta vedeva la figura del primario ospedaliero responsabile della preparazione medica, umana, scientifica dei suoi collaboratori che lo stimavano e lo consideravano maestro. Ora al suo posto c’è un coordinatore, un organizzatore dei reparti, ma non il valorizzatore, il creatore di quelle figure che erano le risorse dell’ospedale stesso.

Nelle scuole, nelle università c’è l’amore per l’insegnamento? Forse qui il valore sopravvive ma la fatica è evidente.

Altra idea che si sta disfacendo: il concetto di libertà del lavoro artistico o artigianale. Il lavoro dell’uomo non ha valore misurabile, come non è misurabile il valore del tempo. Si è dato un valore economico al tempo e si è distrutta la libertà dell’artista, dell’artigiano nella ricerca del bello? L’economia prevale tanto che s‘arriva a paradossi alienanti per cui il bello costa troppo e viene abbandonato.

Altro elemento che veramente è molto in crisi è la fede, tanto che ho sentito affermare che ai nostri giorni per avere fede bisogna avere grande coraggio. Solo i coraggiosi possono credere ancora, visto come si sta mettendo la realtà odierna. La fatica di credere, di avere una fede, la sfida di essere religiosi, la sfida di sperare nei veri reali valori, in questa vita per ora legata al tempo, si sta esaurendo forse perché i singoli, illusi dall’apparente potere delle moderne tecnologie, non si rendono più conto della precarietà del vivere e cadono nella tentazione della “massa”.

Il bisogno di pregare, la ricerca di un dialogo con chi ti ha messo qui nel tempo c’è ancora? I nostri padri l’hanno avuta.

Ai nostri giorni rimane vivo l’eterno sconvolgente dubbio. Ma Lui c’è? Ma Lui chi è? C’è veramente o lo abbiamo inventato noi? Il bisogno di avere una spiegazione di questo immenso bellissimo, stupendo universo ci spinge ad essere noi i creatori di Lui per giustificare il creato?

E poi questo anelare all’eterno, in un modo tutto particolare, conduce alcuni a credere che forse sarà la moderna tecnologia a risolvere tutto. Ma poi noi invece finiamo per usare tanta tecnologia per suscitare sempre nuove guerre. Perché così immenso desiderio d’amore viene frustrato dall’odio?

Desiderio di infinito …. Ma nello stesso tempo immersi nella concretezza percepita dai nostri sensi sentiamo il bisogno di materializzare la Sua presenza, ma s’ha a che fare con un puro spirito. Qualcuno ha detto che Lui è nei fratelli, in quelli che soffrono, in quelli che ridono, in quelli che ci amano, in quelli che ci odiano, appunto in quelli che compongono il popolo. Eppure il bisogno di invocarlo c’è; in particolare quando la memoria ci richiama le persone amate che ci hanno lasciato. Tutta la religione cristiana ha sentito il bisogno di rendere concreto il concetto di Dio e lo ha fatto incarnare in Gesù. Ed è sulla incarnazione che si fonda la coraggiosa sfida della fede che altri credo non possono ammettere.

Ora saper avere molto coraggio per aver fede è importante, ma altrettanto importante è avere molta, tanta speranza per attendere che le nostre Chiese sappiano ritrovare il loro popolo. Sperare che i suoi uomini vengano ispirati a trovare la via giusta, a imboccare la porta giusta per superare le grandi difficoltà che ci sovrastano.

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