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Società

TENEBRE

EDOARDO ZIN - 13/12/2019

luceOltre la collina che la luna sagoma marcatamente, si vede il Monte Rosa innevato. La notte avanza e con essa anche il freddo dell’inverno. Buio, freddo. Il cielo sparisce e vorrei coccolarmi alla luce soffusa e al caldo del camino per gustare la gioia che scaturisce dal piacere nel fissare la brina del prato e sentirmi protetto dalla mia casa calda.

Ma come non poter pensare al buio e al freddo che circondano non le case, ma gli spiriti, gli animi dell’umanità nei nostri giorni? Tra la Cassandra che non fa altro che vedere i mali di oggi e il silenzio accondiscendente, preferisco parlare: non vorrei che si dicesse che i tempi sono bui perché ho taciuto. La famiglia è vissuta da molti come una pensione da cui si entra e si esce a piacimento, a tavola le chiacchiere della televisione sovrastano le parole che si dovrebbero condividere con il pane; la scuola e la cultura sono in caduta libera; l’economia ha perso di vista la felicità dell’uomo; la giustizia è una maschera e la compassione è un surrogato della giustizia; la politica non mantiene più la parola; i politici vedono solo nemici da accusare e non problemi da risolvere, credono che il male venga dagli altri e non sono capaci di scrutare la loro coscienza, rendono impossibili le buone relazioni perché proclamano solo odio e rancore e non si ha il coraggio di rispondere agli insulti con parole nette come sciabolate, picconano lo stato democratico e invocano i pieni poteri; la madre terra viene sfruttata e non si ha la forza di arrestare il suo depauperamento.

Tenebre coprono il pianeta: l’Europa si frammenta, si chiude, s’indebolisce esattamente come vorrebbero i terroristi perché assistiamo alla perdita dell’orgoglio delle nostre radici, della nostra cultura. Non posso pensare che il mio, il nostro paese si sottometta al delirio nazionalista e razzista. La Russia sorniona, l’America desiderosa di predominio, la Cina rivale si fronteggiano. I diritti fondamentali della persona vengono schiacciati in Brasile, Venezuela, Cile, Bolivia, Turchia mentre continuano soffiare gagliardi i venti di guerra in Iran, Irak e Siria.

La mancanza di solidarietà si ripercuote già su di noi stessi; il consumismo ci ha riempito di cose superflue che accentuano il nostro vuoto e il nostro smarrimento.

Contro questo offuscamento dovuto all’avversione occorre un sussulto di benevolenza fatta di incontro, di dialogo, di apertura, l’esatto opposto di certe tendenze ideologiche insipide, ingrigite, flaccide, insignificanti.

Dovrei essere come mio nipote che presta più attenzione a ciò che faccio che a quello che dico. Guardando forte alle vicende del mondo, gridando di dentro la mia indignazione contro i tradimenti dell’uomo, accettando l’incertezza dell’oggi, devo obbedire alla Parola che si manifesta nell’avvenimento e allora la profezia scoppierà nel mio interiore e si manifesterà nel mio impegno.

“Giovanni venne come testimone per dare testimonianza alla luce perché tutti credessero per mezzo di lui”. È la luce che scandisce le stagioni: fioca in questi giorni, più chiara in primavera e sfolgorante in estate.

Ma c’è una luce che non si affievolisce mai: la Parola di Dio che prende carne in suo figlio, il Signore Gesù. È la Parola che brucia, talvolta inquieta e scardina, spesso riscalda e illumina. Quel Giovanni Battista, che ci è stato presentato due domeniche fa da Matteo come un profeta, Giovanni l’Evangelista ce lo presenta ora come il testimone, cioè colui che racconta un fatto che ha visto e che ci tramanda attestandolo con la sua presenza. È colui che dà voce a un evento che non tutti hanno visto e che con la sua presenza attualizza il presente. Viviamo in un momento in cui ci mancano i testimoni, coloro che con la loro vita ricca di significato possono dare un senso alla vita di tutti. Andiamo alla ricerca di testimoni, del loro esempio perché abbiamo bisogno di certezze, di punti fissi, di stelle polari che illuminino il nostro cammino.

Giovanni Battista non è la luce, egli testimonia la luce. Non testimonia sé stesso. Anche oggi spesso la gente non ha fiducia in coloro che testimoniano solo la loro corsa all’esito personale, all’interesse privato, al privilegio come fanno certe classi dirigenti.

Talvolta costoro si affannano a cambiare pensiero a seconda dell’aria che tira, mentre dovrebbero cambiare lo stile di vita che si esprime in esempi; come pure la vacuità del pensiero che alberga in certe scatole craniche dovrebbe essere sostituita da pensieri che diventano principi di vita significativa e di buona pratica. È la coerenza tra quello che dice e quello che fa che costituisce un testimone.

Colui che grida: “Sono io la verità!” “Sono io la giustizia!” non testimonia la luce della Verità e della Giustizia, ma solo la sua vuota loquacità e non fa altro che frammentare, dividere, parcellizzare, mentre il vero testimone porta tutto a unità. Ed è l’unità che conduce alla sobrietà di vita, all’essenziale, alla speranza.

La Parola di Dio – “il Verbo che si è fatto carne” – si riduce in questo caso a dottrina, a morale, ad un elenco di precetti da osservare piuttosto che a un criterio dirompente rispetto al quale decidersi fino in fondo. Si riduce alla conservazione di una società “sacralizzata” dove domina la pia pratica piuttosto che la fede.

Che significato ha stanziare soldi pubblici per allestire i presepi, anche semplicemente come segni della nostra cultura, se poi calpestiamo la cultura dell’accoglienza e dell’ospitalità e disprezziamo coloro che sono stati “scartati”, ma diverranno testate d’angolo?

Dio nessuno l’ha visto, ma Gesù – che è Dio come il Padre – è venuto ad “abitare fra di noi” ed è nei suoi occhi che hanno scrutato, nelle sue mani che hanno accarezzato, nei suoi sentimenti di stanchezza, di pianto, di gioia, nelle sue passioni che lo hanno portato a condividere le pene, le malattie, la paura, la morte, nei suoi orizzonti che le donne e gli uomini della Palestina, venti secoli fa, hanno intravisto Dio.

Sentiamo già aria di Natale. L’inverno ci riserverà giornate di sole o continuerà rigido o ci donerà quella nebbia che lascia uno strato di vapore gelato, il vento che forse soffierà anche nella notte santa sarà segno della Parola che si svuota per ritornare a sé, piena dei nostri propositi buoni. Allora saremo tutti testimoni della Parola.

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