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Ambiente

MOTOCROSS PIRATA

ARTURO BORTOLUZZI - 13/12/2019

Motocross pirata nei Colli euganei

Motocross pirata nei Colli euganei

Quando il motocross è una pratica che viene svolta in luoghi dove non è consentita (dalle vigenti leggi regionali), si verificano problematiche dal punto di vista ambientale risolvibili solo con ingenti spese che spesso non vengono assunte. Scriviamo di erosioni che poi con l’acqua piovana si allargano a dismisura diventando delle lesioni che sempre più spesso deturpano il nostro ambiente.

Questo non è il solo problema, chi pratica questo sport, in maniera vietata, gira senza targa (non può quindi essere identificato), è quasi impossibile da fermarsi e quando ciò accade è scortese e qualche volta violento. Le Gev (Guardie ecologiche volontarie) che svolgono il servizio di controllo, sono assai poche e riescono a infliggere contravvenzioni che non riescono però a risolvere il problema che di anno in anno diviene più grande.

L’anno scorso, dopo lettere ricevute dalle Gev del Piambello avevamo scritto per la terza volta all’assessorato alla Tutela ambientale della Regione Lombardia e ci era stato risposto da un dirigente competente che erano i “comuni” che avrebbero dovuto controllare che il motocross fosse svolto in maniera consona alla legge. Ebbene anche quest’anno siamo a scrivere alla Regione, per la quarta volta, chiedendo di assumete nuovi provvedimenti legislativi.

 Da quanto possiamo essere informati, tutti gli enti delegati (Vigili e Gev) non sono assolutamente in grado di poter badare al problema.

C’è poi anche la questione turistica. Se abbiamo la fortuna di poter avere boscaglie con una sentieristica di grande attrattività, ciò è anche grazie ai finanziamenti corrisposti dalla Regione Lombardia. Riteniamo che quindi la stessa non debba consentire sia che i sentieri e la fauna selvatica, possano venire compromessi dalle motociclette e anche che possano venir spaventati o infastiditi dai rumori i turisti che si attraggono con fatica nelle nostre terre.

Poniamo ora quale testimonianza estesa a supporto della nostra preoccupazione, quanto scrive “La Prealpina” del 16 novembre scorso che a pag. 23 così diceva: “Nei giorni scorsi, le Gev che rientravano in tarda mattinata da un servizio di controllo nei boschi, hanno fotografato un gruppo di sei motocrossisti che, in sella a moto non targate, percorrevano via Matteotti, in pieno centro Arcisate ed hanno poi imboccato una strada laterale in direzione del Passo del Vescovo”. Il giornale cita anche le parole del responsabile delle Gev del Pianbello che riferisce: «È la conferma del fatto che ci sono motociclisti, molti provenienti da fuori provincia, convinti di poter fare tutto quello che vogliono. Ce ne siamo resi conto durante i controlli che effettuiamo costantemente nei boschi. Spesso i motociclisti non si fermano all’intimazione delle nostre guardie e cercano di non essere identificati, anche circolando con targhe contraffatte».

 Durante i controlli è capitato che le guardie si siano dovute confrontare con reazioni inattese, a rischio della loro incolumità. Per questo sono state dotate di bodycam, piccole telecamere da indossare, che consentono di riprendere quanto accade. «La pratica abusiva del motocross, con moto da enduro e quad, continua a essere diffusa – conclude il responsabile delle Gev – senza rispetto dell’ambiente e della fauna, ma anche creando disturbo e mettendo a rischio l’incolumità degli escursionisti. Da inizio anno abbiamo fatto 37 verbali di accertamento per il motocross nei boschi».

Questa situazione non penso possa non obbligare la Regione Lombardia ad assumere provvedimenti atti a difendere il turismo e soprattutto i boschi a nord della Lombardia, impedendo che gli stessi possano essere frequentati sia dal motocross sia dalle biciclette con pedalata assistita che infastidiscono anche il camminare già nei sentieri di montagna. Scrivere quindi da parte della Regione che anche solo con l’intervento delle Forze locali di controllo si possano arginare i problemi lamentati da me e dagli organi di informazione è estremamente riduttivo e occorre che vengano assunti provvedimenti legislativi che ora, proprio, non ci sono ragioni per non assumere, anche per una effettiva tutela degli interessi regionali nonché dei principi evidenziati dal testo unico dell’ambiente: azione ambientale, sviluppo sostenibile.

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