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Apologie Paradossali

REGALI

COSTANTE PORTATADINO - 20/12/2019

regali(S) Temi pesanti per l’Apologia che precederà il Santo Natale? Potrebbe essere un’idea. Ci sarebbe il tempo per digerirli, visto che ci sarà un intervallo più lungo. Per esempio la risposta di Andrea Riccardi a Ruini sul nazionalismo cattolico e sul dialogo con la Lega salviniana. Oppure il fallimento della conferenza di Madrid sul clima.

(C) No, Di pesante, basta il pranzo, che nella sua pesantezza è giustificato solo dalla tradizione popolare, non da quella ecclesiale.

(O) Allora parliamo di regali, magari impossibili o almeno, difficilissimi. Quelli che vorresti facessero a te, quelli che tu vorresti fare al mondo, che i potenti dovrebbero fare al mondo e così via.

(C) Un tema onirico, da sogni ad occhi aperti.

(S) Che potrebbe rivelarsi un incubo; Dickens ha torturato così il suo personaggio, Scrooge, facendogli sognare il Natale passato, presente e futuro.

(O) Non ti piace? Ti senti un po’ simile a Scrooge? Hai paura di essere spinto a un cambiamento?

(S) Sono io che devo cambiare? Non è piuttosto il mondo intorno a me e te che cambia anche troppo velocemente? Se fosse lecito domandarlo a Zeus, a differenza dei filosofi eleati che consideravano miracolosa la possibilità di un cambiamento, chiederei il dono di una sosta.

(O) Ecco il primo dono, lo facciamo ai Varesini, l’apertura definitiva del parcheggio di via Sempione.

(C) Di sosta in sosta, la chiedo anch’io per i Comeriesi: un’area di sosta per le messe meno fradicia e fangosa del campetto dell’oratorio.

(S) Sciocchi! Ben altra sosta intendevo. Liberarci dall’illusione del progresso e avere il tempo di capire il presente, non correre a voler modificare le regole istituzionali, le cosiddette regole del gioco, soprattutto la legge elettorale, come vuol fare ad ogni momento ogni partito, nella speranza di trarne beneficio.

(C) Forse si potrebbe cominciare a fermare la girandola di elezioni più o meno significative, regionali, comunali, nazionali eccetera, per non dire di esiziali referendum, spesso incomprensibili. E non parliamo di quelli Rousseau! Non chiamiamolo ‘election day’, perché un altro dono per tutti gli Italiani sarebbe ridurre l’abuso di inutili termini inglesi, ma un bel ‘giorno elettorale’ in cui riconcentrare tutte le elezioni regionali e locali ridonerebbe un po’ di pace a tutti quanti e farebbe lavorare meglio e di più quel povero Parlamento, oggi ridotto ad alzare la manina per approvare senza fiatare cosettine come la legge di bilancio.

(O) Non dimentichiamoci dell’emergenza climatica. Che cosa regaliamo a Greta Thunberg? Già lei ci ha regalato una speranza di futuro e una spinta all’impegno; come ricambiamo?

(S) Non stupitevi di quello che dico, lo sapete che la penso diversamente. Io le regalerei i libri di scuola, che ha trascurato da un po’, e un po’ di quella serenità che deriva da sapere che la salvezza del mondo non dipende da me, anche se i giornali americani fanno di tutto per farlo credere.

(C) Ai giornalisti del Corriere e del New York Times, che hanno confezionato un numero speciale di ‘Sette’, una ‘ Global Agenda 2020’ intitolata ‘Turning Points’ (che vorrebbe dire, credo: PUNTI DI SVOLTA), in cui compaiono grafici e articoli di autentico terrorismo climatico, regalo l’articolo del professor Pedrocchi, che spiega come le colpe della vituperata CO2 di origine antropica nel cambiamento climatico siano molto modeste e che da un lato occorre studiare per capire le vere cause, dall’altro è meglio investire risorse per adattarci al cambiamento piuttosto che sprecarle in investimenti sbagliati.

(S) Venezia, dunque, potrà avere il suo grande regalo, il Mose?

(O) Lo speriamo tutti.

(C) Ma speriamo che basti, perché, concepito troppi anni fa, potrebbe non arginare fenomeni ancora più severi dell’ultimo.

(O) Veniamo all’altra grande malata, bisognosa di grandi regali, l’Europa.

(C) Difficilissimo trovare il regalo giusto, sia che si parli di quella realtà spirituale, erede di Roma, della Grecia e di Gerusalemme, che ha le sue radici, misconosciute, ebraico-cristiane, chiamiamola Civiltà Europea; sia che ci si riferisca alle varie istituzioni raccolte sotto il nome UE, Unione Europea.

(O) Che cosa si può regalare alla prima? Che cosa si può regalare alla propria madre se non un segno di riconoscenza? La fiammata metaforica che si accesa con il rogo di Notre-Dame si è subito spenta. La Civiltà Europea ha bisogno di qualcosa di eccezionale; ecco ha bisogno di un SANTO EUROPEO, una persona, uomo o donna di statura e di cultura europea. Da anni non ne abbiamo più, o forse non sappiamo riconoscerli. Ne abbiamo avuti molti, da san Benedetto in poi, ma dall’Illuminismo in poi l’orizzonte della santità sembra essersi ristretto a confini e culture nazionali. Il mio dono all’Europa spirituale sarà la preghiera a Dio che faccia sorgere un Santo o una Santa Europea.

(C) C’è una figura che si avvicina molto al tuo ideale, anche se non so se abbia le caratteristiche che lo rendono idoneo al processo di canonizzazione e nemmeno se sia stato mai proposto: si tratta del teologo Hans Urs von Balthasar. La sua opera è stata soprattutto culturale, quindi limitata, all’inizio, ad una cerchia ristretta di persone. Però sarebbe il fondamento solido di un edificio spirituale comune.

(S) Per l’Unione temo dobbiamo avere ambizioni più contenute. Mi accontenterei di una vera democrazia europea, il cui fondamento non può che essere il Parlamento. I meccanismi di formazione della azione politica dell’UE, sempre debole e frammentaria, passano formalmente attraverso Consiglio e Commissione, materialmente invece dalla dominanza delle politiche di Francia e Germania, come sostenute dai rispettivi governi nazionali; causa non ultime della Brexit e dei cosiddetti sovranismi. Il dono auspicato sarebbe quello di un leader, contemporaneamente carismatico e parlamentare, che sappia parlare alla gente e agire dentro il Parlamento Europeo per bilanciare le forze centrifughe dei nazionalismi e quelle accentratrici dei governi più forti.

(O) Fermiamoci qui. Abbiamo sognato troppo perfino per uno come me. Nessun Santa Klaus porterà doni adeguati a Boris Jonhson o a Trump, a Bolsonaro o a Putin. Il Natale un po’ simbolico e un po’ commerciale ha contagiato anche Stati e Popoli pochissimi cristiani, ma nessun dono di sapienza arriverà a Xi Jinping o a Kim Jong Un, ai sauditi agli ayatollah e all’ISIS, ai due contendenti della Libia o a Boko Haram. Sto per diventare pessimista, mi devo aggrappare alla certezza che il Bambino che nasce ha promesso che porterà la pace in terra agli uomini che Dio ama. Non so come e quando lo farà, ma siccome vedo che anche gli atei più convinti ci sperano pur senza crederci, dico a me stesso e ai cristiani che il dono più bello che potremo ricevere la notte di Natale è la FEDE.

(S) Sebastiano Conformi (C) Costante (O) Onirio Desti

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