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Spettacoli

GOSPEL, UNA MAGIA

BARBARA MAJORINO - 20/12/2019

greensleevesSe si pensa al gospel, la prima immagine che viene in mente è il coro di suorine scatenate in “Sister Act” o i canti natalizi nelle chiese di Harlem. Ma anche ai “Blues Bothers” nella chiesa in cui James Brown in veste di prete, tenne la sua trascinante predica, scatenando un giubilante putiferio di fedeli. Ma il gospel è molto più di questo. È una musica che proviene da lontano, dagli schiavi africani, un canto di sofferenza, ma anche di gioia e di speranza. Un canto di origine popolare afro-americana su temi evangelici sviluppatosi in America nel 19simo secolo. Letteralmente “God’s spell“, ossia “Parola di Dio“, e cioè Vangelo. I testi infatti si ispirano alla Bibbia, alle preghiere e al Vangelo.

La popolarità di questo genere si deve al fatto che, da quel momento in poi, gli schiavi iniziarono a spostarsi dagli stati del sud alle grandi città del nord, diffondendo la loro musica.

Uno dei padri del gospel riconosciuto da noi oggi è Thomas Dorsey che ha composto le così dette “gospel songs” ispirate alla parola di Gesù e alla vita quotidiana, spostando l’attenzione dagli inni al Signore verso l’individuo e la sua fede. Gospel è simbolo della sopravvivenza degli schiavi afroamericani. Gospel è la storia di un popolo. Ma gospel è anche l’orgoglio di una comunità.

Per assistere oggi a una messa gospel, raccomandano di partire per New York e fare visita alle chiese cristiano-battiste di Harlem come la Canaan Baptist Church, la Convent Avenue Baptist Church o la Greater Hood Memorial AME Zion Church. Un’ esperienza imperdibile. Le chiese battiste, metodiste, avventiste frequentate dai neri, offrono lo spettacolo degli Holy rollers (i santi rollanti, santi dondolanti). Il termine descrive la danza, lo scuotimento o altri movimenti dei partecipanti alla messa che sembrano muoversi in stato di trance, sotto l’estasi religiosa, e sotto l’influenza dello Spirito Santo.

Praticato dai grandi cori di chiesa, il gospel cominciò a essere codificato tra gli anni 1920 e 1940, in uno stile che fondeva le tecniche del blues a elementi di derivazione jazz. A differenza dello spiritual, il gospel è caratterizzato da un testo di carattere soggettivo, dall’accompagnamento di strumenti e da una consistente intensità ritmica, fino a contaminarsi via via con il blues, jazz, soul e rythm & blues. Lo spiritual è un canto religioso che si diffuse negli Stati Uniti tra la fine del Settecento e per tutto l’Ottocento attraverso le work song (i canti del lavoro), diventando una delle forme più rappresentative della cultura musicale afroamericana. Musicalmente più disadorno del gospel, era cantato da un coro a cappella con il solo accompagnamento del battito di mani.

Le origini del gospel non sono certe in quanto si tratta di un genere musicale di origine popolare, tramandato oralmente. Gli studiosi e gli appassionati di musica sostengono che detto genere, trae origini dai salmi cantati nelle Chiese protestanti scozzesi.

Agli inizi del Novecento gli schiavi afro-americani, dopo avere ascoltato lo stile con cui i salmi venivano cantati nelle chiese, iniziarono a intonare canti con lo stesso ritmo e la stessa struttura per allietare il loro lavoro. Spesso le canzoni continuavano a lodare Cristo e a trasmettere il suo messaggio, il quale portava sollievo e speranza alla difficile condizione di schiavitù e sfruttamento dei neri in America. Tuttavia, lo stile con cui venivano riprodotti i canti era ogni volta nuovo e originale e si mescolava con gli stili tipici dei canti spirituali della musica africana. Con il passare degli anni, anche i predicatori protestanti iniziarono ad apprezzare il genere che, nonostante traesse origine dalla struttura dei salmi scozzesi, si proponeva in una veste del tutto nuova e decisero di accompagnare le loro predicazioni con questi canti, unendovi spesso stili appartenenti al jazz, al blues e al boogie woogie e nuovi strumenti musicali, come le percussioni e gli strumenti a fiato.

Negli anni ’40, nacquero i primi quartetti e gruppi gospel, che divennero poi cori numerosi, iniziando a spostarsi da una chiesa all’altra per far conoscere i nuovi canti religiosi.

Dappertuttto erano molto richiesti e apprezzati. Negli anni ’60, Joe Bostic compose un nuovo coro gospel e un pezzo, diventato poi famosissimo in tutto il mondo e rappresentativo del genere: “Oh Happy Day”, più volte reinterpretato anche da noti artisti, come Ray Charles. Del resto dai cori gospel delle chiese sono nati molti artisti famosi, vere e proprie genialità canore come Sam Cooke (considerato il re del soul), Aretha Franklin, Smokey Robinson, Tina Turner, Al Green, Dionne Warwick.

Tina Turner, all’età di dieci anni canta già nel coro della chiesa della sua città, dove il padre, Richard, è pastore. Aretha Franklin, figlia di padre predicatore battista già famoso a livello nazionale, canta con le sue sorelle durante le funzioni religiose domenicali, accompagnandosi al piano. Dionne Warwick iniziò cantando nella chiesa della sua cittadina del New Jersey nel gruppo di famiglia, composto da sua madre, le sue zie e i suoi zii. Dopo avere iniziato a cantare anche come voce solista, forma un vero e proprio coro gospel con sua sorella e sua zia: le Gospelaires.

 Al Green è un pastore compositore musicista-cantante oggi apprezzato anche in musica profana. Sam Cooke era figlio di un ministro della chiesa battista ed esordì coi gospel, prima di passare alla musica soul e pop. Le citate grandi stelle, dalle chiese presero l’avvio per i vari palcoscenici del mondo cimentandosi in tutti i generi musicali, incrementando coi loro successi, gli incassi delle grandi case discografiche. Resta tuttavia evidente la loro cifra “soul” (parola che guarda caso significa “anima”).

Il gospel è andato sempre più arricchendosi con balli, battiti di mani e con strumenti a percussione, presentandosi ai giorni nostri come un genere coinvolgente e appassionante.

 In Italia, vi sono numerosi cori Spiritual e Gospel ormai sempre più patrimonio diffuso per tutti e non solo per gli afroamericani, e chiunque è interessato può fare una ricerca su internet per conoscerli meglio e per assistere alle loro esibizioni. Inoltre, gli appassionati di questo genere possono cercare i Cd, nei negozi di dischi (famosa fu l’etichetta Motown che arruolò una bella scuderia di artisti gospel).

Anche nella nostra provincia c’è il Greensleaves Gospel Choir che ha portato e porta i suoi suggestivi concerti un po’ ovunque, allietando questo periodo natalizio.

 L’Accademia Solevoci di Varese dispone di un laboratorio di educazione musicale nel quale si formano e si preparano cori gospel. Soprani, tenori, contralti creano una polifonia armoniosa che fa pensare proprio al concetto religioso di Uno e Trino. Nessuno nel coro deve sopraffare e prevaricare l’altro, per non spezzare questa unità (pur nella diversità) polifonica.

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