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Noterelle

VUOTO DA COLMARE

EMILIO CORBETTA - 17/01/2020

ricordiCostretto da eventi terribilmente dolorosi, un mio amico deve cambiare casa e quindi deve disfare quella in cui ha passato tanti anni. Tra le sue dita ora stanno passando innumerevoli ricordi di vita trascorsa e il suo intimo viene dilaniato (non è una esagerazione) da grandi ondate di malinconia angosciante e nostalgia intensa.

È una grande esperienza vissuta da molti, purtroppo, quando la fine colpisce e distrugge una coppia che è stata sempre unita. Ci possono essere figli e nipoti ad alleviare la sofferenza ma il “dramma” è avvenuto, i ricordi ci sono.

Per lui il nucleo della famiglia si è sciolto e lui sta rivivendo, non solo nei suoi pensieri ma con concretezza, i momenti del tempo trascorso in tutti i suoi aspetti: ore o giorni favolosamente belli, dolci, oppure duri, di prova, periodi banali, periodi di grandi eventi.

In vita noi tutti abbiamo vissuto dolori, dolcezze, felicità ma non sempre abbiamo la possibilità di riviverle nel ricordo perché la spietata biologia minaccia la vita dei nostri neuroni e tanti momenti passati vengono cancellati inesorabilmente dalla nostra memoria. In generale permangono i ricordi più lontani, meno i più recenti. Fenomeno naturale benefico o crudele? Perché questo oblio di momenti fantastici o dolorosi di vita?

In certi casi la crudele biologia è così intensa da cancellare tutti i ricordi e tutto diventa solo una sequela di momenti a sé stanti cancellati subito, per cui un volto, una voce non sono più riconoscibili. Questo fenomeno ci difende dalla paura, dal terrore del vuoto che ci attende? Dal vuoto siamo stati chiamati dall’amore dei nostri ed ora stiamo ritornando verso un vuoto? Oppure questo oblio ci difende dal dolore suscitato dai ricordi legati al filo della vita che si è spezzato?

Se, al contrario, veniamo risparmiati da questa patologia, resta viva la memoria dei dolori passati, come le angosce vissute per la salute o la vita di un figlio, oppure più dolcemente si rammentano momenti vivi afferrando un vecchio giocattolo, uno sgualcito quaderno, un logoro golfino rimasto nel cassetto che ancora lascia uscire profumi di stagioni passate. Talvolta si resta dolorosamente attoniti davanti ad un foglio scritto, ad un libro sgualcito, ad un semplice cucchiaio, ad un vaso, ad una penna che “lei” o “lui” hanno usato: oggetti ancora esistenti mentre loro non ci sono più. Freddi oggetti concreti, senza anima che restano, noi invece non possiamo restare, dobbiamo sparire, tornare nel vuoto.

Il gioco della luce dei giorni appena passati, che abbiamo festeggiato legando il ricordo della nascita del Cristo alla festa pagana del solstizio d’inverno, ci mostra un risorgere della vita. Le stagioni ritornano su questa maltrattata crosta terrestre, noi invece passiamo con dentro il nostro grande desiderio d’infinito.

E adesso un altro momento di vita contrastante con il soffrire del mio amico: hanno rubato il cellulare ad un adolescente a me vicino. Grandissima delusione nei suoi occhi, dolore evidente, rabbia contro il ladro, ma più di tutto rincrescimento per la scomparsa degli eventi contenuti nella memoria elettronica di quel moderno oggetto che mantiene nel suo interno, in modo fragilissimo, siamo d’accordo, momenti da noi vissuti, quindi momenti di noi.

Sconcerta constatare che il freddo oggetto, che vive con i flussi di elettroni mossi dalle nostre dita, ha dentro immagini, istanti di vita, pensieri, voci della “nostra vita”. Vita fragile la nostra, come il correre di quegli elettroni sui concreti circuiti di frammenti minerali che riescono a costruire una memoria parallela alla nostra. È una osservazione che fa tremare sulle future possibilità di questi strumenti.

Accantoniamo ora questi pensieri; le due esperienze si uniscono: il ricordo sofferente della nostra labile vita legata agli oggetti concreti del tempo già vissuto, il dolore per la perdita degli eventi registrati che rischiano di cadere nell’oblio, almeno in parte.

Viene da chiederci: noi viviamo per avere un passato o siamo qui per un avvenire? La speranza ci fa anelare al futuro che non sappiamo dove e come sarà ma che desideriamo intensamente. Il ricordo è sacro e dove possibile va conservato, ma è da proiettare nel futuro perché il vuoto possa essere colmato.

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