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Politica

LA VOLPE E L’UVA

MANIGLIO BOTTI - 31/01/2020

volpe“Houston abbiamo un problema!”. L’avesse pronunciata Stefano Bonaccini la frasetta famosa, alla mezzanotte della scorsa domenica, magari all’indirizzo del segretario piddino Nicola Zingaretti, il problema sarebbe stato davvero grosso. Voleva dire che la “navicella” del centrosinistra stava per schiantarsi, cioè che si sarebbe schiantata da qualche parte dell’Emilia-Romagna.

Invece no. Il grido d’allarme dell’Apollo 13 è risuonato da subito nelle orecchie del segretario leghista Matteo Salvini, in qualche saletta di via Bellerio a Milano dov’era accesa la tv, dalle parti della signora Meloni già pronta a ogni evenienza con lo scafandro d’astronauta, dinanzi alla “candidata per caso” Lucia Borgonzoni, che magari s’aspettava sì un testa a testa con Bonaccini con uno scarto minimo, ma non un distacco incolmabile di quasi otto punti, un distacco mondiale come quello tra Coppi e il belga Derijcke ai campionati di ciclismo del 1953.

Salvini ha un bel mostrarsi disteso e rilassato, tipico della volpe della famosa favola di Fedro che nonostante i balzi non era riuscita a sfiorare il grappolo d’uva, giudicandola infine acerba. Ma non inganna chi ha discreta memoria. La sconfitta sulla quale aveva puntato sé stesso, tutto il suo savoir faire selfista, baciando caciotte, prosciutti e culatelli come fossero visetti di bimbi, stabilendo già i programmi di un futuro e rapido rientro al Viminale, se non addirittura a palazzo Chigi, brucia. Il sogno, checché ne abbia detto con noncuranza, s’è infranto sulle colline o sulle spiagge, su “un villaggio, una campagna” che ride (o piange) al cuore, “il paese dove (andando) ci accompagna l’azzurra vision di San Marino”, come dice il poeta.

Dall’altra parte – leggi Bonaccini e il Pd – ci si frega le mani dalla gioia per lo scampato pericolo. Anche se oggi non ci si dovrebbe dimenticare che quelle mani sono piene delle scagliette di sardine. Perdere o – soprattutto – vincere non avrebbe senso se non si fa davvero mente locale ai problemi veri di gestione della regione per antonomasia – il Fort Alamo del centrosinistra – e del Paese. Se Matteo Salvini e l’oscura signora Borgonzoni sono arrivati a insidiare un potere consolidato di cinquant’anni, senza dire dei vent’anni e passa precedenti dove già s’erano gettate le basi del potere rosso, ci sarà pure una ragione. E non solo, probabilmente, quella di un cambiamento purchessia.

Le risposte e le premesse di lavoro vengono proprio da quei siti indagati anche dai canali rampanti delle tv, nazionali e “private”: le strade e i quartieri di periferia, i bar frequentati dai pensionati disillusi e stangati, le astanterie dei pronto soccorso degli ospedali, le piccole imprese artigiane… Quella perenne puzza sotto il naso da Marchese del Grillo (io so’ io e voi nun siete un ca… volo), quell’arietta sempre ben corroborata da primi della classe che per lungo tempo, troppo tempo, ha soffiato nei corridoi di Pci, poi Pds, poi Ds, poi Pd ecc.ecc. qualche fastidio reumatico l’ha creato. Se lo si nega – ne dovrebbero sapere qualcosa anche le sardine desiderose di guizzare in un mare più pulito (depuratori a parte) – alla prossima occasione la navicella dell’Apollo 13, che oggi, è riuscita tornare sulla terra, finirà chissà dove.

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