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Attualità

SINDROME DI ANNIBALE

CESARE CHIERICATI - 31/01/2020

I lavori al ponte di via Giordani

I lavori al ponte di via Giordani

Buona parte dei varesini hanno con i lavori migliorativi della loro città un rapporto schizofrenico, nel senso che si vuole una cosa e il suo contrario contemporaneamente, ovvero la classica botte piena e la moglie ubriaca. Grandi auspici e giuste lamentazioni si levano di tanto in tanto invocando una Varese più razionale, meno auto dipendente, più accettabile e confortevole grazie al rifacimento delle sue aree nevralgiche in endemico, colpevole abbandono. Non appena però dalla teoria si passa ai fatti, dopo iter sfiancanti e intralci burocratici di ogni genere, ecco alzarsi il grido di dolore di chi è fatalmente toccato e quindi infastidito dai rumorosi e polverosi cantieri che si aprono, dalla riduzione momentanea di qualche parcheggio, da contraccolpi temporanei sulle proprie attività.

È allora che lettere ai giornali, dichiarazioni e interviste si sprecano come se Annibale fosse alle porte, un giorno sì e l’altro anche. Sui media cittadini si spendono titoli da ultima spiaggia, da day after prealpino come quello di domenica scorsa relativo ai lavori di rifacimento e allargamento del ponte di via Giordani che implicano, è ovvio, l’interruzione dell’arteria che collega Masnago alla strada lacuale. “Affari a picco, fate presto” il grido di dolore dal quotidiano locale che non manca mai di enfatizzare malumori di ogni tipo e di scambiare spesso la parte per il tutto.

In realtà dopo anni di discussioni tra Comune di Varese e Ferrovie Nord si è finalmente arrivati a un progetto, entrato da poco in fase realizzativa – costo 920 mila euro – finanziato in parti uguali dai due enti. Sarà pedonale e veicolare con due corsie di 3,5 metri ampie dunque abbastanza per consentire il passaggio di due autobus in contemporanea. Ovvio che ci siano un po’ di problemi per bar e attività produttive della zona per i cinque mesi di lavori previsti. Giusta e comprensibile pertanto una certa apprensione per i tempi sempre incerti dei cantieri pubblici e privati, senza dimenticare però alcuni gravi incidenti del passato propiziati proprio dal fatto che la strada, dopo una sommaria riqualificazione di un quindicina di anni fa, è diventata un collegamento vitale per evitare l’attraversamento della città; di conseguenza l’antico ponticello a senso unico alternato è un nodo da sciogliere al più presto. Del resto proprio la sua pericolosità, alla vigilia dei mondiali di ciclismo del 2008, indusse i commissari dell’UCI, Unione ciclistica internazionale, a chiedere agli organizzatori varesini di stralciare via Giordani dal circuito iridato. Infatti il tracciato della gara venne deviato su via Campigli per scendere alla Schiranna e risalire poi dai Ronchi. L’itinerario che quasi obbligatoriamente devono scegliere oggi gli automobilisti per dribblare il centro cittadino sia in discesa sia in salita. Con una pressione non indifferente sul traffico di Casbeno già peggiorato di suo da un ripensamento cervellotico della viabilità in zona Coop – cimitero realizzato un paio d’anni fa.

Comunque sia i varesini devono armarsi di vigile pazienza in questo 2020 che vede finalmente ai nastri di partenza alcune opere decisive per il miglioramento della città: il nuovo svincolo Esselunga con largo Flaiano in fase di realizzazione già avanzata; la riqualificazione di Piazza Repubblica con il ritorno del mercato, la rianimazione della vecchia ex Caserma Garibaldi con il Teatro Openjobmetis che offre la sistemazione a verde della squallida piazzetta antistante l’ingresso; il recupero e la rigenerazione della grande area delle stazioni ferroviarie di cui in più occasioni si è parlato su queste pagine. Alcuni disagi vanno messi in conto senza gridare “al lupo, al lupo” ogni qua volta gli interventi andranno a collidere temporaneamente con gli interessi di residenti o di categorie commerciali. Augurandoci tutti, è ovvio, che, come si diceva una volta, il tempo sia galantuomo e ci riconsegni una città più decorosa, bella e funzionale rispetto a quella a cui ci si è rassegnati nei lunghi anni dell’abbandono e della trascuratezza.

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