Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Quella volta che

PASSIONE TEATRALE

MAURO DELLA PORTA RAFFO E MASSIMO LODI - 07/02/2020

salerno_rame-Caro Mauro, quella volta che…

“Caro Massimo, quella volta che Enrico Maria Salerno decise di far l’attore. A Varese”.

-Come mai a Varese?

“Perché qui abitava lui. E qui Franca Rame. E qui Franca lavorava con la compagnia di famiglia. E qui Enrico Maria s’innamorò di lei”.

-Sul palcoscenico…

“Prima d’apparire sul palcoscenico. Si convinse a salirvi dato che ci saliva lei. Aveva un modo per conquistarla: dimostrare di condividerne la passione, cioè il teatro”.

-Impresa riuscita?

“Fino a un certo punto. Ci fu chi riuscì agli occhi di Franca più ammirabile di Enrico Maria. Era Dario”.

-Dario Fo…

“Appunto”.

-Ciò che indusse Salerno al ritiro amoroso…

“Per quante carinerie avesse potuto esibire, non sarebbe riuscito ad andare al di là del Fo”.

-Parliamo d’un attore più bravo dell’altro. E qui da noi. Roba rara…

“Non alla fine degli anni Quaranta e neppure all’inizio dei Cinquanta. Roba usuale, a quel tempo”.

-Addirittura…

“Come no. Varese aveva una tradizione in materia. E aveva pure un teatro, naturalmente. Poi vennero meno tutt’e due, la tradizione e il teatro. Anzi, prima il teatro e poi la tradizione”.

-L’orribile epoca post bellica…

“Orribile sì. Giù il teatro, via i tram, eliminate le funicolari. Non ci sono parole…”

-I fatti però sì…

“I fatti peggiori degli ultimi decenni”.

-Un teatro dell’assurdo…

“Un amministrare assurdo. Ma teniamo botta a proposito di teatro. Merita il ricordo la figura, immensa, di Gianni Santuccio, anch’egli della partita di Salerno, Rame e soci. Intendendo per partita una genìa di fuoriclasse. Santuccio in giovane età fu il prim’attore del Piccolo di Milano, ideato da Grassi e Strehler. E anche figura di spicco nel cinema. Un esempio: Elio Petri lo scelse nel cast di ‘Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto’ con Gian Maria Volontè. Non so se mi spiego”.

-Ti spieghi benissimo. Ma dove ci sono dei campioni c’è una squadra. Voglio dire: un humus in cui attecchire e che fa germogliare il meglio…

“L’humus era l’ambiente in cui dare ospitalità al gusto della recitazione. C’erano i teatri di periferia, luoghi al tempo stesso dell’apprendimento e dell’esibizione, metaforiche palestre di qualità con istruttori accreditati. E pubblico competente, in grado di giudicare, cioè promuovere o bocciare. Nel Luinese, nella Valtravaglia, altrove: il Varesotto era una fila di sipari. Alzati con regolarità, non tirati su una volta e poi ciao”.

-Seguì il decadimento. Motivo?

“Decadimento di Varese, non del suo intorno. La provincia ha resistito, il capoluogo ha ceduto. E qui ci metto un boh con esclamativo. Forse l’abitudine degli appassionati d’andare a Milano, e anche a Lugano, e chissà dove ancora. Non ho risposte esaustive: ho perplessità e basta, sulla mancata ricostruzione del teatro”.

-Sul valore di questo spicchio di storia dello spettacolo, la certezza invece c’è: prezioso…

“Assolutamente. Ma è un lingotto d’oro di cui nessuno cita ormai più i carati”.

-Ha prevalso la civiltà della bigiotteria…

“Ove per metaforica bigiotteria intendiamo l’incapacità di distinguere e comprendere. Di scegliere e proporre. E ovviamente di ricordare e custodire”.

-Commedia o tragedia?

“Farsa, amico mio. Farsa. Magra, per di più”.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login