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Pensare il Futuro

INTEMERATE SOVRANISTE

MARIO AGOSTINELLI - 14/02/2020

orologioHa creato molto scalpore un articolo del Financial Times del 4 febbraio scorso in cui si riferiva che il presidente degli Stati Uniti Trump ha espresso la sua rabbia “in termini lividi” in una chiamata a Boris Johnson nel giorno in cui il governo britannico annunciava la sua decisione di implementare nelle reti mobili britanniche la tecnologia cinese di Huawei per il 5G. Le obiezioni degli Stati Uniti erano già note anche perché il livore del focoso Donald era arrivato alle orecchie di Conte, di Salvini e della Meloni negli incontri diretti coll’irruente estimatore di “Giuseppi”.

Dopo la vittoria elettorale, Johnson aveva affermato che la “via da seguire” era quella di disporre di un sistema che “offrisse alle persone della Gran Bretagna i benefici che i consumatori desiderano attraverso la tecnologia 5G”. Ovviamente, si riferiva al sistema cinese, preferito anche da British Telecom e da Vodafone.

Il prestigioso giornale finanziario ha scritto in prima pagina che Trump era stato “apoplettico”, con una furia così esplosiva nella telefonata a Boris da essere avvertito con sgomento dai collaboratori del Primo Ministro al lavoro nella stanza accanto. Secondo queste testimonianze, il capo della Casa Bianca deve aver ribaltato, preso a parolacce, in sostanza scioccato l’inquilino di Downing Street.

Trovo divertenti ma più che altro inquietanti le rivelazioni del FT sul “cazziatone” per via telefonica. Il presidente americano era «fuori di sé» e ha esibito «una furia da colpo apoplettico» che ha “sbalordito i testimoni per la forza del linguaggio”. Che la questione 5G preoccupi enormemente gli americani non sorprende. Già il ministro della Giustizia William Barr aveva detto che «l’America e i suoi alleati» — ha detto proprio così — dovrebbero «attivamente considerare» l’opportunità di «una proprietà o presenza azionaria americana» in compagnie europee come Ericsson e Nokia, «o direttamente (da parte del governo Usa) o tramite un consorzio di aziende americane e alleate».

E qui sorgono spontanee alcune considerazioni su questi grandi leader sovranisti, populisti, conservatori — chiamateli come volete — e la loro «America First» e «Britain takes back control» e le varie versioni strapaesane come quella debordata dalla Padania. Ma insomma, vi arrangiate da soli o vi servono gli «alleati»? Da tre anni Trump fa a pezzi scientificamente le istituzioni multilaterali, intona il de profundis alla Nato, seppellisce gli accordi sul clima e sull’Iran, fa tutto da solo, e poi all’improvviso scopre che per difendersi dall’espansionismo economico e tecnologico dei cinesi servono gli «alleati». E Johnson, che ha dichiarato guerra all’Europa perché tanto la Gran Bretagna avrebbe fatto un fantastico accordo commerciale con gli Stati Uniti, scopre quanto è asimmetrica la «special relationship» tra l’America muscolare e la Little England.

È tempo che altri governanti e nuove generazioni, più miti e ragionevolmente solidali, anziché pensare alla rottamazione al comando e a far terra bruciata dei valori e ad usare toni da osteria, mettano al riparo il futuro di un Pianeta che, depredato e diviso, si trova sull’orlo del baratro. A soli 100 minuti dalla mezzanotte, come avverte il Doomsday Clock, l’orologio dell’apocalisse ideato dagli scienziati di Chicago: un orologio metaforico che misura il pericolo di una ipotetica fine del mondo a cui l’umanità può essere sottoposta solo per l’incoscienza di chi la governa autoritariamente o per la disattenzione di quanti acriticamente e impunemente si lasciano governare.

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