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Attualità

CORONAVIRUS/1 CHE FARE

ANTONIO TOMASSINI - 21/02/2020

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Antonio Tomassini

Dopo i provvedimenti ”draconiani” e tardivi si vedono applicati dei provvedimenti nazionali che sembrano aver sortito come unico effetto quello di cercare di chiudere le stalle dopo che i buoi sono scappati e che hanno creato una sindrome da istero psicosi collettiva.

Finalmente sembra che un gruppo di scienziati responsabili e razionali stiano rimettendo a fuoco il reale problema e le misure di contrasto.
Che senso ha avuto misurare la temperatura per i voli Milano- Roma e non a quelli che entravo dalla Cina per vie indirette?
Conte ed i suoi esperti ce lo devono spiegare.
Le mascherine soprattutto se sprovviste di occhiali non servono a proteggere e non evitano la contaminazione;
la corsa al cibo sa quasi di un terrore ingiustificato diffuso proprio da chi doveva fare buona comunicazione pubblica.
Per fortuna alcuni, tra i quali il Prof. Ricciardi, il Prof. Rezza, il Prof. Paolo Grossi e la Prof.ssa Gismondo dell’Ospedale Sacco di Milano hanno ieri chiarito alcuni punti:

  1. L’agente patogeno è stato proprio da noi italiani identificato e sappiamo che la patologia che ne deriva non è diversa dalla comune influenza:
l’80% la supera con il riposo senza cure, è a rischio un 20% soprattutto negli over 70 ed è in particolare con comorbidità. 
Al momento sembrano esenti quelli con età inferiore ai 15 anni.
Sono quelle le linee che devono indirizzare. Eseguire più di 4000 tamponi in Lombardia, quando in tutta la Francia ne hanno eseguiti 400 in totale significa aver cercato bersagli inutili.
  2. E’ impossibile mantenere nel tempo le regole “draconiane”: è inutile e pericoloso creare i ghetti, è impossibile impedire una mobilità ormai globalizzata.
Tutto ciò mette a grave rischio tutto il sistema economico, rischiando forse di non arrestare la diffusione del virus ed il numero dei morti ma creando molte vittime per i risvolti socio economici.
  3. Questa non sarà una battaglia di breve periodo ma potrà essere necessario mantenere una guardia attenta per almeno un anno.

Cosa dovremmo fare:
mettere sotto controllo e protezione le categorie a rischio, sviluppare semplici e corretti comportamenti individuali (mascherine inutili) di cui è già stata data ampia informazione ai cittadini.
Riaprire, se pur con un atteggiamento di cautela, le aggregazioni di vita e società abituali.
Non vi è nessuna prova, che impedendole vi sia un contrasto alla diffusione.

Terapie?
In attesa che il vaccino sia pronto (tra 8/12 mesi) si devono trovare tutte quelle terapie che potrebbero comunque bloccare il virus.
A tal proposito per evidenza scientifica ricordo che 30 anni fa l’utilizzo di un farmaco antiparkinsoniano, l’amantadina/mantadan, avesse pari efficacia se non superiore ai vaccini nei confronti dei virus se assunto per almeno 2 mesi.
Vi sono pronti vari protocolli in cui sarebbe utile usare antivirali in commercio ed utilizzabili sui soggetti umani che hanno già avuto efficacia in analoghe situazioni. Per l’utilizzo di questi ultimi protocolli sarebbe utile un decreto del Ministro della Salute.
Affrontiamo quindi questa emergenza non molto diversa , anzi magari di minor pericolo rispetto ad altre:
a parte quelle note e datate come la spagnola e l’asiatica mi riferisco a quella più recente della SARS.
La SARS fu affrontata dal Ministro Sirchia, dal Sottosegretario Bertolaso e dal sottoscritto fu battuta e circoscritta con quelle iniziative che sono la struttura portante che ci fa oggi sentire tranquilli, sicuri e difesi.
Ricordo per questo il rilievo a distanza della temperatura, le missioni affidate ai diversi laboratori di analisi, i reparti di degenza di alta tecnologia (Spallanzani/Sacco) ed infine l’elemento risultante nei casi gravi con ECMO.

Antonio Tomassini, Presidente Associazione di iniziativa Parlamentare per la Salute e la Prevenzione

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