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Eh, la vita la vita

DA UN SALONE ALL’ALTRO

SIMONE LOUKMANN MAGISTRINI - 28/02/2020

molinaIl mio volontariato alla Casa di Riposo Molina inizia con l’apertura della biblioteca, dedicata al prof. Sala, medico varesino che fu consigliere di amministrazione e volontario accanto agli anziani. Organizzare la biblioteca è stato un lavoro lungo e impegnativo. C’erano più di duemila libri, frutto di donazioni, libri che dovevano essere selezionati, divisi per materie e catalogati con codici tali da permettere in futuro di interagire con altre biblioteche.
Questo primo lavoro ha richiesto parecchio tempo, ma quando tutti gli armadi e gli scaffali furono colmi, pensammo che la biblioteca non doveva servire solo per il prestito, ma doveva diventare luogo di sapere e di incontro.
E questo, grazie a Laura Fornasiero, animatrice aperta e disponibile si è realizzato.
Inizialmente ci furono incontri dove venivano letti brani d’autore, riferiti a particolari tematiche idonee ad essere discusse dagli anziani.
Poi durante le letture notavamo che le persone avevano tanto desiderio di raccontare fatti ed esperienze della propria vita. Per questo il passaggio al racconto personale è stato facile.
Gli animatori dei vari reparti individuano persone disponibili a raccontare e me le presentano.
io, dopo aver spiegato loro quanto avviene in biblioteca, mi metto in ascolto. Le persone sono felici di avere un’ascoltatrice attenta ad ogni particolare, così interessata da prendere molti appunti. Le notizie vengono poi sistemate in un racconto organico che per scelta non deve superare i sei, sette minuti di lettura. Il giovedì, giorno dell’incontro prima in biblioteca ed ora in salone, il brano viene letto alla presenza del protagonista che amplia oralmente e risponde alle varie domande.
Tutto questo permette agli ospiti di conoscersi meglio, di trovare amici anche in altri reparti, di passare un po’ di tempo serenamente, apportando contributi personali.
C’è tanta ricchezza in ogni persona, basta saper ascoltare!
I brani apparvero così belli che il passo successivo fu quello di organizzare degli spettacoli con otto racconti intervallati da canzoni o relative al brano o scelte perché care agli autori.
I primi sessantotto racconti sono diventati due libri che speriamo possano aver donato e donare molte emozioni e facciano vivere il presente e il futuro, senza dimenticare il passato.
Questo nostro progetto è stato scelto dall’Università dell’Insubria, facoltà di medicina e chirurgia, per contribuire alla formazione dei futuri educatori.
Quando ho scelto di fare volontariato pensavo di donare tempo e qualche capacità, non pensavo certo di ricevere.
Invece si riceve molto: la ricompensa sta negli occhi felici delle persone, nel loro grazie sincero, nel loro passare in ore diverse in biblioteca per scambiare qualche parola, nell’aver
trovato nuovi amici tra gli ospiti che, con questi nuovi contatti, riescono a sentirsi più vivi e meno soli.
I racconti continuano ad essere scritti e forse tra non molto verrà stampato un terzo libro. Nel frattempo iniziamo a pubblicarne una scelta nella rubrica su RMFonline che s’inizia con questo numero.

Carlotta Fidanza Cavallasca volontaria al Molina

SIMONE DE PARIS

di Simone Loukmann Magistrini

I miei genitori, padre russo e madre svizzera, vivevano a Parigi, dove io nacqui, purtroppo mio padre morì in un campo di concentramento e poiché anche mia madre si ammalò gravemente, io fui affidata alla zia materna che mi adottò e si occupò della mia educazione. Studiai dai 6 ai 16 anni in un rigido collegio religioso, del quale però mi resta un buon ricordo, perché mi diede una valida formazione e un’ottima istruzione.

Frequentai poi a Ginevra per quattro anni una scuola di moda, seguendo corsi di estetista e di parrucchiera e proprio lì decisi che quella doveva essere la mia professione, sempre considerata da me un’arte.

Ebbi la fortuna di essere assunta nel salone più chic di Ginevra, dove c’era una clientela importante e raffinata. Lì imparai molto, ma il mio sogno era quello di conquistare Parigi. Ebbi fortuna, perché ad un cocktail conobbi Pierre Cardin che mi presentò Alexandre, colui che pettinava teste coronate e le più belle donne del mondo. Mi assunse ed io cominciai a lavorare nel suo salone, aggiungendomi al suo staff di ben 90 persone. A fianco di questo uomo eccezionale imparai tutti i trucchi del mestiere, l’unica cosa che mi mancava era parlare l’inglese.

A 23 anni feci un colpo di testa e partii per Londra, lì non mi trovai bene per cui tornai a Parigi per ritrovare il calore di questa città. Ma, poiché mi volevo imporre in campo internazionale, ci ripensai: dovevo assolutamente imparare la lingua inglese. Questa volta a Londra ebbi fortuna: divenni la parrucchiera delle ladies, addirittura una di loro mi ospitò per sei mesi nel suo castello. Poi mi capitò di pettinare la duchessa di Windsor e da quel momento tutte le nobili mi cercavano, per cui decisi di aprire un mio salone “Simone de Paris” di fronte a Harrod’s. Lo feci bello e strutturato come un club, dove si assaporavano deliziosi tramezzini e dolcetti vari. Ebbi come clienti la principessa Margaret, Jacqueline Kennedy, Maria Callas e numerosissime attrici famose. Il mio lavoro era duro, ma io non mi risparmiavo mai.

Quelli furono anni veramente felici: ero invitata ad ogni prima teatrale e cinematografica ed a eventi veramente speciali.

Un giorno, mentre pettinavo Shirley Bassey, famosissima cantante, rimasi in ammirazione davanti all’anello che portava. “Ti piace- mi disse- lo vuoi? Te lo regalo”. Se lo sfilò e me lo diede. Io piansi per l’emozione.

Londra mi regalò anche l’amore: il 14 luglio, festa nazionale francese, in un club,un bellissimo uomo mi invitò a ballare. Fu un colpo di fulmine. Era un pittore piemontese che presto divenne mio marito e questo matrimonio fu allietato dalla nascita di due figli.

Vivevo in quel mondo così particolare, molti mi dimostravano stima e simpatia,figuratevi che l’attrice Dawn Addams fece la madrina a mio figlio.

Poi la mia vita subì una nuova svolta. Un giorno ricevetti una telefonata da Alexandre che mi proponeva di aprire un salone a suo nomea Beirut in Libano. Non esitai e tre mesi dopo avevo il mio salone in Medio Oriente e abitavo con la mia famiglia in un grande appartamento di fronte al mare. Anche qui incontrai persone accoglienti e affabili con gli stranieri. Ogni tre mesi tornavo a Parigi per aggiornarmi e per preparare collezioni.

Finito il periodo orientale, mi trasferii a Roma: ancora una nuova vita con uno stupendo salone denominato “Alexandre de Paris”, in piazza di Spagna ed una clientela raffinata che amava le mie particolari pettinature.

Ma ecco un nuovo cambiamento: mio marito voleva avvicinarsi al suo paese ed io lo accontentai. Ci trasferimmo a Varese, aprii un mio salone in via Orrigoni e, dopo qualche diffidenza iniziale, anche qui conquistai un’ottima clientela. Pettinavo modelle per sfilate di moda e tante tante spose si rivolgevano a me, perché io, dopo aver studiato il loro viso, disegnavo una pettinatura adatta che poi realizzavo rendendole felici in quel giorno così importante.

Quando mi ritirai dalla professione, vissi serena nella mia casa piena di cose belle, dove potevo sognare e rivivere i tanti ricordi di questa mia vita davvero speciale.

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