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Politica

VIRUS/2 IL CONFLITTO

GIUSEPPE ADAMOLI - 06/03/2020

sanitaL’epidemia del corona virus ha messo in forte tensione il rapporto Stato-Regioni sull’esercizio delle prerogative del governo centrale e di quelli regionali nel campo della sanità. Ecco perciò qualche considerazione di tipo istituzionale poiché dalle emergenze è sempre utile ricavare qualche buon insegnamento.

La sanità italiana è praticamente regionalizzata. Ospedali, strutture sanitarie, medicina di base dipendono quasi completamente dalle normative e dai controlli delle Regioni. Al punto che molti fanno dipendere i difetti di efficienza dei servizi sanitari proprio da questo sistema che creerebbe forti disparità nelle diverse aree geografiche

Il ministero della Salute, da parte sua, ha poche seppur importanti funzioni che riassumerei in questo modo: contrasto alle epidemie, determinazione dei Livelli Essenziali di Assistenza e dei costi standard dei servizi, vigilanza farmacologica, distribuzione dei fondi di bilancio destinati alla Sanità.

Cosa è successo in concreto nelle scorse settimane? È avvenuto che nella prima fase dell’emergenza, Lombardia e Veneto si siano mosse con autonomia in un campo dove l’autonomia non è praticabile creando un’incertezza apparsa subito perniciosa. E ciò per una competizione con lo Stato non scevra da rischiose spinte propagandistiche sempre esecrabili nelle emergenze.

Assolutamente incomprensibile, ad esempio, la decisione del presidente della Regione Marche poi annullata dal Tar regionale (addirittura), di chiudere le scuole dopo alcuni giorni dallo stesso provvedimento adottato per Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Questo è il segno di una patologia protagonistica da mettere severamente sotto cura. Seguano piuttosto l’esempio del ministro Speranza che ha agito con prudenza e spirito collaborativo.

Devo però subito aggiungere che ho trovato sbagliata anche la tentazione, fatta trasparire all’inizio dal presidente del Consiglio Conte e fortunatamente subito rientrata, di restringere lo spazio di azione delle Regioni garantito costituzionalmente.

C’è chi ha approfittato di un certo clima antiregionalista per portare avanti istanze di centralizzazione delle politiche sanitarie. La loro motivazione è che troppo diversi sono i livelli delle prestazioni assicurate ai cittadini nelle diverse regioni.

Le diversità esistono e le Regioni, anche la stessa Lombardia, devono migliorare molto la loro efficienza ma per contrastare questo fenomeno è fondamentale la chiara determinazione dei Livelli Essenziali di Assistenza, che dipende dallo Stato, e il loro effettivo e concreto rispetto, che dipende anche dai territori.

In conclusione, il contrasto alle epidemie è un problema almeno nazionale e quindi del governo centrale e le Regioni sono tenute a rispettare questa regola maestra. Ma cercare di ridurre lo spazio legislativo ed operativo delle Regioni, per oggi e per il futuro, sarebbe un infausto autogol

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