Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Opinioni

GRATITUDINE

DANIELE MARANTELLI - 06/03/2020

Gian Mario Frigo

Gian Mario Frigo

Di recente è scomparso a Pavia Gian Mario Frigo. Nato a Brescia, esperto in farmacologia, ha contribuito, attraverso il suo impegno scientifico, didattico, amministrativo, a portare nella nostra comunità cultura, lavoro, benessere. In questi giorni difficili è interessante osservare ciò che ci circonda per preparare un futuro e un mondo migliore. Le cose positive: il bisogno della competenza, il valore della generosità, della solidarietà e del bene comune. Scopriamo, per fortuna, che ne esiste una vera miniera nel nostro Paese. A partire dagli operatori sanitari. Specialisti, infermieri, medici di base, tecnici. Risorse che, se mai, dovrebbero essere messe nelle condizioni migliori per agire, anche in Lombardia. Non sempre accade anche nella regione più popolosa e produttiva. Emergono ogni giorno aspetti negativi: scarsa coesione, fragilità di una società facilmente condizionabile, enfatizzata da una classe dirigente dai nervi fragili. Lo vediamo nella politica, nelle istituzioni, nei media. Figlia di una mania di protagonismo che non risparmia gli stessi scienziati.

In queste settimane, anche chi è un convinto federalista, ha il dovere di sottolineare l’importanza della sanità pubblica e del suo indirizzo nazionale. Orgogliosi della sanità lombarda, dovremo tuttavia riflettere attentamente sui suoi limiti, bandendo visioni ideologiche e nervosismi.

Fuori da ogni retorica, colpisce il cinismo con cui si commentano i decessi causati dal maledetto coronavirus. Tanto la maggior parte sono ottantenni. Ma come? La loro vita per la società, per l’informazione, per le famiglie, non ha valore? Un proverbio africano dice che quando se ne va un anziano si distrugge una biblioteca. Più concretamente, senza l’aiuto dei nonni come se la sarebbero cavata quei genitori/lavoratori in occasione della chiusura di asili e scuole per tanti giorni consecutivi in Lombardia?

Ho un amore sconfinato per i bambini, conosco il mondo delle case di riposo e, proprio per questo, sono convinto che il grado di civiltà di una società si misura dalla sensibilità per bambini e anziani. Cioè per coloro che sono fuori dal processo produttivo.

Gian Mario Frigo avrebbe compiuto 82 anni il prossimo 7 aprile. Nella sua proverbiale riservatezza ha voluto che i famigliari dessero notizia della sua scomparsa, a funerali avvenuti, giorni fa a Pavia.

Quando l’ateneo pavese aveva gemmato la Facoltà di Medicina a Varese, Frigo aveva lasciato Pavia ed era giunto nella città giardino. Aveva ricoperto per primo l’incarico di Preside della Facoltà di Medicina. In pochi ricordano il suo impegno per dare a Varese un’Università autonoma. Il 14 luglio 1998 il Ministro Luigi Berlinguer istituì l’Università dell’Insubria. Un risultato storico. Tant’è che in seguito nessun’altra Università pubblica è stata istituita in Italia. Si ricordano, giustamente, protagonisti di primo piano come il professor Dionigi, ma in pochissimi sottolineano il ruolo prezioso svolto dal professor Frigo per raggiungere quel risultato. La gratitudine non è sentimento tra i più diffusi nella società, meno che meno nella politica e nel mondo accademico.

Per questo sento il bisogno e il dovere di esprimere profonda gratitudine a Gian Mario Frigo per quanto ha fatto per gli studenti, per i giovani e per la nostra comunità. Anche personalmente, quando ero Segretario della Commissione Cultura in Regione Lombardia, mi sono giovato dei suoi insegnamenti disinteressati. Gli ideali di uguaglianza e giustizia sociale, la schiena diritta, là moralità, non sono disvalori, tanto più in tempi di trasformismo dilagante. Padre Bartolomeo Sorge, il grande gesuita, ha bollato con parole di fuoco, qualche giorno fa, i voltagabbana, definendole persone senza anima.

Come sarebbero d’aiuto, in questi giorni tribolati, la cultura, l’equilibrio, l’amore per il bene comune di un uomo come il Prof. Frigo.

Non si deve vivere di ricordi, ma chi non ricorda sopravvive.

Mi auguro che le istituzioni locali, a partire dall’Università dell’Insubria, trovino le forme per ricordarlo e onorarlo come merita.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login