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Cultura

RIACCENDERE MILANO

LUISA NEGRI - 06/03/2020

 

Pare fosse un uomo dal carattere non proprio accattivante. Lo scorbutico pittore francese Georges de La Tour, nato in Lorena nel 1593, a Vic-sur- Seille, aveva messo al mondo, da una consorte di natali aristocratici, una decina di figli e s’era riempito la casa di Luneville, dove era arrivato nel 1617, di cani randagi. Si ritiene avesse conosciuto e guardato, seppur con orgoglioso distacco, a Caravaggio, ma non si è ancora scoperto se, e eventualmente come, lo avesse incontrato.

È però uno degli artisti più intriganti ancora oggi, inseguiti dall’interesse dei collezionisti, degli studiosi e del grande pubblico, estasiato dalle sue opere di luce. Prediligeva i ritratti degli ultimi, i poveri, i vecchi, i musici di strada, e tutti i semplici e indifesi abitatori della quotidianità, ma non mancava in lui l’attenzione agli spericolati profittatori dell’altrui innocenza, come i bari e i giocatori di dadi già più volte proposti dalla storia dell’arte. A ben frugare nella sua vita, conclusasi nel 1652, a due sole settimane dalla morte della moglie Diane Le Norf, si scopre che era stato anche pittore di temi sacri, estasiato narratore di personaggi biblici e di Natività, nonché pittore privilegiato dal duca di Lorena, poi pittore di corte del re di Francia Luigi Xlll. Soprattutto, osservando le sue opere, si intravede il polso del grande osservatore, esploratore e anche eccezionale anticipatore della storia dell’arte. Tralasciando gli evidenti rimandi ai fiamminghi e a Caravaggio, da lui peraltro rivisitato con personale filtraggio rappresentativo, guardando sempre a casa nostra sembra di poterne cogliere il gusto per la sapienza innovativa, tecnica e pittorica di Piero della Francesca, e anche per la bravura descrittiva dei leonardeschi, ma persino pare di sentirne in anticipo, azzardiamo, la modernità della nuda e rigida solitudine del ‘teatro umano’ rappresentato da artisti a noi contemporanei, come Giorgio De Chirico.

Una vita dunque contrastata, questa sua esistenza ancora tutta da scoprire, e da lui indagata a lume di candela, tra luce e ombra, tra ricchezza e indigenza, come nei suoi quadri “diurni” e ‘notturni’ che fanno innamorare il mondo. A inseguire il sublime mistero della sua arte è ora, ancora una volta, dopo le precedenti esposizioni di singole opere, la città di Milano. Che ospita fino al 7 di giugno la grande mostra “ Georges de La Tour. L’Europa della luce”.

L’evento, curato dai famosi esperti e studiosi d’arte Francesca Cappelletti e Thomas Clement Salomon, che vanta un comitato scientifico presieduto da Pierre Rosenberg, già direttore del Louvre, è stato preceduto da anni di contatti e di confronti con addetti ai lavori di fama internazionale. E permette di avere finalmente in Italia, per la prima volta insieme, dopo saltuarie presenze di opere isolate in esposizioni del ’51, del 2005 e del 2011, un cospicuo numero di lavori dell’ artista prestati dai musei di tutto il mondo. I dipinti ufficiali dell’ artista del ‘600, dalla vita ancora in parte inesplorata, sono pochi, in tutto una quarantina. E dunque aver allestito in Italia, dove non è presente alcuna opera di La Tour, una rassegna con quindici suoi lavori, più una attribuita, non è stata cosa di poco conto. Merito della curiositas e dell’impegno di Palazzo Reale, del Comune di Milano e di Mondo Mostre Skira, che ha realizzato anche il corposo catalogo con preziosi interventi di firme note del mondo della critica d’arte.

Come spesso succede ai grandi, scomparsi per lungo tempo, accadde a de La Tour -siamo ormai nel 1915- che un avveduto critico, Herman Voss, lo riproponesse finalmente all’ attenzione degli studiosi.

In Italia sarà poi la sensibilità attenta di Roberto Longhi, come già era avvenuto per Caravaggio, ad attirare l’attenzione su di lui e a farlo segnalare al Louvre. Che di lì a breve ne acquistò nel 1926 l’opera Adorazione dei pastori. La stessa fu portata a Milano, a Palazzo Marino, con San Giuseppe falegname, nella esposizione natalizia del 2011.

La mostra milanese è completata dalla presenza di autori coevi al pittore francese, parte di quel mondo artistico europeo di Caravaggisti che rappresentava di suo il meglio del diciassettesimo secolo. Come Paulus Bor, Jan Lievens, Trophime Bigot, Frans Hals (con due ritratti di Evangelisti), Jan van Bijilert e Gherardo delle Notti, nome italiano di Gerrit Van Honthorst, autore di una Cena con Sponsali proveniente dagli Uffizi, Adam de Coster e Carlo Saraceni, felice pittore di una Natività proveniente da Salisburgo.

I prestatori delle opere provenienti da tutto il mondo sono ben ventotto, e sono state coinvolte importanti realtà museali internazionali: la National Gallery of Art di Washington, il Paul Getty Museum of Los Angeles, la Frick Collection di New York, il Saint Francisco Fine Art Museum, il Chrysler Museum of Norfolk, la National Art Gallery di Leopoli.

Ma sono presenti, innanzitutto, diversi musei regionali francesi: tra cui il Musée des Beaux Arts di Nantes e il Musée Departamental Georges de la Tour di Vic- sur- Seille. Infine sono arrivati prestiti da alcuni tra i migliori musei italiani, come la Galleria degli Uffizi, la Pinacoteca Vaticana, la Galleria Nazionale d’ Arte Antica-Palazzo Barberini.

Prevalgono temi di ispirazione sacra, come San Giacomo minore e San Giuda Taddeo, San Filippo e San Matteo Evangelista (nella sezione gli Apostoli di Albi e le nuove immagini dei santi), la notissima Maddalena Penitente (1635-1640) proveniente dalla National Gallery of Art di Washington, opera replicata almeno altre tre volte (una copia si trova al Louvre), o come ancora lo splendido, drammatico e insieme ironico Giobbe deriso dalla moglie (1650 circa), o il San Giovanni Battista nel deserto, colto in un’atmosfera sospesa tra solitudine e meditazione, o la Negazione di Pietro (1650). La Rissa tra musici  mendicanti (1625-1630) appare invece intrisa di crudo realismo, al pari di Il denaro versato e Suonatore di Ghironda con cane e dei Giocatori di dadi. Non diversamente è ancora raccontata, nella sezione espositiva “Una povertà monumentale” la coppia di Uomo anziano e Donna anziana. Indigenza, vecchiaia e solitudine sono per loro le sole compagne di una vita di stenti, ormai alla fine.

Indimenticabili infine i ritratti più noti e amati dal pubblico, illuminati dalla luce della candela, che esalta l’incarnato dei volti, gli occhi illiquiditi dalla fiamma, nella vampata di una umanità spiata dalla fiaccola veritiera. L’educazione della Vergine (del 1650 circa) è delicata scena di intimità domestica, paragonabile a quella del Giovane che soffia su un tizzone, realizzata una decina di anni prima.

Georges de La Tour. L’Europa della luce. Milano Palazzo Reale, Piazza Duomo 12
7 febbraio 7 giugno 2020
Catalogo Skira Editore
0292897755 – singoli
preno.gruppi@vivaticket.com
 
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