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Attualità

NEL LABIRINTO VIRALE

MARIO DIURNI - 13/03/2020

terapia“Il problema non è sapere dove sei. Il problema è sapere che ci sei arrivato senza portarti dietro niente. Questa tua idea di ricominciare daccapo. Che poi ce l’abbiamo un po’ tutti. Non si ricomincia mai daccapo. Ecco qual è il problema. Ogni passo che fai è per sempre. Non lo puoi annullare. Non puoi annullare niente.” (McCarthy, Non è un paese per vecchi).

Lo scenario apocalittico che abbiamo davanti muta con rapidità impressionante e allora diventa necessario cercare di mettere ordine negli avvenimenti, per tentare di recuperare il filo di Arianna che possa aiutarci ad uscire dal labirinto in cui consapevolmente o inconsapevolmente siamo entrati. Apocalisse intesa quindi come rivelazione, il suo vero senso etimologico.

Prima di tutto i fatti. Il Sars Cov 2 è il virus che è stato isolato in molti Paesi e sequenziato nel suo genoma. Il Covid-19 è il virus mutato che provoca l’epidemia mortale diffusa in tutto il mondo. Il virus ancestrale europeo è stato isolato in Germania e successivamente mutato è arrivato in Italia, in Lombardia specificamente e adesso sta diffondendosi rapidamente in tutto il territorio nazionale. I segreti del virus quindi stanno per essere tutti scoperti, la sua storia, le sue origini, il suo passato ed i suoi cambiamenti durante il suo viaggio attraverso i continenti e le persone. Queste notizie confortanti aprono però altri scenari e potranno in futuro aiutarci a rispondere ad alcune difficili domande, “Chi dovrebbe essere vaccinato per primo? Una quarantena funzionerà? Quando le pratiche culturali di conforto mettono in pericolo la sicurezza di una comunità? In un mondo di implacabili minacce virali, i risultati potrebbero salvare migliaia di vite” (M. Suchard, UCLA).

Che lezione possiamo trarre dall’epidemia del Coronavirus in Italia, lezione non soltanto sanitaria, ma civile, umana, morale? Atteniamoci ai fatti:

  • All’inizio è stata sottovalutata la gravità della situazione e della minaccia dell’epidemia, valutandola indossando la maschera della ideologia, per cui un’emergenza sanitaria è stata fatta passare come emergenza democratica e non è stata attuata la quarantena per chi rientrava dalla Cina direttamente o attraverso triangolazioni.
  • Si è insistito di più sul “far ripartire l’economia”, anche in un periodo in cui non si era sicuri di aver fermato l’espansione del virus.
  • Si sono succedute direttive contrastanti, per non dire schizofreniche (chiamate modulazioni), precedute da fughe di notizie sconcertanti, che hanno seminato il panico, che tutti affermavano di voler contenere, con una comunicazione o eccessiva o insufficiente; si sono alternate misure fortemente restrittive a lassismo incomprensibile, in una sorta di conflitto, se non di anarchia istituzionale.

Insomma l’immagine, ma non soltanto quella, di un Paese disarticolato nella sua struttura politico – istituzionale – sociale, prossimo al collasso prima di tutto del SSN delle Regioni più colpite e successivamente della economia e di tutto il suo assetto, con perdita della residua credibilità. Nulla accade per caso però ed era facilmente prevedibile che accadesse tutto questo, avendo un Governo legittimo (come forma astratta di rispetto delle procedure), ma non legittimato dalla volontà popolare, portato inevitabilmente ad esercitare il potere con “inasprimento dei toni, delle grida, delle minacce, della sindrome prescrittiva legislativa” (Claudio Togna).

Restiamo ai fatti però. La Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (SIAARTI) ha stilato un documento articolato in 15 punti per “selezionare l’accesso alla terapia intensiva per età e in base alla maggiore speranza di vita, in uno scenario di saturazione totale delle risorse intensive per le previsioni che stimano un aumento dei casi di insufficienza respiratoria acuta…”. Sempre secondo la SIAARTI la situazione che stiamo vivendo “è assimilabile all’ambito della medicina delle catastrofi… Per cui ogni medico può trovarsi a dover prendere in breve tempo decisioni laceranti da un punto di vista etico oltre che clinico: quali pazienti sottoporre a trattamenti intensivi quando le risorse non sono sufficienti per tutti i pazienti, non tutti con le stesse chance di ripresa…”.

Insomma “Uno sarà tolto ed uno sarà lasciato…”(Matteo,24,40).

Non si può sottacere tra l’altro in questo scenario, non senza sofferenza, quello che ha scritto lo studioso e storico cattolico Franco Cardini: “Un tempo contro le epidemie si pregava, oggi si chiudono le Chiese”, mettendo in guardia contro la “divinizzazione della scienza, perché abbiamo perso il senso del sacro”.

Non resta altro allora che fare di tutto per non smarrire il senso del sacro, di studiare, leggere e condividere nei libri l’angoscia degli uomini che non trovano risposte alle domande sul mistero della vita e della morte, fare proprie le parole di Giacomo Leopardi nella Ginestra, “Dipinte in queste rive son dell’umana gente le magnifiche sorti e progressi…” e “Nobil natura è quella che a sollevar s’ardisce, gli occhi mortal incontra al comun fato…, quella che grande e forte mostra sé nel soffrir”. Oppure quelle del vecchio sceriffo Tom Bell “la gente si lamenta sempre delle cose brutte che gli capitano senza che se le sia meritate, ma non parla mai delle cose belle. Di cosa ha fatto per meritarle. Io non ricordo di aver mai dato a nostro Signore motivi particolari per sorridermi. Però lui mi ha sorriso” (McCarthy, Non è paese per vecchi).

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