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Attualità

DIARIO VATICANO

SERGIO REDAELLI - 27/03/2020

preteSono giorni d’angoscia per la Chiesa. Almeno 50 sacerdoti, annuncia il quotidiano Avvenire, sono morti in Italia per la pandemia, parroci, formatori e sacerdoti dediti fino all’ultimo al loro ministero, “pastori che stanno in mezzo alla gente”, li piange il papa. Ma tutto il Paese soffre. Negozianti, professionisti e operai senza introiti ingrossano l’esercito dei nuovi poveri, la quarantena paralizza le piccole aziende e crescono le richieste di aiuto alla Caritas. All’Angelus domenica 22 marzo in diretta web, video e radio dalla Casa di S. Marta il papa ha dedicato una desolata invocazione a quanti muoiono soli e alle famiglie che non possono assistere i loro cari nel trapasso.

Per “unire le voci verso il Cielo” il pontefice invita tutti i cristiani delle varie confessioni a recitare insieme il Padre Nostro e annuncia la benedizione Urbi et Orbi sul sagrato di S. Pietro con la piazza vuota e la possibilità di ricevere l’indulgenza plenaria. “Mentre l’umanità trema – è il suo grido d’incoraggiamento – rispondiamo con la preghiera, la compassione e la tenerezza. Rimaniamo uniti e facciamo sentire la nostra vicinanza alle persone più sole e provate, ai medici, agli operatori sanitari, agli infermieri e alle infermiere, ai volontari” in modo che “si compiano le cose che il governo chiede di fare per il bene di tutti”.

Ma nei giorni più tragici, piovono su Francesco raffiche di critiche da parte di blogger e ambienti integralisti, suoi nemici giurati e anche da qualche giornale. Gli si contestano le 700 mila mascherine sanitarie che sarebbero state inviate in febbraio in Cina e di non aver ripetuto il gesto in Italia, oggi che il contagio dilaga qui da noi. In realtà il progetto Cina non è andato in porto ed è stato riformulato per la difficoltà di trovare il materiale sanitario da spedire nella repubblica cinese. Il Vaticano l’ha sostituito con 200 mila euro da distribuire a Wuhan e nella provincia dell’Hubei, le più colpite dal virus, attraverso Caritas Internationalis. È un caso che la Cina sia oggi così premurosa nel mandarci medici, mascherine e macchinari?

Del resto Bank of China, in collaborazione con Class Editori, ha donato all’Italia materiali e macchine per un valore di 5 milioni. Si tratta di 100 mila mascherine chirurgiche, destinate attraverso la Croce Rossa Italiana, con l’intervento dell’ambasciata cinese a Roma, per metà all’ospedale Niguarda e per l’altra metà al Comune di Milano. Ci sono inoltre 50 ventilatori polmonari, che potranno contribuire all’allestimento del grande ospedale nella Fiera. C’è chi accusa il papa (100 mila euro) e i vescovi italiani (10 milioni) di essere di manica stretta con la Caritas per l’emergenza coronavirus: è troppo poco, si dice, rispetto a quanto la Chiesa incassa dall’Obolo e dall’8 per mille.

È percentualmente meno perfino di quanto hanno donato le Chiese buddista e valdese, fa i conti in tasca un quotidiano. I soldi, gestiti da 220 Caritas in tutta Italia, andranno a sostegno delle famiglie disagiate per l’acquisto di generi di prima necessità e a mantenere i servizi minimi per le persone in situazione di estrema povertà, alle mense con servizio da asporto e ai dormitori protetti. La Cei (Conferenza episcopale italiana), ha inoltre deciso lo stanziamento di mezzo milione di euro in favore delle attività di una rete di 21 Banchi in tutta Italia, accogliendo una richiesta di sostegno della Fondazione Banco Alimentare Onlus.

Sotto accusa è anche la decisione di trasmettere le Messe in differita-streaming togliendo ai fedeli il conforto della celebrazione in diretta, stante l’impossibilità di assistere personalmente al rito nelle chiese. Navigando tra i blog, si scopre che qualcuno se la prende ancora con il papa “manesco e arrogante” per il gesto di stizza avuto nei confronti di una fedele che lo aveva strattonato in piazza S. Pietro, insinuando che già in passato avesse reagito rudemente all’abbraccio dei fedeli. Per non parlare delle sferzanti reazioni all’intervista rilasciata da Bergoglio a Repubblica. Nel servizio giornalistico Francesco si diceva d’accordo con una frase pronunciata da Fabio Fazio (“Chi non paga le tasse non commette solo un reato ma un delitto: se oggi mancano i posti letto e i respiratori è anche colpa sua”).

Il rimprovero al pontefice è di citare il giornalista in un momento particolarmente drammatico per il Paese “anziché nominare il Vangelo, S. Agostino o qualche padre della Chiesa”. Insomma poca teologia e nessun richiamo a Dio e alla fede, lamenta chi lo contesta. Ma se Francesco sottolinea l’importanza dei comportamenti sociali, non trascura tutto ciò che può materialmente e spiritualmente giovare ai fedeli. Vietati i ritiri, i pellegrinaggi e sospese le celebrazioni alla presenza del popolo per evitare i contagi, la Radio Vaticana ha lanciato il nuovo programma In prima linea – Vivere con fede al tempo del coronavirus per dare voce agli anziani, ai carcerati, agli ammalati e a chi è in prima linea contro l’epidemia.

Il programma si ascolta alle 17.05 sulle frequenze di 105 Fm e 103.8 Fm, sulla radio digitale (DAB+) ed è scaricabile in podcast e sulle app Radio Vaticana e Vatican News. La Conferenza episcopale italiana ha invece inaugurato la piattaforma digitale chiciseparera.chiesacattolica.it proponendo buone prassi, contributi, riflessioni e notizie che testimoniano l’impegno della Chiesa. Altra novità. Nasce il sito web Religion, Law and Covid-19 Emergency che tratta le implicazioni religiose e giuridiche dell’epidemia a cura dell’Associazione dei docenti universitari della disciplina giuridica del fenomeno religioso.

Per il 7° anniversario di pontificato (13 marzo 2013), il capo dello Stato Sergio Mattarella ha scritto a Francesco sottolineando che in un contesto drammatico segnato dalla pandemia, la comunità internazionale trova nella sua illuminante missione pastorale e nella viva e paterna testimonianza dei valori evangelici un invito a riscoprire le ragioni della collaborazione e della solidarietà tra gli Stati e tra i popoli. In adesione al messaggio di attenzione ai più vulnerabili che il papa propone con instancabile determinazione. I costanti appelli al dialogo e a rifuggire dalla cultura dello scarto – conclude il presidente – suggeriscono il cammino per affrontare le emergenze globali.

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