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Attualità

MARSHALL BIS. DA PECHINO

GIANFRANCO FABI - 03/04/2020

Medici cinesi in arrivo in Italia

Medici cinesi in arrivo in Italia

Una cosa purtroppo è sicura. Il costo della pandemia sarà molto grande, in termini di vite umane in tutto il mondo, ma anche come costo economico perché sarà inevitabile una recessione profonda come quella degli anni ’30 o quella dei primi anni dopo la Seconda guerra mondiale.

Ci sarà da ricostruire il tessuto sociale, da rimettere in moto le catena produttive, di riaprire le porte agli scambi e al commercio internazionale.

Negli anni ’30 fa determinante, dopo i primi anni di grande incertezza, il “New Deal” di Franklin Delano Roosevelt, il vasto piano di riforme economiche e sociali con grandi investimenti pubblici. Molto forte fu il suo discorso di insediamento, nel 1933: “Sono convinto che, se c’è qualcosa da temere, è la paura stessa, il terrore sconosciuto, immotivato e ingiustificato che paralizza. Dobbiamo sforzarci di trasformare una ritirata in un’avanzata. […] Chiederò al Congresso l’unico strumento per affrontare la crisi. Il potere di agire ad ampio raggio, per dichiarare guerra all’emergenza. Un potere grande come quello che mi verrebbe dato se venissimo invasi da un esercito straniero”.

Dopo la Seconda guerra mondiale l’Europa distrutta venne aiutata a risollevarsi dal piano Marshall, dal nome dell’allora segretario di stato americano, con aiuti per oltre 14 miliardi di dollari a fondo perduto che gli Stati Uniti concessero ai paesi europei alleati. Un intervento che servì anche a consolidare l’alleanza tra le due parti dell’Atlantico, un’alleanza che divenne anche militare, con la Nato, e che consolidò anche i sistemi di libero mercato nei paesi europei.

L’emergenza attuale è del tutto diversa, soprattutto nelle cause, dalle due crisi che hanno caratterizzato il secolo scorso, ma c’è al fondo una stessa necessità, quella di finanziare con ingenti risorse il mantenimento dell’attività economica per evitare il più possibile che si inneschi il circolo vizioso dei fallimenti, della disoccupazione, della perdita di reddito, del calo dei consumi e quindi della produzione.

In questa prospettiva l’Europa può fare molto. Si è già mossa, pur con qualche iniziale incertezza la Banca centrale, promettendo l’acquisto massiccio di titoli di Stato emessi dai singoli paesi. Si è mossa la Commissione sospendendo il patto di stabilità e quindi concedendo ampi margini di manovra ai bilanci nazionali. Si è mosso meno il Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo che ha rinviato a metà aprile una possibile decisione sul varo di nuovi strumenti finanziari garantiti dalla stessa Unione europea.

Ma le necessità in prospettiva, soprattutto se il blocco delle attività economiche dovesse durare ancora a lungo, saranno enormi e richiederanno una nuova visione non solo della politica economica, ma delle basi stesse della società.

Diventa allora importante studiare e mettere in opera nuovi strumenti per mobilitare tutte le risorse interne ed esterne. Sul fronte interno, se la politica fosse gestita in modo responsabile con una intesa di fondo tra maggioranza e opposizione, si potrebbe pensare ad un grande prestito di salvezza nazionale con titoli a bassissimo tasso di interesse e a lunghissima scadenza. Per esempio un prestito “irredimibile” che non abbia quindi scadenza, e che preveda solo un tasso di interesse finanziariamente competitivo, non peserebbe sul debito pubblico e darebbe l’opportunità di esprimere finanziariamente un gesto di solidarietà verso il paese.

Un’ulteriore possibilità potrebbe essere quella di un nuovo piano Marshall per aiutare la ricostruzione europea. Ma aspettarsi qualcosa di questo tipo dagli Stati Uniti appare velleitario, sia per la politica nazionalista del presidente Trump, sia perché anch’essi hanno gravi problemi legati all’epidemia.

Allora non resta che la Cina, che peraltro ha già mandato medici e aiuti sanitari all’Italia forse sentendosi, giustamente, un po’ responsabile di questa emergenza. Pechino ha oltre 3mila miliardi di dollari di riserve ed è finanziariamente in grado di mobilitare ingenti risorse. Non appare impossibile un piano Marshall targato Pechino che avrebbe sicuramente una grande efficacia, ma con altrettanto grande costo politico, quasi un ribaltamento delle tradizionali alleanze atlantiche. Ma se l’Europa non riesce a salvarsi da sola allora non vale la pena continuare a rispettare i vecchi schemi in un mondo ormai sconvolto e che deve trovare la forza e le risorse per uscire dall’incubo.

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