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Opinioni

COME I GIAPPONESI

FLAVIO VANETTI - 03/04/2020

La copertina di Time del maggio 2017

La copertina di Time del maggio 2017

Non sono d’accordo con la tesi-scenario del sindaco di Varese, Davide Galimberti. Una società “in maschera” (anzi, in mascherina) quando terminerà questa dannata emergenza? Un modo per rimodulare e ripristinare i rapporti interpersonali, oltre che per manifestare verso il prossimo rispetto più che paura? No, caro Davide, non può funzionare così. Prima di tutto perché sarebbe una violenza alla natura stessa dell’Uomo, un animale sociale come abbiamo ben imparato sui banchi di scuola. La rinuncia a completi gesti di affetto, di amore, di solidarietà, di comprensione, di amicizia, o peggio ancora a dispensarli con quel baluardo appiccicato al volto sarebbe una sconfitta.

Epidemie ci sono già state nella storia, alcune ben più gravi di questa che stiamo vivendo. È ovvio che l’approccio nelle varie crisi è stato differente rispetto a quella odierna per i diversi mezzi che c’erano a disposizione (tecnologia, informazione, cultura), ma la nostra razza ha saputo preservare dopo la bufera le sue peculiari caratteristiche di comunicazione e pure le modalità per manifestarle. Non farlo più allo stesso modo secondo me sarebbe una sconfitta e un cedere alla paura e all’irrazionale. Rabbrividisco quando leggo che Le Bron James, asso della Nba di basket, ha annunciato che non stringerà più le mani: mi sembra una cavolata fotonica. Ma è anche un segnale del pericolo incombente, forse il vero virus che rischia di attaccare la nostra società: essere mossi non dal rispetto nei confronti degli altri, ma da una diffidenza che sarebbe non solo sdoganata ma addirittura cristallizzata. Andremmo contro il nostro essere e contro la nostra storia.

A cascata potrebbero derivare tante altre controindicazioni: chiuderci sempre più in noi stessi e nell’egoismo, alzare muri, troncare i circuiti vitali della comunicazione e della solidarietà. Di sicuro la ripartenza non sarà facile: però mi auguro che ci sia più la voglia di recuperare quanto è stato congelato che il reiterare un modello innaturale. Poi, certo, quanto è capitato a noi e al mondo deve cambiare tante cose. Possibilmente in meglio. Ad esempio: posto che di epidemie ce ne saranno ancora, occorrerà restare con occhi aperti e orecchie tese. Nel 2017 Time dedicò un numero (con relativa copertina) al fatto che il prossimo scenario critico per l’umanità sarebbe stata una pandemia, più che una guerra o il terrorismo: ma nessuno evidentemente l’ha considerato. Infine, per tornare alle fatidiche mascherine,  sarebbe sufficiente imitare quanto capita in Giappone: si usano quando uno è raffreddato. E lo si fa obbligatoriamente, non per scelta individuale.

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