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L'antennato

300 SECONDI

STER - 17/04/2020

adorazioneNon ne possiamo più, eppure non possiamo fare a meno di esserne continuamente aggiornati: il coronavirus ha travolto le nostre vite e anche il nostro metabolismo televisivo: le emittenti nazionali da più di un mese si sono trasformate in “telecovid19”, con programmi giornalistici e di infotainment impegnati a scavare nella cronaca di queste tempo dolente alla ricerca di notizie interessanti e utili (nei casi migliori, e non mancano) oppure nel sensazionalismo più retrivo, che fa impennare l’audience ma demolisce la psiche degli spettatori inchiodati ai divani di casa. Quando nell’alta gestione in questa emergenza saranno finalmente coinvolti anche gli psicologi, sarà un bel giorno.

L’Agcom in uno dei suoi più recenti report ha contabilizzato il tempo dedicato al tema epidemia dai telegiornali e dai programmi di approfondimento dei principali canali nei primi dieci giorni di marzo (quelli ancora in cui qualcuno sosteneva che il virus fosse solo un’influenza più forte); secondo quanto risulta, Rai ha dedicato al tema il 63% del tempo nei TG, Mediaset il 65% negli approfondimenti. Insomma, un diluvio di notizie quasi sempre drammatiche, agghiaccianti, sconfortanti; nel frattempo, in questa collisione con l’imponderato, il genere dell’intrattenimento è colato a picco come l’Andrea Doria in quella notte di luglio del ’56; avremo modo di parlarne prossimamente.

In un simile panorama, emerge un aspetto interessante: la rete ammiraglia Rai (neo-direttore Stefano Coletta) ha deciso di aprire con decisione il proprio palinsesto al tema della Fede. Rimarrà nella memoria l’epocale diretta della benedizione Urbi et Orbi del Santo Padre del 27 marzo scorso, che ha convogliato davanti a San Pietro gli occhi, le angosce e la preghiera di mezzo mondo e un pubblico televisivo italiano calcolato in 17 milioni di spettatori. Ma in tutta la Settimana Santa protagonista indiscussa del palinsesto è stata la ritualità cristiana, con Papa Francesco sugli scudi: la Messa di Pasqua è stata seguita da 6.368.000 persone, oltre il 37% di share; la Veglia di Sua Santità del sabato ha raccolto su Rai1 ben 5.643.000 fedeli, pari al 19% di share; il Rito della Via Crucis, venerdì, ha fatto ancora di più: 7.927.000 persone all’ascolto, per uno share del 25.5%. E tralascio tutta la solita programmazione vintage del dì di festa, a base di “peplum” cinematografici (Il Re dei Re, La Passione di Cristo, Ben Hur) mentre vale la pena notare che nella serata della domenica pasquale sulla ruota della tv è uscito l’ambo composto dalle fiction “Jesus” (Rai1) e “Il Papa Buono” (Canale5), che ha complessivamente catalizzato l’attenzione di oltre 7.500.000 ascoltatori.

Senza alcun dubbio e più che mai, insomma, in queste settimane il tema religioso risulta per il pubblico televisivo italiano il più attrattivo e benefico. Sarebbe interessante che questa attenzione alla sfera del sacro perdurasse anche in tempi di ritrovata (speriamo!) tranquillità: potrebbero sortirne interessanti sorprese.

E c’è di più: Rai1 ogni mattina alle 7 trasmette la messa che il Pontefice celebra nella cappella di Santa Marta. Nel tempo straordinario e drammatico che viviamo, nel quale i fedeli non hanno possibilità di assistere personalmente all’Eucarestia per ragione di salute pubblica, ecco un colpo di vero e ottimo servizio pubblico. La cosa notevole è il risultato di ascolto (schiavitù ed eterna fissazione della televisione!) che il rito mattutino registra quotidianamente: parliamo di un rotondo 25% di share, cifra per la quale venderebbero l’anima molte trasmissioni. E scendendo ancora più in profondità del dato – come fanno notare alcuni ottimi siti di analisi televisiva – fa impressione l’ascolto medio che segna la “curva” Auditel durante i cinque minuti di Adorazione Eucaristica. Sono circa 300 secondi di silenzio assoluto, che tengono comunque incollati al teleschermo qualcosa come 1.200.000 spettatori al giorno. Parliamo di silenzio: quella dimensione dello spirito che rappresenta lo spauracchio, la cryptonite, il male assoluto, la paura ancestrale, mi si perdoni l’ardito paragone: il “demonio” della televisione dei nostri tempi. Quella televisione che riempie – spesso male – ogni suo pertugio di voci, opinioni, pareri, urla, musiche e altri effetti sonori… ecco, proprio quel silenzio conquista un invidiabile ascolto.

È con tutta evidenza uno dei tanti effetti dirompenti di questo maledetto virus, di cui forse la Tv del domani (che speriamo arrivi presto, come un tempo si aspettava con trepidazione l’inizio di Carosello) dovrà tenere buon conto per ricostruirsi dalle fondamenta.

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