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Attualità

POLITICA DEGRADATA A MESTIERE

EDOARDO ZIN - 24/04/2020

???????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????Caro amico dottore,

non ci conosciamo, ma permettimi di darti del “tu” come si conviene tra amici che condividono gli stessi ideali e partecipano alla stessa associazione laicale: io da più di mezzo secolo, tu, forse, da un po’meno.

Ho letto la tua lettera che hai pubblicato sul sito dell’Azione Cattolica ambrosiana. Racconti con mitezza, senza collera, con conoscenza della realtà e con un linguaggio moderato i fatti che hai vissuto. In questi giorni. Racconti con franchezza, ma con l’orghé (= l’ira) che hai preso in prestito dall’icona dell’Agnello, figura di Cristo crocifisso e risorto, di cui parla l’Apocalisse, che prende le distanze non dall’umanità, ma da tutto ciò che non va.

Ammiro la tua temperanza, che è capacità di riempire la misura dell’ira senza superarne il limite. Io no, non sono morbido e gentile come te: sono ostinato, quasi tracotante nel condannare con indignazione ciò che sta avvenendo nella sanità della nostra regione e Dio mi perdonerà se uso la collera che fa dell’uomo ciò che essa vuole. Ma non mi abbandonerò a giudicare e a condannare gli uomini: dovrei giudicare e condannare me stesso. Non do interpretazioni, guardo ai fatti. Chi può dire che il sistema sanitario lombardo non è infettato dalla cupidigia del profitto e che essa vale più delle persone? Chi può dire che la costruzione di mega ospedali è stata fatta non per servire il malato, a cui occorre essere vicini anche geograficamente, ma solo per idee maniacali di grandezza? Chi può dire che la faraonica burocrazia costringe i medici a spendere la più parte del loro tempo a leggere mail, che non a studiare? A eseguire ordinanze che non a frequentare corsi di aggiornamento? A sottostare ad ordini impartiti da persone che non hanno mai visto in faccia un malato che non ad avere colloqui meno frettolosi con i pazienti? A compilare ricette elettroniche, che il paziente non sa “aprire”, piuttosto che a visitare a domicilio? Chi può dire che i tempi d’attesa per una ecografia siano stati abbattuti? Chi può dire che nella sanità lombarda non è fecondo “il vile male italico del familismo amorale”? Potrei continuare, ma mi fermo qui.

Tu fai l’elogio della nostra gente, della sua storia, della sua domanda di giustizia, della sua creatività ed intraprendenza, del suo radicato senso di religiosità. Ma non ti sei accorto che da almeno un ventennio stiamo assistendo allo scempio di questi valori? Una classe politica insipiente e tracotante si è prostituita al mito della privatizzazione e ha badato ai suoi interessi particolari, riempito i prati di Pontida, le piazze di urla, di imprecazioni dapprima contro i “terroni” e poi contro i “negher”? Quei valori tipicamente lombardi bisognava spenderli, farli fruttificare per tutti non soltanto per coloro che si prostravano ai potenti di turno per chiedere di vincere una gara d’appalto, per far avanzare il privato e sguarnire il territorio o per avere un posto in un consiglio d’amministrazione di un’opera pia o la presidenza di una società partecipata. Quei valori lombardi non hanno bisogno di essere sbandierati alla televisione: occorre viverli!

Nella tua lettera scrivi: “Si parla di eroismo del personale sanitario, ma nessuno di noi ha scelto di impegnarsi per essere un eroe”. Questa è la realtà: agli occhi della gente è più facile vedere il mondo attraverso gli occhi dell’eccezionalità anziché con lo sguardo naturale della vita quotidiana. E sai perché? Per due motivi: per l’inspiegabile svalutazione che molti hanno dato alle professioni che hanno a cura l’uomo: i medici, gli insegnanti, i vigili del fuoco, gli uomini della protezione civile o delle forze dell’ordine. La supervalutazione, anche economica, degli insipienti legati ad un partito, è frutto dell’equilibrismo politico svirilizzante e del compromesso e va a danno di coloro che si sacrificano, sono competenti, ma vengono vilipesi perché si crede che la loro professione sia senza tensione morale e spirito di servizio per la società.

Il secondo motivo è che la politica è stata degradata ad un mestiere, ad una professione. E così abbiamo ottenuto due pessimi risultati: da una parte è stata deprezzata la professione che per molti ha il senso di una vocazione vissuta con una sensibilità ascetica, inserita nella storia; dall’altra è nata una politica fatta da mestieranti incompetenti. La prima è davvero “liberale” con una forte tensione morale e con un grande spirito di servizio verso la persona. La seconda è “liberalistica” in economia, chiusa nei propri interessi. Abbiamo ottenuto così due risultati: la stanchezza, la disaffezione per la professione, complessi di minorità in chi vorrebbe dedicarsi alla professione come ad un sacerdozio, medici rassegnati, insegnanti mediocri. Il secondo risultato ottenuto è quello della creazione di una classe politica arruffona, incompetente, che si circonda di una burocrazia ben pagata al fine di nascondere le malafatte del “capo”.

Mi dirai che non tutti possono essere “santi”. Hai ragione. Io non pretendo che i medici e i politici lo siano. Chiedo a loro di essere solo “uomini”. Noi cristiani non possiamo pretendere alcun monopolio: ci sono molti non credenti che ogni giorno nella loro professione danno prova di onestà e di umanità. Essere cristiani non ci rende protetti dalla corruzione e dalla sofferenza: il male resta ed è uno dei grandi misteri, ma la grazia ricevuta nel battesimo ci rende forti nelle tentazioni. Noi possiamo dimostrare che ci si salva solo con il recupero di quei valori che sono stati dimenticati.

Simone Weil, che ha lasciato volontariamente le giornate comode, dedicate agli studi filosofici, per mettersi al servizio dei più poveri, dei perseguitati, dei falliti, dei più provati ha lasciato scritto:” Quel che importa è non mancare la propria vita!” È così.

Tu, caro amico, dedicandoti ai malati, resta integro, coraggioso perché l’amore non si spegne nella polemica, continua a chinarti sul malato per sanare piaghe, tenere la mano al moribondo, infondere coraggio. E’ questa la santità del medico: si chiama vocazione!

Permetti che ti abbracci? Io sono per il “Sì” perché il virus teme gli abbracci autentici!

                                                  Tuo Edoardo

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