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Opinioni

LA RESILIENZA

ANTONIO MARTINA - 24/04/2020

resilienzaPrima che l’emergenza finisca, dovremo ritrovare l’abilità di combattere e rialzarci più forti di prima. La capacità di “autoripararsi” dopo un danno, di fare fronte alle nuove situazioni, di resistere ma anche di costruire e riuscire a riorganizzare positivamente la propria vita, è definita dalla psicologia: resilienza.

Spesso per chiarire il concetto si utilizzano due esempi. Il primo è quello della comunità del Polesine che, a seguito della grande alluvione del Po del 1951, non riuscì a risollevarsi e subì una diaspora, disperdendosi nell’ambito di un grande processo migratorio che si spinse fino all’Australia.

Il secondo riguarda la città di Firenze che, pur avendo subìto oltre sessanta alluvioni dell’Arno nell’ultimo millennio, molte delle quali di intensità assolutamente eccezionale, ha conservato una straordinaria continuità nel tessuto economico, artistico e architettonico.

I fattori identitari, la coesione sociale, la comunità di intenti e di valori costituiscono il fondamento essenziale della ‘comunità resiliente’. Pietro Trabucchi, psicologo dello sport, dà questa personale definizione: è la capacità di persistere nel perseguire obiettivi sfidanti, fronteggiando in maniera efficace le difficoltà e gli altri eventi negativi che si incontreranno sul cammino.

Il verbo ‘persistere’ indica l’idea di una motivazione che rimane salda. Di fatto l’individuo resiliente presenta una serie di caratteristiche inconfondibili: è un ottimista e tende a ‘leggere’ gli eventi negativi come momentanei e circoscritti; ritiene di possedere un ampio margine di controllo sulla propria vita e sull’ambiente che lo circonda; è fortemente motivato a raggiungere gli obiettivi che si è prefissato; tende a vedere i cambiamenti come una sfida e come un’opportunità, piuttosto che come una minaccia; di fronte a sconfitte e frustrazioni è capace di non perdere comunque la speranza.

Certo è facile a dirsi. Nella pratica dovremo sviluppare alcune caratteristiche che serviranno a fronteggiare le contrarietà della vita quali: l’impegno, il controllo e il gusto per le sfide. Per impegno s’intende la tendenza a lasciarsi coinvolgere nelle attività. La persona con questo tratto si dà da fare, è attiva, non è spaventata dalla fatica; non abbandona facilmente il campo; è attenta e vigile ma non ansiosa; valuta le difficoltà realisticamente.

Perché ci sia impegno è necessario avere degli obiettivi, qualcosa da raggiungere, per cui lottare e in cui credere. Per controllo s’intende la convinzione di poter dominare in qualche modo ciò che si fa o le iniziative che si prendono, ovvero la volontà di non essere in balìa degli eventi. La persona con questo tratto, per riuscire a dominare le diverse situazioni della vita, è pronta a modificare anche radicalmente la strategia da adottare, per esempio, in alcuni casi intervenendo con grande tempestività, in altri casi indietreggiando, prendendo tempo, aspettando.

L’espressione ‘gusto per le sfide’ fa riferimento all’accettazione dei cambiamenti. La persona con questo tratto vede gli aspetti positivi delle trasformazioni e minimizza quelli negativi. Il cambiamento viene vissuto più come incentivo a crescere che come difficoltà da evitare a tutti i costi e le sfide vengono considerate stimolanti piuttosto che minacciose. La persona generalmente è aperta e flessibile. Per individuare presto un esempio di resilienza citiamo il caso di una grande persona: Alex Zanardi. Il 15 settembre del 2001, nel corso della gara automobilistica del Lausitzring, a tredici giri dalla fine, perse improvvisamente il controllo della vettura. Dopo un testacoda, si trovò di traverso sulla pista, mentre sopraggiungevano ad alta velocità Carpentier e Tagliani. Il primo riuscì a evitare lo scontro, il secondo no e l’impatto fu violentissimo.

 Prontamente raggiunto dai soccorsi, apparve subito in condizioni disperate: lo schianto aveva provocato, di fatto, l’istantanea amputazione di entrambi gli arti inferiori e il pilota rischiò di morire dissanguato. Dopo sei settimane di ricovero e una quindicina di operazioni subite, poté lasciare l’ospedale per cominciare il processo di riabilitazione. I suoi successi di vita che seguirono sono noti e conosciuti.

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