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Ambiente

TERRA E RELIGIONI

LIVIO GHIRINGHELLI - 08/05/2020

trascendenzaLe religioni non hanno ancora trovato uno spazio adeguato come interlocutrici nelle sedi ufficiali per quel che concerne cambiamenti climatici e sviluppo sostenibile. Eppure le questioni sul tavolo, al di là del carattere dei dibattiti, che sembra strettamente tecnico, coinvolgono implicazioni morali: le religioni sono di per sé produttrici di senso e capaci di motivare le persone a compiere scelte di giustizia.

Lynn White, in un articolo del 1967 (“The Historical Roots of Our Ecological Crisis, Science 3767, 1203-1207) di ampia risonanza. già individuava nella visione biblica dei rapporti tra uomo e natura, accusati di antropocentrismo, le radici culturali della crisi ambientale. Indubbiamente le religioni sono attori globali con un forte radicamento locale e la loro influenza risulta particolarmente significativa.

Dieci sono le dimensioni del problema, che consentono di strutturare un’interpretazione comune.

1) Dimensione profetica. Non è più possibile applicare le categorie di giustizia, dovere, responsabilità, senza tenere conto delle conseguenze lontane nel tempo e nello spazio delle nostre scelte: c’è un’intima relazione tra poveri e fragilità del pianeta. Si propone un doppio ascolto: della terra e dei poveri. La struttura della denuncia profetica della Laudato siʹ si richiama a un approccio interdisciplinare.

2) Dimensione ascetica. In relazione al sovrasfruttamento delle risorse si evidenzia una dimensione ascetica. Contro il consumismo e la cultura dello scarto le religioni offrono contributi originali. Essenzialità della vita ed esperienza spirituale si apparentano in un modello di austerità.

3) Dimensione penitenziale. Pentimento e conversione del cuore sono da riferire a tre relazioni fondamentali: con il prossimo, Dio e l’ambiente, che si sono degradate “non solo fuori, ma anche dentro di noi” (Laudato siʹ, n.66).Gli esseri umani distruggono la diversità biologica della creazione divina.

4) Dimensione apocalittica. La Lettera dei Rabbini sulla crisi climatica del 2015 ci ammonisce che la Torah ci esorta a non impedire alla Terra di riposarsi, pena la conseguenza ch’essa “si riposerà” comunque con la siccità, la carestia e l’esilio, per cui tutti diventiamo rifugiati (cap. 26 del Levitico).

5) Dimensione sacramentale. La sacralizzazione della natura non scade nel panteismo, ma coglie nella creazione una mediazione della vita soprannaturale.

6) Dimensione soteriologica. Dalle origini il movimento ambientalista ha attribuito alla natura una funzione terapeutica. In seguito la società industriale ha cominciato a percepire nella natura non una minaccia, ma una risorsa di senso, ripristinando giusti equilibri. C’è però il rischio di vedere infine la Natura solo come risorsa estetica per l’essere umano. Si riprodurrebbe così uno schema dualista e antropocentrico, mentre dobbiamo prendere coscienza che la Terra è nostra Madre a noi congiunta con un cordone ombelicale. E di contro alle tentazioni dell’individualismo si stabilisce il carattere comunitario della salvezza.

7) Dimensione mistica. L’esperienza mistica (v. S. Benedetto, S. Francesco) fa scoprire l’armonia fra il Creatore e la Creazione e il modo in cui il mondo sovrasta l’umanità. Di fronte a una cultura prometeica che esalta l’autonomia individuale e disprezza la fragilità si deve cogliere l’interrelazione fra gli organismi, vedere emergere visioni olistiche della realtà. Diventa così attuale la tradizione monastica, che armonizza vita attiva e contemplazione.

8) Dimensione comunitaria, nel senso dell’azione coordinata della comunità nel trasformare il reale: unità di analisi e di azione pratica. Allora la complessità delle scelte in gioco non ci sgomenta, superando limiti di tempo e di spazio, anche i confini di specie, radichiamo allora nelle persone un ethos profondo della responsabilità verso il bene comune.

9) Dimensione sapienziale. Dato che la nostra epoca si caratterizza per la frammentazione accademica e la saturazione informatica, che rendono difficile articolare le diverse forme di conoscenza (techne, phronesis-sapere pratico, episteme-scienza, sophia-sapienza), emerge la necessità di ricostruire narrazioni collettive. Il dialogo tra scienza e religione può condurre a una visione globale di tipo sapienziale.

10) Dimensione escatologica. Una delle critiche ricorrenti addebita alle religioni bibliche l’eccessiva fiducia in una salvezza ultraterrena a scapito dell’impegno nel mondo presente.

Papa Francesco (Laudato siˊ, n. 244) ci invita a unirci nell’attesa “per farci carico di questa casa, che ci è stata affidata, sapendo che ciò che di buono vi è in essa, verrà assunto nella festa del cielo”. La speranza è un elemento costitutivo della fede e per sostenerla bisogna riabilitare il potenziale dei riti religiosi. Attraverso i segni del presente si tende simbolicamente al futuro.

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