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Società

POVERO PAPA

SERGIO REDAELLI - 15/05/2020

Il papa con il frate francescano Marco Tasca, nuovo arcivescovo di Genova

Il papa con il frate francescano Marco Tasca, nuovo arcivescovo di Genova

Nuove regole per la messa. E nuove critiche al papa. Questa volta non arrivano dalla Chiesa tradizionalista ma da Ernesto Galli della Loggia che attacca dalle pagine del Corriere della Sera: quello di Bergoglio, scrive, “è un pontificato ideologico, populistico e anticapitalistico”. E non sono le uniche novità di una settimana bollente. A pochi giorni dallo “scontro” sulle messe con il governo, il cardinale Angelo Bagnasco, 77 anni, ex presidente della Conferenza episcopale italiana e fino al 2021 presidente dei vescovi europei, lascia la guida dell’arcidiocesi di Genova che dirigeva dal 29 agosto 2006. Per raggiunti limiti di età, spiega l’annuncio ufficiale.

Al suo posto il Papa ha scelto il francescano Marco Tasca, ministro generale dei frati minori conventuali per dodici anni. Padre Tasca, padovano, è descritto come un frate lontano dalla mondanità, legato alla vita quotidiana della gente e privo di atteggiamenti curiali. Proprio come Francesco. Avrebbe voluto partire missionario ma il papa lo ha destinato a Genova. Dopo lo scambio di parole forti tra Bagnasco e il governo, è stato firmato il protocollo sulla ripresa delle messe tra il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e il presidente della Cei cardinale Gualtiero Bassetti. L’accordo entrerà in vigore lunedì 18 maggio e il 24 sarà la prima domenica riaperta al culto.

Le nuove regole prevedono la distribuzione di gel igienizzante ai fedeli all’ingresso in chiesa, mascherine obbligatorie e assunzione dell’ostia dalle mani sanificate del sacerdote. Sarà il parroco a decidere il numero massimo di persone che possono entrare nel rispetto della normativa sul distanziamento, che dovrà essere di almeno un metro laterale e di uno frontale. La raccolta delle offerte non passerà tra i banchi con il cestino e sarà vietato scambiare il segno della pace. Sono aboliti i libretti per i canti e i fedeli si confesseranno indossando la mascherina, come il prete, in luoghi ampi e areati che consentano il distanziamento e la riservatezza.

Nel pieno dell’emergenza mondiale Covid-19, il Papa è tornato a far sentire la sua voce. Per il primo maggio, ha rivolto un appello a difesa dei “braccianti agricoli, tra cui molti immigrati, che lavorano nelle campagne italiane”. E nei giorni scorsi ha telefonato alla cancelliera tedesca Angela Merkel sollecitando il sostegno dell’Europa unita per i poveri. Nel mar Mediterraneo la situazione si fa ogni giorno più difficile e con l’arrivo dell’estate ricominciano gli sbarchi a Lampedusa: “Al prossimo naufragio – lamenta l’arcivescovo di Agrigento Francesco Montenegro – ci saranno le stesse reazioni indignate di circostanza, poi nel giro di 24 ore l’indifferenza”.

Sembra un attacco diretto a Francesco la petizione in sei lingue sul coronavirus siglata da un gruppo di cardinali, vescovi, intellettuali e accademici che lancia gravi accuse: con il pretesto dell’epidemia polmonare, sarebbero stati lesi i diritti e le libertà inalienabili dei cittadini, tra cui l’esercizio della libertà di culto (come è noto Francesco aveva invitato i fedeli a seguire le indicazioni del governo). Tra i firmatari ci sarebbe (prima ha aderito, poi ha tolto la firma) il cardinale ultra-conservatore Robert Salah, già al centro delle polemiche per il libro contro l’ordinazione sacerdotale dei diaconi sposati che aveva assicurato di aver scritto a quattro mani con Benedetto XVI, a cui però il papa emerito si è detto estraneo.

Il gruppo è guidato dall’ex nunzio negli Usa Carlo Maria Viganò, nemico giurato del Papa di cui ha chiesto le dimissioni e vi figurano, tra gli altri, il cardinale Gerhard Ludwig Müller notoriamente critico verso Francesco e il vescovo polacco Jan Pawel Lenga, secondo cui Bergoglio è addirittura l’Anticristo. Nella petizione si adombra il sospetto che attraverso la quarantena si vogliano “isolare i singoli cittadini per poterli manipolare e controllare”, una teoria complottista secondo la quale forze ignote vorrebbero realizzare un governo mondiale fuori controllo. Argomenti del genere non sono infrequenti negli ambienti ultra-tradizionalisti d’oltreoceano.

Ma le critiche a Papa Francesco giungono ora non soltanto dall’estero e dagli ambienti più conservatori della Chiesa. Con i suoi continui richiami agli squilibri e alle ingiustizie sociali, Bergoglio sembra essere sempre meno gradito all’establishment anche in Italia. In una lunga analisi apparsa sul Corriere della Sera a proposito del rapporto tra fede e società, Ernesto Galli della Loggia definisce quello di Francesco un “pontificato ideologico”, rimprovera alla Santa Sede di avere un “discutibile atteggiamento nei confronti delle due aree culturali russa e cinese” e le attribuisce la responsabilità di rendere la Chiesa “poco politica” avendo tradito la direzione del suo impegno.

“Ciò che colpisce – scrive Galli della Loggia – è il sostanziale abbandono di quella “dottrina sociale della Chiesa” che aveva tenuto il campo da Leone XIII fino a Giovanni Paolo II e che si connotava per la sua sempre ribadita posizione di centro tra capitalismo liberale e statalismo socialista… Al posto di tutto ciò dominano il discorso di Bergoglio una marcata noncuranza nei confronti della vicenda culturale dell’Occidente e un’ostilità sempre allusa ma chiarissima per il capitalismo e per gli Stati Uniti… Alla fine quel discorso, privo di una significativa innervatura religiosa, resta solo un discorso ideologico a sfondo populistico, comunitario e anticapitalistico, non dissimile da altri in circolazione specie nel Sud del mondo”.

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