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Società

DANIELA

don ERNESTO MANDELLI - 15/05/2020

aiutoNessuno tra loro era bisognoso”. Il racconto della vita della prima comunità cristiana, presentato in modo convincente e affascinante dalla Catechista aveva colpito il cuore di Daniela, che si stava preparando alla Cresima. Perché tra noi oggi non è più così, pensava? Un interrogativo diventato insistente, che non l’abbandonava, anzi la spingeva a cercare risposte alle tante povertà che vedeva nella sua città.

Suo padre la sera tornava tardi col treno e in stazione vedeva sempre uno spettacolo desolante. Tante persone occupavano le carrozze per passarvi la notte. A lei spiegava che comunque erano fortunati, perché altri erano costretti a trovare riparo sotto i portici o in vecchie case diroccate. Di fronte a queste notizie non poteva non pensare alla sua cameretta, al suo letto caldo.

Alla mamma chiese: come fanno a vivere ? Le raccontò delle risorse che offriva la città: la mensa della Caritas, il sacco-cena presso le Suore; le parlò del Banco alimentare, dei Servizi sociali del Comune, della Croce rossa, della Protezione civile e di gruppi di volontari che accolgono persone senza fissa dimora di giorno…Ma nonostante queste numerose iniziative, il numero dei poveri non diminuiva e per lei questo scenario era incomprensibile. Le veniva di pensare alla sua Parrocchia e al suo Oratorio. Quando si trattò di costruire la Chiesa e gli impianti sportivi ci fu una larga risposta di solidarietà nelle famiglie del quartiere. A noi ragazzi oggi, pensava, non manca nulla.

La madre riuscì a intuire le intenzioni, finora celate, ma non troppo della figlia, che progettava di recarsi in Parrocchia a sollecitare un impegno maggiore per i poveri della città. Non perse allora l’occasione per frenare la irruente generosità della figlia, sottolineando che anche il Comune ha delle responsabilità di fronte a questi bisogni reali e drammatici. Da parte sua il padre la informava che il settore Servizi sociali del Comune interveniva in aiuto a tante famiglie in difficoltà.

Prendendo atto però che, nonostante questa serie di iniziative, il dramma della povertà era ancora sensibilmente presente in città, nella mente di Daniela si stava affermando un dubbio angosciante: gli adulti oggi non hanno la stessa determinazione dei primi cristiani, per i quali nessuno doveva essere bisognoso. Dentro di lei stava nascendo una crisi che la turbava e metteva in discussione il suo cammino di fede.

I suoi genitori la invitavano ad avere pazienza e ad essere prudente. Ma queste parole Daniela non le aveva trovate nella vita dei primi cristiani. Altre parole invece le interessavano e la entusiasmavano: “Erano un cuor solo e un’anima sola; proclamavano con franchezza la risurrezione di Cristo; per loro era più giusto obbedire a Dio piuttosto che agli uomini; pieni di Spirito santo, erano testimoni coraggiosi del Risorto; subivano percosse e venivano messi in carcere”.

Questo quadro esercitava su di lei un fascino travolgente; voleva essere una di loro. Sperava che la Chiesa di oggi si ispirasse di più alla vita della Chiesa primitiva: “Nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era in comune”. Questa nuova realtà scaturiva dalla gioiosa notizia che Gesù era risorto e che lo Spirito era vivo in mezzo a loro.

D’altra parte nuove domande la turbavano: ”Perché oggi non è possibile ispirarsi al loro esempio? Che cosa ostacola i cristiani oggi? Osservare che la vita di tanti cristiani era segnata dalla stanchezza e che molti si limitavano ad atti di culto. Inoltre in parecchi di quanti andavano in Chiesa c’era avversione nei confronti dei nuovi poveri, i migranti; e questo le risultava incompatibile con il Vangelo. Vedeva “le parrocchie rischiare l’irrilevanza nella città…e non trovare riscontro nella coscienza del quartiere e di molti suoi abitanti”; come aveva scritto il Card. Martini. La mente e il cuore di Daniela si fissavano sempre più sulla persona di Gesù: “Le volpi hanno le loro tane, gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (Mt. 8,20).

All’interno della Chiesa si levò una voce implorante: ”Quanto vorrei una Chiesa povera e per i poveri”. Era il successore di Pietro che profeticamente invitava i credenti in Cristo a modellare la loro vita su Gesù. Per Daniela questa parola fu come un lampo incoraggiante e rifletteva: questo tempo drammatico segnato dalla epidemia del coronavirus può essere un segnale provvidenziale per ritrovare il coraggio dei primi cristiani, lasciarsi guidare dallo Spirito e aprirsi alla carità. Sperava e attendeva di vedere i primi passi.

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