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Cultura

PITTURA AUTOBIOGRAFICA

ROSALBA FERRERO - 22/05/2020

 

Ha aperto martedì 12 maggio alla Pinacoteca cantonale Giovanni Züst di Rancate la mostra ‘Jean Corty (1907-1946): gli anni di Mendrisio -Opere dalla collezione del dottor Olindo Bernasconi’ e curata da Mariangela Agliati Ruggia, Paolo Blendinger, Alessandra Brambilla e Giulio Foletti; rimandata a lungo, causa pandemia, rimarrà in calendario sino all’ 11 ottobre.

Sono esposte quasi un centinaio di opere, tra olii, acquerelli e disegni dell’artista ticinese, oggi unanimemente considerato uno dei più interessanti pittori svizzeri, che furono tutte realizzate tra il 1931 e il 1941. I lavori hanno per lo più come soggetto paesaggi e figure umane e sono tutti di proprietà della famiglia di Olindo Bernasconi, il medico curante che aveva spinto Corty ad esprimersi con la pittura.

Il dottor Olindo Bernasconi, fu uomo di vasta cultura: scrisse racconti, fu voce autorevole nelle conferenze sulla psichiatria che si tennero nel Cantone; curò una rubrica di medicina per la Radio della Svizzera italiana, ma soprattutto fu un medico illuminato convinto della necessità di somministrare cure consolidate ma anche di innovarsi, di divulgare le novità della scienza e di sviluppare nuovi protocolli terapeutici suffragati dalla conferma della loro efficacia nella pratica ospedaliera.

Convinto che attraverso il lavoro artistico, il pittore Corty potesse alleviare e in parte curare le sue turbe mentali, gli assegnò uno spazio all’interno della struttura ospedaliera che dirigeva, perché vi stabilisse il proprio atelier; gli commissionò anche dei lavori ‘su ordinazione’, come le vignette che servirono ad illustrare il giornale del Carnevale del ‘Magnifico Borgo’. Riconobbe il valore terapeutico che l’espressione artistica assumeva quando, ne verificò, come medico curante, il vantaggioso risultato riportato da Corty durante il primo dei due soggiorni-ricovero presso il Manicomio di Mendrisio, cui l’artista fu sottoposto per la diagnosi di ‘turbe nervose’ che imponevano l’isolamento coatto nel Ticino, Cantone di origine della famiglia.

Jean-Baptiste Corti era nato a Cernier nel Canton Neuchâtel nel 1907, nono di ben dodici figli, da Julia Magnin, orologiaia e dal falegname Francesco Luca Corti, emigrato colà da Agno, per lavoro. Nel 1940 modificò l’ultima lettera del cognome paterno, e divenne per tutti Jean Corty. Aveva iniziato presto a lavorare come apprendista imbianchino, poi fu gessatore e stuccatore; nel 1930, finanziato del veterinario Pierre Urfer di Fontainemelon che ne ammirava le doti artistiche, partì per Bruxelles per frequentare l’Académie Saint-Luc.

Due anni dopo, restato senza appoggi economici, povero e divorato dal desiderio di restare in Belgio, manifestò i primi segni di squilibrio psichico ed fu ricoverato per la prima volta a Ginevra. Rientrato poi a Cernier, trascorse un periodo di tranquillità. Nel 1935 partecipò a un’esposizione collettiva a Bruxelles con alcuni suoi colleghi d’Accademia, che deluse però le sue aspettative, gettandolo nuovamente nello sconforto. Così nel 1937 fu nuovamente ricoverato questa volta a Mendrisio. L’anno seguente partecipò alla ‘Mostra degli otto’ nella sala del Consiglio comunale e poi all’Esposizione annuale di ‘belle arti’ alla Fiera di Lugano, ove esporrà poi regolarmente. Stabilitosi a Lugano nel 1942, si legò sentimentalmente alla pittrice Charlotte Brönimann e riprese a dipingere, esponendo nel 1944 nella sua unica personale di successo, a Bienne.
Gli anni trascorsi a Bruxelles sono decisivi e fondamentali per la sua formazione artistica; subisce il fascino di numerosi esponenti dell’espressionismo fiammingo, primo fra tutti, di cui ammira l’espressione stilistica e la scelta tematica. A lui si rifarà sino ad elaborare la sua personale cifra stilistica di matrice espressionista, legata decisamente ai modi nordeuropei.

 È la sua una pittura con soggetti ‘densamente autobiografici’, come è scritto nella presentazione della mostra, indicativa di una esistenza condotta in un orizzonte angusto ripetitivo poco stimolante, vissuta tra povertà ed eccessi, tra equilibrio e squilibrio mentale, una vita dal sapore bohemiénne, sregolata scandita da nottate di lunghe veglie e giornate di interminabili digiuni, sempre segnata da una profonda insoddisfazione generata dalla convinzione di essere ‘un escluso, un rifiutato, un negletto’. Forse è il forte pessimismo oltre ché la scarsa considerazione per sé stesso, che lo spinge a scegliere tele di piccolo formato: le dimensioni paiono proporzionate alla scarsa volontà di ‘partecipare’ di ‘mostrare un se stesso’ che considerava una nullità.

Nelle opere immortala sprazzi dei paesaggi che si riconoscono a Mendrisio e nel suo circondario. Gli era consentito infatti di girare in un orizzonte che conteneva il grande parco della struttura ospedaliera e le zone limitrofe in cui si recava con l’amico pittore Libero Monetti. Le vie e i monumenti del centro di Mendrisio, gli scorci della campagna e dei paesi circostanti sono il suo piccolo mondo che fissa sulla tela insieme agli eventi che scandiscono la vita quotidiana nell’istituto: attività ergo-terapeutiche o ludiche, giochi con le carte, momenti di svago e di riposo, passati fumando la pipa o bevendo un bicchiere di vino. È probabile che i lavoratori nei campi che popolano le sue tele, siano i compagni ricoverati che si applicavano alle attività di ergoterapia.

Alcune opere eseguite durante gli anni ’40 propongono soggetti, in particolare la fatica del lavoro e il ritorno a casa, in una reiterazione ossessiva, che insieme all’alterazione delle forme e all’uso di colori talora violenti e irreali, indicano il malessere del vivere che ormai si è impadronito dell’artista.

Dipinse anche opere il cui contenuto sono i soggetti dell’arte Sacra. In seguito alla morte prematura del dottor Olindo Bernasconi (febbraio 1941), Corty venne dimesso dall’istituto, con la diagnosi di ‘ristabilimento della salute mentale’, e nel 1946, a soli 39 anni, si spegnerà.

Un mezzo espressivo particolarmente congeniale a Corty è il disegno: su foglietti di taccuino come su grandi formati, in maniera estemporanea e drammatica usa il carboncino con tratti vigorosi e tortuosi per esprimere le tensioni e le angosce che lo attanagliavano. Il disegno ‘Coup de grisou’ del 1944 è una delle migliori realizzazioni.
Nel ‘Ticino provinciale del primo Novecento’ Corty rappresenta una voce fuori dal coro, una voce con respiro ‘internazionale’, che gli derivava dalla frequentazione dell’espressionismo belga. Non venne apprezzato durante la travagliata esistenza e soltanto in occasione della sua morte suscitò qualche attenzione critica, ma occorre attendere la metà degli anni ’70 per trovare estimatori e un interesse del pubblico e della critica così profondo che si moltiplicarono le contraffazioni.

Per questo la mostra di Rancate diverrà un punto miliare: tutte le opere presenti infatti sono di un unico proprietario, che le ha avute direttamente dal pittore perciò diverranno fondamentali nello studio dell’opera di Corty e nell’attribuzione delle opere.

La mostra è accompagnata da un catalogo, pubblicato da Dadò, che contiene saggi dei curatori e la riproduzione di tutte le opere esposte – poco meno di un centinaio, tra oli acquerelli e disegni- in gran parte inedite.

Una sezione del volume ripercorre la storia dell’Ospedale; si indagano gli aspetti architettonici della struttura che nel Novecento era denominato Manicomio di Mendrisio, e si studia inoltre la storia dell’Organizzazione Sociopsichiatrica Cantonale di Mendrisio, dando spazio alle cure che venivano praticate nella prima metà del secolo XX, istituendo confronti con altre realtà simili esistenti in Svizzera e in Italia.

Un breve intervento è dedicato agli altri artisti che vi sono stati ricoverati, per periodi più o meno lunghi, come Filippo Franzoni (1857-1911), tra i più celebri, morto a Mendrisio, e Gualtiero Colombo (1900-1960), ‘originalissimo e sconosciutissimo pittore luganese e scrittore luganese’.

 ‘Jean Corty (1907-1946): gli anni di Mendrisio -Opere dalla collezione del dottor Olindo Bernasconi’
Pinacoteca cantonale Giovanni Züst, Rancate (Mendrisio), Cantone Ticino, Svizzera
www.ti.ch/zuest12 maggio – 11 ottobre 2020
Chiuso il lunedì. Festivi aperto
Maggio, giugno, settembre, ottobre: 9-12 / 14-17, luglio – agosto: 14-18
Prezzo intero: CHF/€ 10.-

 
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