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Incontri

IN QUEL REPARTO COVID

GUIDO BONOLDI - 29/05/2020

bonoldiVenerdì 22 maggio ho concluso due mesi di lavoro nel reparto di Medicina ad Alta Intensità dell’Ospedale di Varese, destinato ai pazienti con infezione da covid 19, anche se la mia collaborazione con la ASST Sette Laghi continuerà per tutto il 2020 e avrò così la possibilità di dare un contributo alla realizzazione del nuovo reparto di Medicina Interna diretto da Francesco Dentali.

I due mesi trascorsi sono stati intensi sia dal punto di vista professionale che umano e desidero raccontare tre incontri, tra gli altri, che mi sembrano significativi.

Quando con i pazienti Covid residui ci siamo trasferiti dal quinto al terzo piano ed abbiamo liberato lo studio medico, che doveva essere, come tutto il reparto, sanificato, ho trovato sulla scrivania, in una busta di plastica, la tessera regionale dei servizi di una paziente, non più ricoverata; nella busta c’era anche il numero di telefono della figlia; mi sono dunque preso l’impegno di telefonare a quel numero per concordare la modalità di restituzione del documento.

Ho saputo così che la tessera non serviva più in quanto la paziente era deceduta, ma non è stato necessario cercare parole di circostanza, in quanto sono stato investito da un fiume in piena, non di recriminazioni, bensì di gratitudine, per il modo con cui la paziente era stata assistita. La figlia mi ha detto che quello che mi stava raccontando al telefono l’aveva già scritto su Facebook, dove si era espressa così: “Mia mamma è deceduta il 30 aprile, è stata curata dai medici dell’Ospedale di Varese con tanto amore, pazienza e umanità, sia con gli ammalati che con i familiari, mai visti né sognati, grandi. Mi aggiornavano e consolavano, non li dimenticherò mai, sempre nel mio cuore”.

Al terzo piano ho trovato nuovi infermieri, provenienti da altri reparti ed anche da altri presìdi; una mattina mi trovo di fronte un’infermiera che dopo avermi sentito pronunciare una frase, esclama “Ma questa è la voce del dottor Bonoldi”; negli anni Novanta era stata infatti mia allieva nella Scuola Infermieri dell’Ospedale di Cittiglio. Dopo 25 anni Antonella ha riconosciuto la voce del suo insegnante di patologia medica e di farmacologia. Con Antonella, così come con Lia ed Elena, è stato bello incontrarsi dopo tanto tempo e scoprire che l’esperienza vissuta insieme era ancora viva in noi.

Nell’ultima settimana di lavoro con pazienti Covid ho assistito un ragazzo disabile ricoverato insieme alla mamma da più di un mese; ad un certo punto il ragazzo ha iniziato a migliorare ed entrando nella camera sono stato sorpreso dalla trasformazione del volto della madre, di come il dolore si fosse trasformato in gioia; il volto di quella donna, che da più di un mese era segregata in una stanza di ospedale per assistere il figlio disabile, splendeva di gioia.

È grande il cuore dell’uomo, che può ringraziare anche di fronte ad un lutto, gioire di un incontro inaspettato, donarsi totalmente a coloro che ama.

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